Com’è andata la COP30 sul clima, vista dalla Cina

Dicembre 2, 2025 - 11:00
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Com’è andata la COP30 sul clima, vista dalla Cina

WUHAN. Alla COP30 di Belém, la Cina si è presentata con un profilo politico operativo che va ben oltre la mera partecipazione negoziale. Pechino sta portando avanti un dialogo sulla situazione climatica a livello globale, ponendo al centro il dovere e la responsabilità dell’umanità di cooperare al fine di utilizzare in modo sostenibile le nuove tecnologie.

Attraverso la sua delegazione, guidata dal vice-premier Ding Xuexing (inviato speciale di Xi Jinping), la Cina ha proiettato su scala globale le cosiddette “soluzioni cinesi” (中国方案) per dare un contributo significativo alla lotta al cambiamento climatico. Occorre avere consapevolezza di un contesto economico globale non omogeneo bensì caratterizzato da economie sviluppate e sottosviluppate. Per evitare l’aumento del gap tra nazioni ricchissime e poverissime, la transizione energetica non deve avvenire in modo uniforme ma ovviamente alcuni paesi dovranno assumersi costi maggiori, in particolare nei settori chiave dell’adattamento e della mitigazione degli impatti dovuti a questa problematica ambientale. In quest’ottica, dunque assume una maggiore rilevanza il cosiddetto multilateralismo climatico che da un lato deve mantenere la centralità dell’accordo di Parigi del 2015 e dall’altro deve sostenere con forza il principio delle responsabilità comuni ma differenziate.

Dalle parole ai fatti, il paese del drago annuncia che riuscirà a ridurre le emissioni entro il 2035. Questa è una priorità assoluta nel quadro di governance climatica che tende a rispondere alle forti e continue pressioni internazionali. In linea con questa scelta politica, occorre sottolineare che di fatto il paese ha fatto progressi enormi, per esempio vi è una crescita record delle energie rinnovabili con conseguente riduzione dell’intensità carbonica seguito dal fatto che vi è stato un altrettanto considerevole aumento dell’assorbimento forestale (carbon sink).

Inoltre, in occasione della COP30, l’area espositiva denominata China Pavillon (中国馆) ha assunto un ruolo di finestra sul gigante asiatico per dare la possibilità a esperti e studiosi della materia di comprendere meglio la strategia cinese per il clima. Il messaggio principale è: siamo una potenza tecnologica che può offrire strumenti concreti per affrontare la crisi climatica. Non a caso, sono state presentate ben 39 città pilota cinesi che stanno attuando un programma sperimentale per la resilienza urbana attraverso la progettazione di attività orientate all’adattamento climatico che comportano innovazione infrastrutturale, nuovi sistemi idrici, e persino la gestione delle ondate di calore.

Inoltre, al fine di incrementare l’efficienza del contrasto ai rischi climatici (es. eventi meteorologici estremi), la China Meteorological Administration (中国气象局) ha lanciato il sistema globale di allerta precoce basato su intelligenza artificiale (IA). La cosiddetta IA climatica che ha come obiettivo la gestione di reti elettriche e digitalizzazione dell’energia soprattutto all’interno dei sistemi avanzati di stoccaggio. Infine, un tema particolarmente interessante è quello che lega la salute e il clima. Anche in questo settore, la Cina ha sottolineato la necessità di implementare il piano d’azione interministeriale (2024–2030) al fine di adattare il settore sanitario al cambiamento climatico.

Facendo leva sulla propria abilità diplomatica in tema d’ambiente, il gigante asiatico desidererebbe replicare le proprie best practices nazionali a livello globale. In particolare, utilizzando le imprese statali e private cinesi come vera e propria leva della transizione ecologica. In quest’ottica, alla COP30 erano presenti i rappresentanti della China Southern Grid che hanno avuto modo di presentare un rapporto sulla riduzione delle emissioni delle reti elettriche digitali nell’ambito della propria governance aziendale ecologica. Altri operatori economici cinesi, come JinkoSolar e HaiCheng, hanno sottolineato come è in corso un abbattimento dei costi per l’utilizzo dell’energie rinnovabili a livello globale anche grazie a un alto livello di stabilità delle reti ad alta densità rinnovabile. In questa prospettiva, è essenziale trasformare il settore industriale in una sorta di acceleratore della transizione.

Anche se è chiara la volontà della Cina di diventare global hub indispensabile delle soluzioni climatiche, in quanto centro tecnologico industriale e diplomatico mondiale, tutto ciò è ovvio che non può essere realizzato solo ed esclusivamente dalla leadership ambientale cinese, ma deve trovare base nella cooperazione internazionale, a partire da quella coi paesi africani e con l’America latina, per la condivisione del cosiddetto progresso verde.

Anche se alla COP 30 Xi Jinping non è stato presente (come accaduto per i vertici di altri grandi paesi, ossia USA, India e Russia), la Cina ha svolto un ruolo attivo nelle negoziazioni e negli eventi bilaterali tecnici in coerenza con gli impegni assunti.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia