Con le ‘Prescrizioni Verdi’ farmaci ridotti dell’85%: i vantaggi di una terapia integrata per salute, stile di vita e ambiente

Dicembre 2, 2025 - 20:00
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Con le ‘Prescrizioni Verdi’ farmaci ridotti dell’85%: i vantaggi di una terapia integrata per salute, stile di vita e ambiente

Le Prescrizioni Verdi integrano la medicina tradizionale con l’esposizione a spazi naturali, favorendo riduzione dei farmaci, miglioramento dei sintomi e trasformazioni durature nello stile di vita. «Se implementate e monitorate correttamente, le Prescrizioni Verdi possono aumentare la sostenibilità degli interventi terapeutici, ridurre ospedalizzazioni e uso di farmaci» spiegano le ricercatrici Piras e Stocco

di Elisabetta Turra

Negli ultimi anni, le Prescrizioni Verdi stanno emergendo come un approccio innovativo per la gestione delle patologie croniche e complesse, integrando la medicina tradizionale con l’esposizione regolare a spazi naturali. In un’intervista con Pierangela Fiammetta Piras, responsabile del Gruppo di Lavoro ISDE sulle Prescrizioni Verdi, e Alice Stocco, referente per gli aspetti ecologici, sono stati approfonditi i risultati clinici, il protocollo operativo sviluppato, l’importanza della qualità ambientale e le prospettive future di questa pratica. Dallo studio longitudinale condotto dai ricercatori emerge come la natura non sia solo uno spazio ricreativo, ma una risorsa terapeutica capace di generare benefici misurabili per la salute, la qualità della vita e la consapevolezza ecologica dei pazienti (Stocco, Piras et al., Ecosystem structure can affect human health: a longitudinal study on Green Prescriptions. https://ecoevorxiv.org/repository/view/10453/).

Benefici clinici delle prescrizioni verdi e trasformazioni dello stile di vita

Secondo Piras, uno dei dati più sorprendenti riguarda la riduzione nell’uso dei farmaci. Nel loro studio longitudinale, applicato a pazienti con malattie croniche e complesse, è stata osservata una diminuzione stabile dei dosaggi farmacologici, pari mediamente all’85% delle unità posologiche settimanali rispetto al periodo precedente le Prescrizioni Verdi. «Questo risultato – spiegano le intervistate – è correlato a una significativa attenuazione dei sintomi, benefici psicologici evidenti e a effetti cumulativi nel tempo, a dimostrazione di un riequilibrio profondo favorito dall’esposizione regolare alla Natura. Oltre ai miglioramenti clinici, le Prescrizioni Verdi inducono cambiamenti spontanei nelle abitudini quotidiane dei pazienti». Secondo Stocco, i partecipanti iniziano ad adottare comportamenti più salutari, con un miglioramento stabile della qualità della vita percepita, anche dopo la conclusione dell’intervento. «Un effetto inatteso ma significativo riguarda la crescente consapevolezza ambientale: i pazienti sviluppano un senso di appartenenza e rispetto per i luoghi naturali, traducendosi in comportamenti pro-ambientali spontanei», aggiungono.

In sintesi, osservano Piras e Stocco, le Prescrizioni Verdi non solo producono benefici clinici misurabili, ma attivano trasformazioni profonde nella salute, nello stile di vita e nel rapporto con l’ambiente. Questo si traduce in una riduzione del ricorso a visite, ricoveri e farmaci, con minore carico per gli operatori sanitari, diminuzione dei costi e maggiore efficienza complessiva dei sistemi sanitari. A livello comunitario e ambientale, i pazienti diventano esempi concreti di un rapporto più rispettoso con la Natura, stimolando la cura e la valorizzazione degli spazi naturali e promuovendo la coesione sociale, come confermano esperienze simili a livello internazionale.

Terapia personalizzata e competenze richieste

«Le Prescrizioni Verdi – chiariscono le ricercatrici – non consistono in semplici raccomandazioni di ‘stare all’aria aperta’. Il loro lavoro è stato quello di tradurre le evidenze scientifiche internazionali e le Linee Guida esistenti in strumenti concreti e applicabili ai contesti locali. Piras sottolinea come sia stato necessario superare preconcetti e riduzionismi professionali per creare un protocollo operativo aderente ai bisogni reali dei pazienti». Il protocollo consente una presa in carico biopsicosociale, includendo valori, motivazioni e aspettative della persona, e permette di definire obiettivi terapeutici condivisi. La collaborazione con professionisti che operano negli ecosistemi naturali garantisce l’appropriatezza delle attività proposte. Ne deriva un sistema di monitoraggio strutturato, capace di orientare aggiustamenti rapidi e mantenere la personalizzazione della terapia. Stocco evidenzia come l’esperienza personale della natura sia fondamentale per gli operatori sanitari. «Chi non ha sperimentato in prima persona il recupero e la rigenerazione in ambienti naturali fatica a guidare i pazienti che affrontano ostacoli simili, come mancanza di tempo o incertezza su come iniziare – dice -. Alle competenze esperienziali si aggiungono capacità di ascolto, pensiero sistemico, umiltà epistemica e visione integrata della persona e dell’ecosistema». In sostanza, le Prescrizioni Verdi richiedono professionisti capaci di lavorare con sensibilità, responsabilità e una visione ampia, connettendo salute individuale, ambiente e rete di cura.

L’influenza della qualità ambientale sui risultati clinici

Un aspetto innovativo del lavoro di Piras e Stocco riguarda l’integrazione di un indice ecologico per valutare la complessità degli ecosistemi. Le intervistate spiegano come caratteristiche ambientali quali biodiversità, maturità dell’ecosistema e funzioni ecologiche siano associate a maggiori benefici clinici. «Sebbene non esista un’area naturale ‘perfetta’ per tutti, aree più complesse e ricche di biodiversità risultano più attrattive e rigeneranti per le persone vulnerabili, contribuendo a ridurre l’intensità di alcuni sintomi. La collaborazione con esperti ecologi è fondamentale per interpretare correttamente le caratteristiche degli ecosistemi e indirizzare i pazienti in modo efficace», spiegano ancora le ricercatrici.

Accoglienza tra i medici e criticità operative

Lo studio pilota ha mostrato un’ampia disponibilità dei medici a integrare le Prescrizioni Verdi, anche se inizialmente erano diffidenti rispetto a una ‘farmacia naturale’ con regole precise. Piras sottolinea che è «necessario superare l’idea che qualsiasi attività all’aperto sia equivalente, distinguendo interventi realmente efficaci da quelli privi di evidenze scientifiche». Le principali criticità risiedono nella disponibilità e accessibilità delle aree naturali, nella sicurezza dei pazienti, nella necessità di trasporti o accompagnatori, e nella capacità di garantire privacy e rispetto per l’ambiente. Alcuni operatori temono inoltre che l’adozione di nuove strategie rappresenti un onere aggiuntivo senza aumentare l’efficacia clinica. Per affrontare queste sfide, Piras e Stocco sottolineano «l’importanza di reti professionali attive e comunità di pratica, che permettono di condividere esperienze e risultati concreti, facilitando l’integrazione stabile delle Prescrizioni Verdi nella medicina del territorio».

Prospettive future e ricadute sulla salute e sull’ambiente

Guardando al futuro, le ricercatrici indicano come prioritario rafforzare il dialogo interdisciplinare tra medici, operatori sanitari, ecologi e scienziati ambientali. Gli ambiti di ricerca sono molteplici, dal livello molecolare a quello ecosistemico, fino agli aspetti economici e sociali. «Se implementate e monitorate correttamente, le Prescrizioni Verdi possono aumentare la sostenibilità degli interventi terapeutici, ampliare le strategie di prevenzione, ridurre ospedalizzazioni e uso di farmaci, e contribuire a limitare l’impatto ambientale delle strutture cliniche. In un’ottica di Planetary Health, queste pratiche favoriscono l’inclusione, coniugano scienza e rispetto delle comunità e degli ecosistemi locali, e rappresentano un’opportunità concreta per coinvolgere attivamente pazienti, famiglie, scuole e gestori del territorio, garantendo – concludono – che gli investimenti in strategie virtuose producano risultati tangibili».

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