Alla Cop30 negoziati sul clima in stallo, mentre gli scienziati avvertono: emissioni a livelli record nel 2025

Novembre 14, 2025 - 15:00
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Alla Cop30 negoziati sul clima in stallo, mentre gli scienziati avvertono: emissioni a livelli record nel 2025

Proprio mentre alla Cop30 in corso a Belém arrivano preoccupanti segnali di uno stallo nei negoziati riguardanti le politiche per ridurre le emissioni di gas serra, un nuovo studio realizzato da oltre cento scienziati di diverse nazionalità segnala che il 2025 è in dirittura d’arrivo per far registrare un record tutt’altro che esaltante in quest’ambito. Per di più, quasi a voler infierire nel caso di una conferma - ancora non scontata ma molto probabile - di un fallimento di questo vertice Onu sul clima che si sta svolgendo in Brasile, questo record arriva a dieci anni esatti dall’Accordo di Parigi che impegna i governi a mettere in campo misure per tagliare le emissioni e contrastare l’innalzamento della temperatura globale.

La sveglia alle delegazioni presenti a Belém e, certamente, anche ai Paesi che hanno deciso di non partecipare all’appuntamento delle Nazioni Unite (leggi gli Stati Uniti di Donald Trump), arriva dal Global Carbon Project (Gcp), programma internazionale che riunisce oltre cento scienziati di 80 istituzioni sparse nel mondo. Nel rapporto, che hanno appena diffuso e a cui è stato dedicato un articolo anche sulla rivista scientifica Nature, si legge che le emissioni globali di gas serra aumenteranno di un ulteriore 1,1% e raggiungeranno 38,1 miliardi di tonnellate nel 2025, stabilendo un record assoluto. Non solo. Se i negazionisti climatici si dividono sostanzialmente in due categorie, quelli cioè che negano il riscaldamento globale tout court e quelli che negano una responsabilità in questo da parte dei combustibili fossili, le analisi condotte dagli scienziati del Gcp confermano che a determinare questo record di oltre 38 miliardi di tonnellate di gas serra è stato l’utilizzo massiccio di petrolio, gas e carbone, che è destinato a crescere complessivamente di oltre l’1% rispetto al 2024. Non è finita. Una ricerca pubblicata insieme al rapporto dallo stesso team di scienziati evidenzia anche che il cambiamento climatico ha causato un declino a lungo termine dei pozzi di assorbimento del carbonio terrestri e oceanici, che nell’ultimo decennio sono stati circa il 15% meno efficaci di quanto sarebbero stati senza gli impatti climatici.

Leggendo nel dettaglio, lo studio rileva che il declino dei pozzi di assorbimento del carbonio ha contribuito per circa l’8% all’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera dal 1960, che le emissioni in Cina e India dovrebbero crescere molto meno nel 2025 rispetto all’ultimo decennio, mentre quelle negli Stati Uniti e nell’Unione europea dovrebbero aumentare quest’anno dopo anni di calo. Se tra le buone notizie viene segnalato il fatto che le emissioni globali di CO2 derivanti dal cambiamento di destinazione d’uso del suolo dovrebbero diminuire di quasi il 10% nel 2025, grazie alla riduzione della deforestazione e del degrado forestale in Sud America, e anche il fatto che le emissioni totali di CO2 – fossili e derivanti dal cambiamento di destinazione d’uso del suolo – sono cresciute più lentamente nell’ultimo decennio (0,3% all’anno in media) rispetto al decennio precedente (1,9% all’anno), in questo 2025 che segna il decimo anniversario dall’Accordi di Parigi le buone notizie finiscono qui. Gli scienziati rilevano che il bilancio di carbonio rimanente per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è praticamente esaurito ed equivale solo a quattro anni di emissioni attuali. Anche i bilanci di carbonio per limitare il riscaldamento a 1,7°C e 2°C sarebbero esauriti rispettivamente in 12 e 25 anni. E stando alle analisi degli scienziati la concentrazione di CO2 nell’atmosfera dovrebbe raggiungere 425,7 parti per milione (ppm) nel 2025, 2,3 ppm in più rispetto al 2023 e il 52% in più rispetto ai livelli preindustriali.

Il report è atterrato sui tavoli negoziali di Belém, dove però nessun accordo sostanziale sul taglio delle emissioni riesce a vedere ancora la luce. Complice anche il fatto che la decisione di Trump di non inviare una delegazione ufficiale Usa ha depotenziato questo appuntamento, dove invece i lobbisti dei combustibili fossili sono arrivati in forze.

L’aria che tira in Brasile non è buona. Il fisico Paulo Artaxo, coordinatore del Centro di studi sull’Amazzonia sostenibile dell’Università di São Paulo, ha sottolineato che la crescita delle emissioni deve essere compresa dall’opinione pubblica, perché solo così sarà possibile accelerare l’adozione di strategie di mitigazione del riscaldamento globale. Il problema è però quel che stanno facendo e che faranno i decisori politici, che finora stanno continuando a muoversi facendo segnare una grande distanza tra gli annunci e le azioni concrete per tagliare le emissioni di gas serra e contrastare la crisi climatica.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia