A quanto ammonteranno gli aumenti degli stipendi nella scuola?
lentepubblica.it
Si muove qualcosa sul fronte del rinnovo contrattuale per il personale della scuola: ecco a quanto ammonteranno gli aumenti degli stipendi nella scuola secondo quanto emerso dall’ultimo incontro tra Aran e sindacati.
Dopo mesi di trattative, i sindacati del comparto Istruzione e Ricerca stanno lavorando con l’Aran – l’Agenzia che rappresenta lo Stato nelle contrattazioni con i lavoratori pubblici – per definire gli aumenti previsti nel triennio 2022-2024. Si tratta di un passaggio atteso da tempo, che dovrebbe portare a un adeguamento degli stipendi di docenti e personale ATA, ma che non sembra destinato a colmare del tutto il divario storico che separa la scuola dagli altri comparti della Pubblica amministrazione.
A quanto ammonteranno gli aumenti degli stipendi nella scuola?
Secondo le ultime proiezioni diffuse da Anief, uno dei sindacati più presenti e dinamici al tavolo di confronto con l’Aran, il nuovo contratto del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024 dovrebbe portare a incrementi tabellari che vanno da 105 a 177 euro lordi al mese, a seconda del profilo professionale e dell’anzianità di servizio. In pratica, un insegnante alla prima fascia stipendiale potrebbe ritrovarsi con poco più di cento euro in più in busta paga, mentre per i docenti con maggiore esperienza l’aumento sfiorerebbe i 180 euro.
Queste cifre, tuttavia, devono essere interpretate con cautela. Si tratta infatti di importi lordi, che dopo le detrazioni fiscali e previdenziali si tradurranno in un guadagno netto di gran lunga inferiore, oscillante in molti casi tra i 60 e i 120 euro mensili. Una somma che, seppure non trascurabile, non è sufficiente a compensare la perdita di potere d’acquisto accumulata negli ultimi anni, né a rendere gli stipendi del personale scolastico competitivi rispetto a quelli di altri comparti pubblici.
Confronto con l’andamento dell’inflazione
A rendere più evidente la sproporzione basta un confronto con l’andamento dell’inflazione: tra il 2021 e il 2024, secondo le stime dell’Istat, il costo della vita è aumentato complessivamente di oltre il 17%. In questo contesto, l’aumento previsto dal contratto appare più come un tentativo di recupero parziale che come un reale miglioramento economico. Molti insegnanti, infatti, si trovano a dover fronteggiare spese quotidiane sempre più gravose – dall’affitto alle bollette, fino ai costi dei trasporti – con salari che, pur adeguati sulla carta, continuano a restare indietro rispetto alle necessità concrete.
Nonostante ciò, i sindacati guardano a questo rinnovo come a un passaggio obbligato, un punto di partenza più che di arrivo. Dopo anni di stagnazione salariale e di rinnovi contrattuali firmati con ritardi cronici, l’obiettivo è ripristinare una certa regolarità nella contrattazione collettiva, in modo da garantire incrementi più frequenti e progressivi nel tempo.
Si guarda anche al rinnovo contrattuale 2025-2027
All’orizzonte, infatti, si profila già il nuovo ciclo contrattuale 2025-2027, per il quale si parla di un incremento medio aggiuntivo di circa 142 euro mensili. Una cifra ancora provvisoria, che dipenderà dalle risorse che il governo deciderà di destinare alla scuola nella prossima legge di bilancio, ma che lascia intendere la volontà di mantenere una linea di continuità rispetto all’attuale rinnovo. Tuttavia, anche in questo caso, la prudenza è d’obbligo: le cifre in discussione, per quanto simbolicamente importanti, difficilmente basteranno a colmare un divario strutturale che penalizza il comparto da decenni.
Il divario con gli altri stati europei
Basta guardare ai dati comparativi europei per capire l’entità del problema. In Germania, ad esempio, uno Studiendirektor, equivalente di un insegnante di scuola superiore italiano, percepisce stipendi medi che superano i 4.000 euro netti al mese, mentre in Francia e in Spagna i docenti di lungo corso guadagnano tra i 2.500 e i 3.000 euro. In Italia, invece, un professore con vent’anni di servizio raramente supera i 2.000 euro netti, e spesso ne guadagna meno.
La conseguenza è una perdita di attrattività della professione: sempre più giovani laureati scelgono altre carriere, scoraggiati non solo dalla retribuzione, ma anche dai tempi lunghissimi di accesso al ruolo e da un sistema che fatica a premiare il merito e la formazione continua.
Gli incrementi in discussione, insomma, rappresentano un passo nella direzione giusta, ma non il salto di qualità che molti si aspettavano. Servirebbe un investimento più ampio, strutturale, capace di restituire dignità economica a chi ogni giorno tiene in piedi la scuola pubblica italiana.
Una lunga attesa e l’ombra dell’inflazione
Il rinnovo contrattuale arriva con un ritardo che ormai è diventato la norma nel settore pubblico. Molti insegnanti, infatti, attendono da anni un adeguamento salariale che tenga conto non solo del costo della vita ma anche delle nuove responsabilità che la scuola ha assunto, specie dopo la pandemia. L’inflazione, nel frattempo, ha eroso gran parte del potere d’acquisto, rendendo sempre più difficile far quadrare i conti.
In questo scenario, gli aumenti previsti rischiano di essere percepiti più come un parziale ristoro che come un vero riconoscimento del valore sociale ed educativo del lavoro svolto quotidianamente nelle aule. Le cifre, infatti, vanno lette al lordo e, una volta applicate le trattenute, il beneficio netto potrebbe ridursi sensibilmente, attestandosi in molti casi su poche decine di euro.
Docenti e ATA: due realtà accomunate dalla stessa difficoltà
Il personale della scuola è un universo variegato. Accanto agli insegnanti, che rappresentano la parte più visibile e numerosa del comparto, c’è tutto il mondo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), spesso dimenticato ma indispensabile per il funzionamento quotidiano degli istituti. Anche per loro, il rinnovo contrattuale prevede un adeguamento delle retribuzioni, ma la situazione di partenza è talmente bassa che gli aumenti rischiano di non incidere in modo sostanziale.
Un collaboratore scolastico, per esempio, guadagna mediamente poco più di 1.000 euro netti al mese, una cifra che difficilmente consente di affrontare le spese quotidiane in un periodo di rincari generalizzati. Gli amministrativi, dal canto loro, gestiscono pratiche sempre più complesse – dalle iscrizioni ai fondi PNRR – senza un reale riconoscimento economico o professionale.
Un sistema che fatica a valorizzare chi lo sostiene
Il problema, dunque, non è solo economico ma anche culturale. In Italia, il lavoro nella scuola continua a essere percepito come una missione più che come una professione. Gli insegnanti, nonostante la formazione universitaria e l’impegno richiesto, guadagnano meno della media europea. In molti Paesi dell’Unione, un docente di scuola secondaria percepisce stipendi iniziali che superano di oltre il 30% quelli italiani.
A questo si aggiunge un carico burocratico crescente e una precarietà diffusa che colpisce soprattutto i giovani insegnanti. Ogni anno migliaia di supplenti affrontano l’incertezza delle nomine, spesso comunicate all’ultimo momento, e l’attesa di contratti che partono settimane dopo l’inizio delle lezioni.
Un riconoscimento che va oltre la busta paga
Il tema del salario, pur centrale, non esaurisce la questione. Molti insegnanti lamentano la mancanza di un vero riconoscimento sociale. In un’epoca in cui la scuola è chiamata a gestire sfide sempre più complesse – dalla dispersione scolastica all’inclusione, dall’educazione digitale alla gestione delle emergenze educative – il valore di chi lavora ogni giorno tra le mura scolastiche sembra ancora sottovalutato.
Il rinnovo contrattuale, quindi, dovrebbe essere accompagnato da una riflessione più ampia: come restituire dignità e motivazione a un settore che rappresenta il cuore del futuro del Paese? Un aumento economico è un passo importante, ma senza una politica di lungo periodo che valorizzi la formazione, la stabilità e la professionalità del personale, il rischio è di continuare a tamponare emergenze senza affrontare le cause profonde del disagio.
The post A quanto ammonteranno gli aumenti degli stipendi nella scuola? appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
1
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




