Carcere, verso lo stallo delle attività trattamentali
Gli eventi di carattere educativo, culturale e ricreativo iniziano ad essere annullati in diverse carceri. Sono gli effetti della circolare firmata il 21 ottobre scorso da Ernesto Napolillo, direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che subordina all’approvazione del Dap la realizzazione di ogni iniziativa negli istituti «con circuiti a gestione dipartimentale (alta sicurezza, collaboratori di giustizia, 41-bis)», anche se l’iniziativa riguarda la media sicurezza.
Un incontro programmato da mesi annullato il giorno
prima
«Avremmo dovuto avere un incontro il 30 ottobre scorso nella casa circondariale Due Palazzi di Padova. Il pomeriggio del giorno prima, il direttore dell’istituto ci ha comunicato che non era arrivata l’autorizzazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e che l’evento era annullato, sulla base della circolare del Dap», dice Bianca Farsetti, coordinatrice dei programmi in Italia per l’associazione Un ponte per. L’incontro era programmato da mesi nell’ambito del progetto Kutub Hurra (libri liberi), attivo da due anni e mezzo nella casa di reclusione e nella casa circondariale di Padova, oltre che in altri istituti penitenziari, realizzato dalle associazioni “Un Ponte per” e dalla tunisina “Lina ben Mhenn”.
La delusione dei detenuti
«L’evento prevedeva anche la consegna della terza tranche di libri in lingua araba, che poi abbiamo comunque consegnato nella sala Anziani del comune. Padova è stato il primo istituto in cui abbiamo portato i testi in arabo ed è sempre stato tra le carceri in cui è più semplice svolgere delle attività. Abbiamo un ottimo rapporto con le cooperative che ci lavorano, Orizzonti e AltraCittà», prosegue Farsetti. «Questo progetto mette al centro i detenuti arabofoni, che avevano preparato uno spettacolo teatrale e delle poesie, erano molto contenti di partecipare a quest’incontro. Sono rimasti molto delusi, dopo una preparazione di un mese e mezzo per quest’appuntamento. Ricevere stimoli da fuori è molto importante per i ristretti, inoltre avrebbero incontrato persone provenienti dai loro luoghi di origine: la valenza di questo progetto era doppia».

»Eravamo riusciti a far arrivare finalmente in Italia una delegazione tunisina e una libica. Dopo tanto lavoro e molte difficoltà, avevamo ottenuto i visti per le ragazze (dalla Tunisia ci erano stati inizialmente negati), con l’idea di portare i partner dell’associazione tunisina Lina Ben Mhenni e libica Libyain Legal Aid Organization a conoscere i partner di Padova: è stato un lavoro di costruzione di tanti anni. Ovviamente le persone tunisine non torneranno in Italia, anche perché non abbiamo più fondi. Proveremo in futuro a recuperare con un collegamento online, ma non sarà la stessa cosa», continua. «Le tempistiche del carcere sono già molto lunghe, ci vogliono almeno due mesi per ottenere tutte le autorizzazioni, ora questa circolare rischia di bloccare tutto per i tempi che si allungano ancora di più. La stretta già stava avvenendo prima di questa circolare».

«È emotivamente difficile per i detenuti»
«La nostra iniziativa era stata autorizzata dalla direzione del carcere di Opera lo scorso luglio. Con l’autorizzazione in mano, abbiamo iniziato ad organizzare l’incontro, a settembre abbiamo raccolto le prenotazioni, eravamo arrivati a 150 partecipanti», racconta Antonella Meiani, co-coordinatrice del laboratorio di lettura “Fine pena ora” nell’istituto milanese. «Una settimana prima dell’evento, previsto per venerdì 14 novembre, è arrivata la comunicazione che avremmo dovuto ripresentare tutta la documentazione per chiedere ex novo l’autorizzazione al Dap. In tutta fretta abbiamo preparato di nuovo i documenti, compresi gli elenchi dei detenuti e dei partecipanti, una settimana prima dell’evento la direzione ci ha avvertito che non c’era il nulla osta da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria».
La circolare n. 0454011.U del Dap del 21 ottobre 2025, a firma Ernesto Napolillo:
Quello cancellato sarebbe stato il settimo appuntamento organizzato dal gruppo di lettura formato da detenuti dell’alta sicurezza. Era previsto Non finirà finché non parliamo. Mille e un frammento da un conflitto, la replica di una lettura scenica liberamente tratta da Apeirogon, con testo a cura di Circolo LaAV Milano, Compagnia dei lettori, Equi.Voci lettori. «Era già andata in scena lo scorso maggio, tutti erano rimasti entusiasti e si era deciso di riproporlo per Bookcity Milano. L’annullamento è stata una doccia fredda, i detenuti dedicano tantissime energie all’attività del gruppo di lettura, è un modo per sentirsi ascoltati. Il pubblico che viene a seguire queste iniziative non va via uguale a quando è entrato, si porta via una riflessione in più sul mondo del carcere. È emotivamente difficile per i detenuti superare questa cancellazione. I frutti si vedevano prima, durante e dopo gli appuntamenti, sono opportunità preziosissime».
A Livorno si ferma il rugby delle “Pecore nere”
«All’interno dell’istituto Le Sughere di Livorno, un’attività storica è la scuola di rugby, dedicata alla sezione dell’alta sicurezza. Da anni la squadra delle “Pecore nere”, formata da detenuti, è iscritta al campionato Old toscano. Ovviamente, tutte le gare vengono disputate in casa, sul campo sportivo del carcere livornese, non possono andare a giocare in trasferta», dice Marco Solimano, garante delle persone private della libertà personale del comune di Livorno. «Tutto il progetto aveva ottenuto l’approvazione del Dap già a febbraio di quest’anno. Pochi giorni dopo la circolare del 21 ottobre, in una comunicazione firmata da Ernesto Napolillo, di poche righe, si è manifestato parere contrario all’iniziativa. Da un giorno all’altro, è stata bloccata l’attività di partecipazione al campionato e le squadre non sono più potute entrare a giocare con le “Pecore nere”».
L’interruzione di un percorso virtuoso
«Questo fatto rompe un percorso virtuoso tra la città di Livorno e il carcere, che vede la partecipazione importante di volontari, associazioni del Terzo settore, istituzioni. Solo gli allenamenti dei ragazzi sono continuati perché non prevedono l’ingresso di altre squadre. Non abbiamo nessuna contezza sulla continuazione di questo percorso. Non sappiamo se, dopo quest’interruzione, un domani si potranno riprendere le attività anche con la società esterna. La bellezza del progetto è che il terzo tempo diventa un momento di contaminazione, di socialità», prosegue Solimano.
«Siamo costernati da questa situazione. I miei colleghi garanti “in punta di diritto” stanno contestando questa circolare che, essendo un atto amministrativo, va in rotta di collisione con l’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario che ha come “faro” l’articolo 27 della Costituzione, che fa riferimento alla rieducazione del condannato. Quindi, va in rotta di collisione con una legge dello Stato. Speriamo che ci sia un ripensamento, questa situazione è deprimente e devastante. Ho l’impressione che sia un provvedimento adottato da chi il carcere non lo conosce e non sa gli sforzi enormi delle comunità per garantire una vicinanza della città al carcere, per non farlo sentire una realtà espulsa dal contesto territoriale».
Le associazioni di Rebibbia: «Abbiamo chiesto un incontro urgente»
«A Rebibbia i progetti in essere li stiamo proseguendo per quanto riguarda i laboratori. Non è chiara la procedura di autorizzazione per gli interventi del pubblico esterno», dice Fabio Cavalli, fondatore del Teatro libero di Rebibbia di Roma. «Noi associazioni che lavoriamo in questo carcere romano, negli ambiti della cultura e del lavoro, abbiamo chiesto con una lettera formale al provveditore regionale alle carceri di Lazio, Abruzzo e Molise Giacinto Siciliano e alla direttrice Maria Donata Iannantuono un incontro urgente sulle criticità operative derivanti dall’applicazione della circolare».
Non si può tenere in carcere un corso di teatro, di cucina, di pittura e poi non avere nessuno che gusta il piatto proposto, ammira il quadro, assiste alla performance Fabio Cavalli, fondatore del Teatro libero di Rebibbia
Dal 2005 quasi 100mila persone
«Con questa circolare è messo in discussione l’afflusso regolare del pubblico agli incontri, agli eventi, alle mostre, alle performance che animano il carcere di Rebibbia da 25 anni. Vogliamo capire quali sono le nuove regole d’ingaggio per l’accesso delle persone da fuori, con la complessa procedura paventata dal Dap. È ovvio che non si può tenere in carcere un corso di teatro, di cucina, di pittura e poi non avere nessuno che gusta il piatto proposto, ammira il quadro, assiste alla performance», continua Cavalli.
«Avevamo un programma di eventi, con le prossime date per il 25 novembre e il 17 dicembre. Abbiamo spostato l’incontro di dicembre al teatro Palladium perché non c’è alcuna garanzia che facciano affluire il pubblico esterno. Dal 2005 ad oggi sono entrate quasi 100mila persone a Rebibbia da fuori, tra studenti, universitari, appassionati di teatro, parenti. Ora non ci sono le condizioni per invitare persone, scuole e istituzioni all’interno. Se organizzo, investo negli attori, nei tecnici della complessa e costosa edizione di uno spettacolo e poi non so se il pubblico lo fanno entrare, come faccio a programmare un evento?», si chiede Cavalli.
«In queste condizioni non si può lavorare»
«Abbiamo rischiato di veder cancellata, lo scorso 25 ottobre, la proiezione del film Il grande Boccia presso Rebibbia Nuovo Complesso nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, che come ogni anno ha organizzato proiezioni speciali presso il carcere romano. È stata una battaglia ottenere l’autorizzazione (arrivata solo il giorno prima) per permettere la proiezione e per far entrare da fuori solo la regista Karen Di Porto», continua Cavalli. «È evidente che, in queste condizioni, con le autorizzazioni che arrivano il giorno prima o proprio non arrivano, non si può lavorare, siamo in attesa di chiarimenti. Normalmente convochiamo le scuole un mese prima, con la lista degli studenti (che vogliono venire sempre di più), ma se poi la lista è autorizzata 24 ore prima o se non arriva l’autorizzazione, ai pullman pieni di studenti che hanno già pagato il viaggio cosa diciamo?».
«In 23 anni mai vista una situazione del genere»
La circolare del Dap afferma che ogni richiesta di autorizzazione di attività di carattere trattamentale deve essere trasmessa alla Direzione generale dei detenuti e del trattamento «con congruo anticipo». «Vorremmo capire quali sono i tempi congrui di risposta. Sono 23 anni che lavoro in carcere, non è mai successa una situazione del genere. In questi tanti anni non c’’è mai stato un incidente né un contrattempo. Il rapporto di leale e serena collaborazione tra istituzioni private, siano esse imprese o associazioni come la nostra, e il carcere va avanti ininterrotto da 25 anni. In Italia ci sono 80 gruppi che si occupano di teatro in carcere e c’è un coordinamento nazionale, tutti i colleghi mi dicono che non è mai successo nulla di negativo nel far entrare il pubblico in carcere».
Stop al laboratorio che parla di nonviolenza
Un’attività che è stata bloccata dopo la circolare è quella del laboratorio “Spes contra spem” realizzato da Nessuno tocchi Caino in diversi istituti di pena. «Non è arrivata l’autorizzazione per poterlo svolgere nel carcere di Parma. In questo caso, la cancellazione non è strettamente collegata alla circolare perché il laboratorio si sarebbe dovuto svolgere nell’alta sicurezza, quindi necessitava comunque del nulla osta della Direzione generale dei detenuti e del trattamento anche prima. Ma di certo la decisione di non autorizzarlo è l’espressione di un clima», dice Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino. «Noi abbiamo sempre svolto i laboratori nel carcere di Parma, per la prima volta non è stato autorizzato dal Dap. Evidentemente c’è un cambio di registro, si usa l’argomento della sicurezza per ridurre le attività trattamentali e i contatti tra l’interno e l’esterno. E qui la circolare c’entra molto».
C’è un cambio di registro, si usa l’argomento della sicurezza per ridurre le attività trattamentali e i contatti tra l’interno e l’esterno Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino
Se si restringono le attività anche per la media sicurezza «di fatto si abroga l’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario del 1975, un pilastro del trattamento in carcere che ha allargato alle figure della società civile, creando il “ponte”. Con la stretta causata da queste circolari probabilmente si mira a ridurre le attività per porre come punto prioritario del trattamento la custodia, la segregazione, la sicurezza», prosegue D’Elia. «Questi laboratori li portiamo avanti da 10 anni, non c’è motivo di sospenderli. Abbiamo chiesto un incontro al capo del Dap per chiarire l’accaduto e ripristinare la consuetudine. Il nostro operato è nella direzione di conversione da logiche criminali a quelle legalitarie, dalla violenza alla nonviolenza, dal delitto al diritto. Il ministero lo sa che la nostra attività laboratoriale è importante e non c’è mai stato nessun problema».
L’interrogazione parlamentare di Giachetti
Roberto Giachetti, lo scorso 4 novembre, ha presentato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella quale afferma: «Risulta evidente all’interrogante come vi sia forte preoccupazione, tanto tra i garanti territoriali delle persone private della libertà quanto nel mondo dell’associazionismo, per le potenziali conseguenze che questa nuova stretta burocratica e accentratrice potrebbe avere sulle attività trattamentali promosse da anni da realtà come Nessuno tocchi Caino o Ristretti Orizzonti. Laboratori, incontri, redazioni di giornali-attività che, soprattutto in questi anni segnati da un grave sovraffollamento, hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale nell’alleviare la tensione interna agli istituti, contribuendo a mantenere un clima più sereno e gestibile».
Foto di apertura di Grant Durr su Unsplash e, nell’articolo, di “Un ponte per”
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