“Cercare lavoro è un lavoro”: i giovani italiani tra i più penalizzati in Europa

Novembre 14, 2025 - 19:00
 0
“Cercare lavoro è un lavoro”: i giovani italiani tra i più penalizzati in Europa

Roma, 14 nov. (askanews) – Per molti giovani italiani la ricerca di un’occupazione somiglia sempre più a una professione: inviare candidature, partecipare a colloqui, stage, incassare i “no” e ricominciare. I numeri fotografano una situazione complessa. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia ad aprile 2025 è risultato pari al 19,2% (ISTAT).

Anche la quota di NEET (giovani 15-29 anni né impiegati né inseriti in percorsi di istruzione o formazione) resta elevata: l’Italia è tra i Paesi con i livelli più alti di NEET in Europa e con una percentuale superiore alla media UE nel 2024.

Un’esclusione che, informa una nota, nel nostro Paese riguarda 1,4 milioni under 30 anni, e che pesa sulle casse dello Stato 15,7 miliardi di euro ogni anno. Dunque come preparare i giovani ad inserirsi nel mondo del lavoro? «Premessa dolorosa: smettiamo di illuderci che bastino un profilo perfetto sui portali di ricerca di lavoro, una bella foto e un CV curato – spiega Marco D’Oria, direttore della Business School Digital Campus e dottorando in Neuroscienze comportamentali presso l’Università IULM di Milano -. Quelle non sono armi, sono prerequisiti. E’ necessario approcciare in modo strategico, puntando su creatività, relazioni e impegno pratico. A un colloquio presentarsi con idee concrete, mostrando cosa si potrebbe migliorare e come contribuire all’azienda. Allo stesso tempo, costruire relazioni genuine, non solo candidature: molte opportunità passano attraverso il network e le connessioni dirette. Valutare, inoltre, la possibilità di lavorare gratis per un periodo. Mi rendo conto quanto risulti impopolare ma, nelle negoziazioni, chi ha un minor bagaglio professionale deve ‘overdeliverare’. Questo consente di accrescere la propria preparazione, aumentare il proprio valore sul mercato e acquisire maggiori competenze».

Proprio le soft skill rappresentano un elemento centrale: resilienza, capacità di adattamento e apprendimento continuo sono imprescindibili. Il passaggio dall’istruzione al lavoro richiede infatti competenze trasversali fondamentali per una transizione efficace.

Comunicazione, capacità di prendere decisioni e collaborazione sono considerate “key soft skills” per orientarsi professionalmente e migliorare l’occupabilità dei giovani, risultando determinanti per il successo nella carriera.«La transizione scuola-lavoro non può basarsi solo su programmi teorici: servono esperienza pratica, mentoring, stage professionalizzanti e un continuo aggiornamento. I giovani che sanno imparare dai fallimenti e adattarsi rapidamente hanno un vantaggio competitivo reale», sottolinea D’Oria.

Il tema non riguarda solo il singolo. Le imprese stanno cambiando le richieste: profili flessibili, abili nel lavoro di squadra e capaci di aggiornarsi continuamente sono sempre più ricercati, soprattutto in settori soggetti a veloce innovazione tecnologica (dall’AI al digital marketing). Al contempo, il mercato del lavoro italiano continua a mostrare fragilità strutturali: non basta creare posti di lavoro, occorre che i percorsi formativi producano occupabilità reale e sostenibile nel tempo.

«Il lavoro non è più lineare – continua Marco D’Oria – se da un lato migliaia di occupazioni sono a rischio per l’avvento dell’AI dall’altro molte posizioni specializzate rimangono vuote per mancanza di risorse. Occorre lavorare per colmare il GAP».Come affrontare dunque il divario tra formazione e lavoro? Percorsi di alternanza scuola-lavoro (work-based learning) favoriscano lo sviluppo di competenze applicative e connesse al mondo del lavoro (Alternanza scuola-lavoro (work-based learning) as a resource for higher education1). Allo stesso tempo, la formazione digitale è strategica: l’Italia, con una copertura di competenze digitali di base al 45,8% rispetto alla media UE del 55,6%, deve rafforzare le azioni di sviluppo delle competenze e definire indicatori misurabili (Digital Skills and Jobs Platform).

In questo orizzonte, la conoscenza dei meccanismi comportamentali – attenzione, motivazione, bias cognitivi, mantenere un continuo dialogo con le aziende, – può aiutare a progettare percorsi formativi più efficaci e aderenti alla realtà del lavoro», conclude Marco D’Oria.

[Marco D’Oria: “La transizione scuola-lavoro non può basarsi solo su programmi teorici”|PN_20251114_00065|sp35|https://askanews.it/wp-content/uploads/2025/11/20251114_152553_1F8AA589.jpg|14/11/2025 15:26:03|”Cercare lavoro è un lavoro”: i giovani italiani tra i più penalizzati in Europa|Lavoro|Economia, Sostenibilita’]

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia