Frodi carosello, Procura UE indaga su IVA non versata all’Italia per 260 milioni
Bruxelles – C’è uno schema di evasione dell’IVA sui carburanti al centro dell’indagine che la Procura europea (EPPO) sta portando avanti in Italia, su richiesta degli uffici di Bologna e Napoli. Oggi (14 novembre) la Guardia di Finanza partenopea ha effettuato una serie di sequestri preventivi, ultimo atto di un’investigazione durata più di un anno e mezzo.
In totale, le attività criminose della rete sgominata dall’EPPO ha aperto un buco nell’erario del Belpaese per circa 260 milioni, corrispondenti all’imposta sul valore aggiunto non versata in relazione ad un fatturato da oltre 1 miliardo, realizzato con la vendita illegale di carburanti sul mercato nostrano.
La tecnica usata è quella, già nota, delle cosiddette “frodi carosello“, schemi basati su aziende fittizie e “commercianti fantasma” che acquistano beni senza IVA da rivenditori intra-comunitari (in questo caso basati in Croazia e Slovenia) per poi venderle a prezzo maggiorato di un’IVA mai versata all’erario, senza adempiere ai propri obblighi fiscali nei confronti del fisco italiano e distorcendo peraltro la concorrenza nel mercato unico europeo.
Il provvedimento, rende noto l’ufficio del procuratore a dodici stelle, riguarda una società riconducibile al capo della rete criminale, un imprenditore campano condannato in primo grado lo scorso 15 ottobre a otto anni di reclusione e a una multa di 8.600 euro, con la confisca di beni fino a 73 milioni e l’interdizione dall’attività imprenditoriale.
L’intero gruppo – 59 indagati e 13 società finite nel mirino – era stato precedentemente smantellato nel marzo 2024, quando erano state emesse misure cautelari per otto persone. Lo scorso aprile, i finanzieri avevano sequestrato beni per un valore di 20 milioni, compresi oltre 150 immobili (incluso un resort turistico).
Gli accertamenti degli inquirenti hanno rivelato che la società di comodo (ufficialmente intestata alla moglie dell’imprenditore) disponeva di un deposito fiscale a Magenta, nei pressi di Milano, utilizzato per facilitare gli schemi cosiddetti di frode dell’IVA. Inoltre, si sospetta che l’organizzazione abbia riciclato più di 35 milioni in altri proventi illeciti, ricorrendo a conti bancari di società con sede in altri due Paesi membri, la Romania e l’Ungheria.
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