De Magistris coinvolto in inchiesta Corte dei Conti su fallimento Ctp, lui contesta gli addebiti
Oggi, su delega della Procura Regionale per la Campania della Corte dei Conti, i finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno notificato inviti a fornire deduzioni a otto soggetti – tra amministratori, dirigenti e revisori dei conti pro tempore della Città Metropolitana di Napoli – nell’ambito di un’attività istruttoria volta a verificare la sussistenza di un danno erariale complessivo pari a 23.548.160 euro. Tra i destinatari degli otto inviti anche l’ex sindaco Luigi De Magistris.
Il procedimento si riferisce agli interventi finanziari disposti nel tempo in favore della società partecipata Ctp S.p.A., operante nel settore del trasporto pubblico locale, poi fallita.
De Magistris: “Contesto con fermezza gli addebiti”
“Contesto con fermezza, e faremo sicuramente valere le nostre ragioni, di aver agito avendo tutti atti, proposte dirigenziali e pareri amministrativi, tecnici e contabili che andavano nella direzione, voluta dall’intero consiglio metropolitano, che deliberò in tal senso, della messa in sicurezza di Ctp”. Così Luigi de Magistris commenta l’invito a dedurre in merito al fallimento di Ctp, azienda del traporto locale in capo alla Città metropolitana, la ex Provincia, per il quale viene contestato un danno di 2,7 milioni.
“Con Ctp, l’azienda della mobilità dell’ex provincia, siamo arrivati ad un passo dal salvataggio, poi è finito il mio mandato e la nuova amministrazione e la Regione Campania hanno deciso di privatizzare il servizio e non completare l’opera di messa in sicurezza che avevamo quasi finito. Ci viene contestato in fase di indagini contabili di aver provato a salvare un’azienda pubblica che, secondo gli accertamenti sin qui svolti dalla Procura regionale della Corte dei Conti, non poteva essere salvata”, afferma.
“Sono amareggiato come sempre, ma affronterò questo ennesimo procedimento con la medesima forza ed entusiasmo intatto e non modificherò mai il mio modo di agire, prima leggi e Costituzione, mai pavidità e conformismo. Da toga, sindaco e uomo fuori dal sistema, preservo la mia fiducia nella magistratura e nelle istituzioni ed anche in questo ennesimo procedimento verrà dimostrata la totale correttezza formale e sostanziale del mio operato”, aggiunge de Magistris.
“Dovevo andare di contrario avviso rispetto alle proposte dirigenziali e far fallire un’azienda pubblica? Agire nell’interesse pubblico, provare a salvare un’azienda pubblica, per un sindaco seguire pareri e proposte di direttore generale, segretario generale, ragioniere generale, dirigenti tutti, revisori dei conti, con il sostegno di tutti i consiglieri metropolitani di tutte le parti politiche, può mai essere una colpa o una condotta illegittima?”, sottolinea.
Con Ctp siamo a procedimento numero 110 nei miei confronti”
“Siamo al procedimento numero 110 dai quali sono costretto a difendermi fin dal 1995, quando ho assunto le funzioni di pubblico ministero, ad oggi per avere sempre agito nel rispetto della Costituzione, per l’interesse pubblico e il bene comune. Ho sempre operato da sindaco di Napoli e da sindaco metropolitano per salvare le aziende pubbliche, metterle in sicurezza e farle operare con i conti in regola”, dice ancora de Magistris.
“Lo abbiamo fatto per il Comune di Napoli, quando sarebbe stato più facile e meno rischioso dichiarare il dissesto dell’ente quando mi sono insediato nel 2011, quando lo trovai senza un euro in cassa. Per non parlare delle aziende partecipate, tutte in gravissima situazione finanziaria ai limiti del fallimento, che abbiamo messo in sicurezza e rese solide, salvando migliaia di posti lavoro ed evitando che migliaia di famiglie andassero sul lastrico – ricorda de Magistris – Senza quelle azioni coraggiose e giuridicamente fondate non avremmo, tanto per fare due esempi, risolto l’emergenza rifiuti e acquistato i nuovi treni della metropolitana”.
“Abbiamo avuto coraggio e agito secondo coscienza e Costituzione. Mi sono dovuto anche in quei casi difendere e ci è stata riconosciuta la totale correttezza giuridica del nostro operato. Anche in città metropolitana abbiamo operato con le stesse modalità e messo in sicurezza tutte le aziende partecipate”, conclude l’ex pm.
L’inchiesta sul caso Ctp, azienda fallita nel 2022
L’indagine delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli ha ricostruito gli apporti di capitale effettuati tra il 2003 e il 2020, per un totale di oltre 332 milioni di euro, destinati a sostenere una società integralmente pubblica che versava da anni in grave difficoltà. Sulla base della documentazione acquisita, tali ricapitalizzazioni sarebbero state deliberate in un contesto caratterizzato da perdite pluriennali, poi culminate nel fallimento della società nel 2022.
Nel periodo esaminato, gli organi di controllo interni ed esterni avevano segnalato elementi critici relativi alla continuità aziendale. I piani industriali adottati, frequentemente oggetto di aggiornamenti e modifiche, non avrebbero prodotto gli effetti auspicati, anche in ragione del progressivo peggioramento del quadro economico generale. Parallelamente, il servizio di trasporto pubblico avrebbe registrato livelli di efficienza inferiori agli standard programmati, con chilometri percorsi talvolta anche sensibilmente inferiori a quelli contrattualmente previsti. Ulteriori approfondimenti hanno riguardato alcune ricapitalizzazioni deliberate in assenza dei bilanci approvati, circostanza che avrebbe comportato l’adozione di decisioni finanziarie di notevole impatto senza un quadro informativo completo e aggiornato.
In considerazione dei termini di prescrizione dell’azione erariale, l’analisi si è concentrata sulle ricapitalizzazioni del 2017 (12.506.656 euro) e del 2019 (11.041.504 euro), rispetto alle quali si ipotizza una violazione della disciplina sul cosiddetto “soccorso finanziario”, che consente agli enti pubblici di sostenere le società partecipate soltanto in presenza di concrete e documentate prospettive di riequilibrio economico-finanziario. Gli inviti a dedurre sono stati notificati ai soggetti che, nel periodo oggetto di esame, avevano competenze decisionali e di controllo sulle operazioni finanziarie.
I provvedimenti, emessi ai sensi dell’art. 67 del Codice della giustizia contabile, prevedono un termine di 45 giorni per la presentazione di memorie difensive, l’allegazione di documenti, la richiesta di accesso agli atti e l’eventuale istanza di audizione personale.
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