La politica, si sa, è imprevedibile. Ma a Reggio Calabria ha assunto, nel tempo, le sembianze di una soap opera infinita, in stile Beautiful.
Mentre volge al termine il mandato del sindaco più longevo della città, i colpi di scena non mancano. E chi, dopo anni passati tra il caso Miramare e la sospensione, si aspettava un finale da cliffhanger, resterà deluso: qui la trama cambia ogni giorno.
Cosa accade quando un partito prende le distanze dal proprio sindaco? E cosa accade quando quel sindaco, certo dei suoi poteri, decide di esercitarli in solitaria, senza confrontarsi con la maggioranza che lo sostiene? È lo scenario che vive oggi Palazzo San Giorgio, dopo il rimpasto di Giunta voluto da Giuseppe Falcomatà e definito dal Pd come “la giunta del sindaco”.
Il primo cittadino rivendica la piena legittimità dei suoi atti, dal riassetto dell’Esecutivo alla revoca dei vertici di Hermes e Castore. Ma la domanda resta: queste scelte rispondono al bene della città o a un altro tipo di logica? Qual è la reale motivazione che ha portato ai decreti firmati negli ultimi giorni?
Se n’è discusso nell’ultima puntata di Live Break, che ha ospitato il segretario provinciale dem, Giuseppe Panetta. E il quadro che ha delineato restituisce l’immagine di un partito spiazzato.
Fuoco e fiamme in casa dem, Panetta: ‘Scelta condivisa del Partito’
“Quella divulgata a mezzo stampa non è la mia posizione personale, ma una scelta collegiale, condivisa con la segretaria nazionale e con il segretario regionale», spiega Panetta. Abbiamo riunito il gruppo dei consiglieri comunali e abbiamo analizzato una situazione che non può andare bene per un motivo semplice: io credo nella comunità politica, che significa rispetto delle regole, dialogo, coinvolgimento. E questo punto, per noi, è imprescindibile”.
Panetta non nasconde la sorpresa per la scelta del sindaco:
“Avevamo concordato un percorso diverso. E non è un problema solo del Pd: queste decisioni impattano sull’intera maggioranza. È vero che il sindaco ha i poteri per nominare la Giunta e firmare i decreti, ma la maggioranza deve essere parte di questo processo. Altrimenti vuol dire che non esiste più una maggioranza e che siamo di fronte alla giunta del sindaco, non a quella del Comune. Lo dico con chiarezza: è un atto politico. Legittimo, certo, ma pur sempre politico”.
Panetta ricorda poi la fase delicata che la città sta vivendo a pochi mesi dal voto.
“La Giunta era stata costruita al momento del ritorno del sindaco dopo la sospensione. Era un esecutivo che stava lavorando e non mi risulta ci siano state contestazioni nel merito. Può accadere che un assessore non sia all’altezza delle deleghe o commetta errori: lo si convoca, si spiega, si interviene. È fisiologico. Ma non è questo il caso di Anna Briante e Paolo Malara, due professionisti di spessore e rispettati in città. Rimuoverli è stato un errore che si poteva e si doveva evitare. La politica è fatta anche di valori umani e qui, purtroppo, sono venuti meno”.
L’incontro con Falcomatà
Panetta ricostruisce anche l’incontro avvenuto circa dieci giorni fa con il sindaco, già anticipato da CityNow.
“Io e il capogruppo Marino abbiamo incontrato Falcomatà. La segretaria cittadina Bonforte, per impegni lavorativi, non ha potuto partecipare. Abbiamo affrontato scadenze politiche ed elettorali e ci siamo lasciati con un impegno: evitare divisioni e aprire un confronto positivo, anche perché c’era una postazione in Giunta ancora da assegnare. La politica non può diventare terreno di vendette. Spero prevalga il buon senso”.
E aggiunge un passaggio diretto:
“Dobbiamo lavorare per presentarci alla città con credibilità e puntare alla riconferma. E quando parliamo del Pd, dobbiamo guardare anche all’altra metà del campo: poche settimane fa abbiamo assistito a una sceneggiata di candidature annunciate in piazza, senza alcun fondamento. Nella destra la questione tra Lega e Forza Italiaè molto più aperta di quanto sembri”.
“Non è un problema di nomi, ma di metodo”
Sui nuovi ingressi in Giunta, Panetta è netto:
“Non è un problema di nomi. È un problema di metodo e di sostanza politica. Ci sono regole che disciplinano il rapporto tra partito, gruppi consiliari ed esecutivo. È una prassi consolidata che non può essere cambiata per un tornaconto personale. Sono amareggiato. Io intendo la politica come rispetto, comunità, responsabilità. Si possono vivere momenti di scontro, anche duri, ma poi si supera tutto. Non c’è spazio per l’astio”.
Primarie sì o no?
E sul nodo cruciale delle prossime elezioni comunali, conclude:
“È questione di giorni: convocheremo un incontro per definire insieme il percorso più giusto per la scelta del candidato sindaco. Se ci sono più candidati, il metodo deve essere condiviso. Se non c’è convergenza unanime – un metodo “Tridico”, per capirci – non ha senso aprire discussioni laceranti. Le primarie possono essere un’opzione, non le escludo”.
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