Addio posta per le Poste: possibile abbandono del servizio universale dal 2026

Inviare lettere e raccomandate è un'attività sempre più di nicchia, calano gli utili ma i costi di gestione rimangono elevati. Lo stato potrebbe essere costretto a dare più soldi al gruppo oppure a...

Addio posta per le Poste: possibile abbandono del servizio universale dal 2026

Si scherza ormai da tempo, con un’ovvia iperbole, che in Italia le poste fanno un po’ di tutto (anche ricevere il passaporto) tranne inviare lettere, ma tra un paio d’anni questa battuta potrebbe diventare realtà. Negli scorsi giorni, durante un’udienza alla Camera, l’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante ha confermato che allo stato attuale non c’è convenienza a fornire il cosiddetto “servizio universale”, ovvero l’insieme minimo di standard e opzioni che un fornitore di servizi pubblici, che sia esso pubblico o privato, è tenuto a rispettare.

Secondo Del Fante, ormai il mercato è cambiato radicalmente, e la corrispondenza tradizionale non interessa più a quasi nessuno. Circa il 5% delle operazioni svolte negli uffici postali hanno infatti a che fare con il servizio universale. In teoria dovrebbe essere lo Stato a compensare il gestore del servizio per le spese sostenute, ma secondo Del Fante negli ultimi dieci anni Poste Italiane sono state sottopagate. Al tempo stesso, il gruppo prospera sotto altri punti di vista: con 12 miliardi di euro per il 2023, i ricavi sono in crescita del 2% rispetto al 2017 in cui si passò alla nuova gestione aziendale, e anche gli utili netti sono cresciuti del 19%, per un totale di 1,9 miliardi.

L’azienda è riuscita a crescere grazie a servizi finanziari, servizi assicurativi e pagamenti digitali, ma il rosso causato dal servizio postale tradizionale rimane un problema per Del Fante e i suoi. Il contratto tra Poste e Stato scade a fine 2024, poi subentra un periodo di proroga automatico di 16 mesi. L’appuntamento è quindi a fine aprile 2024, termine entro il quale le due parti dovranno trovare un accordo - oppure lo Stato dovrà studiare un sistema alternativo per l’invio di raccomandate, bollettini e altre missive.


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