Guerra, tanti ne parlano, solo Putin la fa: ma ora il nostro generale fa la faccia feroce
Come i bambini di dieci anni, stiamo giocando alla guerra. Solo che non ci sono spade di cartone o fucili finti, né pistole ad acqua o mitragliatrici che fanno solo rumore. Mentre in una parte del mondo si sta cercando in tutte le maniere di arrivare ad una tregua e quindi alla pace, c’è chi non la pensa allo stesso modo
È il generale Giuseppe Cavo Dragone, capo del comitato militare della Nato, il quale afferma in una intervista al Financial Times che agli attacchi ibridi di Mosca e alle scorribande del Cremlino si potrebbe rispondere con maggiore aggressività. Sarebbe solo un’azione difensiva per scongiurare le molteplici imboscate volute da Putin.
Il generale non giochi alla guerra

Ora davvero non sappiamo a chi deve rispondere questo alto ufficiale, ma probabilmente il suo superiore dovrebbe richiamarlo e dirgli di essere meno attratto da quella che un giornale definisce la sua “voglia matta” di aprire un conflitto vero e proprio che potrebbe generare conseguenze inimmaginabili.
L’ex primo ministro francese Georges Clemenceau, morto nel 1929, aveva una idea ben precisa al riguardo. Diceva che “la guerra è una cosa troppo seria da lasciarla ai generali”. Ora, ironia a parte, non si capisce il motivo di un’affermazione così grave e pericolosa uscita dalla bocca del militare. La speranza è che abbia voluto soltanto dare una visione catastrofica di quel che potrebbe accadere.
Perché se le sue parole fossero invece seguite da una prossima realtà, beh potremmo dire davvero che di così alti ufficiali, non abbiamo proprio bisogno, anzi ne faremmo volentieri a meno. Speriamo che le dichiarazioni di Cavo Dragone siano state solo frutto di ricordi ormai tramontati e per fortuna respinti dalla attuale realtà.
In Europa e oltre Oceano si stanno studiando tutte le mosse necessarie per far tacere le armi; al contrario, c’è chi ritiene che sarebbe il caso di rispondere,(magari con minore intensità) alle provocazioni russe. Meglio non addentrarsi in simili interventi che possono essere state solo il frutto di una super voluta preparazione militare da mostrare a chi leggeva l’articolo.
Le guerre della politica
Di “guerre politiche” ne abbiamo fin sopra le tasche se guardiamo a quel che succede nel nostro Paese. Ogni giorno, si trova l’appiglio per una nuova sceneggiata.
A destra, le opinioni non hanno tutte un denominatore comune. Si risponde che il pluralismo fa bene, è l’indice della democrazia, Ma un conto è avere pareri diversi, un altro è “sparare a pallettoni” contro chi la pensa diversamente da te. Palazzo Chigi suda le proverbiali sette camicie per placare le riottose idee di Matteo Salvini e la caparbietà di Antonio Tajani che non arretra di un millimetro quando crede di essere nel giusto.
A sinistra c’è da scegliere, gli argomenti sono tanti su cui si dibatte e ci si divide. Ora più che mai i protagonisti che si avvicendano sul palcoscenico sono due pezzi da novanta che rispondono al nome di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Due leader indiscussi che dovrebbero parlare un solo linguaggio, visto che la segretaria del Pd è pazzamente innamorata del campo largo, cioè dell’unità di tutte le opposizioni che potrebbero combattere e vincere contro un potere logoro che “non sa più dove mettere le mani per guidare il Paese”.
Schlein ritiene una provocazione quella di Conte: essersi intromesso in un incontro scontro com la premier. “Ha giocato di sponda con la Meloni”, sostiene. Un vero e proprio sgarbo. Conte non rimane in silenzio. Attacca invece di lasciar correre.
Afferma stizzito: “Il suo è uno sgarbo al cubo perché io alla festa dei Fratelli d’Italia ci sono andato anche quando ero presidente del Consiglio. Andarci in due avrebbe voluto dire mettere con le spalle al muro la premier”. Un autogol quello della segretaria del Pd? Ne sono convinti tutti, tranne i fedelissimi di via del Nazareno.
È chiaro, quindi, che il tanto agognato campo largo che in Campania e in Puglia aveva vinto alla grande comincia assai male il suo cammino. Sarà sempre così fin quando il presidente dei pentastellati non la smetterà di credere che sia lui e soltanto lui il leader della sinistra.
Come uscirne? Non è facile fare previsioni, visto il carattere di entrambi. Se si decidesse per delle primarie senza confini? Insieme Pd e 5Stelle per dare la parola al loro popolo sovrano? Potrebbe essere una soluzione, ma difficilmente ci si arriverà. Meglio vivere alla giornata, e facendo un grande favore alla Meloni che potrà dirsi tranquilla anche per le politiche del 2027.
Lasciatemi scrivere poche righe per la scomparsa di un grande: Nicola Pietrangeli, un maestro per tutti noi che abbiamo oggi i capelli bianchi.
Quando lo si vedeva giocare appariva come un angelo che avesse tra le mani una racchetta . Di legno, badate bene, non quelle che ora mandano la palla a quasi duecento chilometri l’ora. Quando per il rovescio non si usavano entrambe le mani, ma soltanto una che aveva il timbro dell’eleganza. Per tutti noi, tennisti della domenica, è stato un idolo. Nella speranza che lo sia rimasto anche quando sono apparsi sulla scena i Sinner e gli Alcaraz. Buon riposo, Nicola. Chissà se anche lassù avrai qualcuno a cui insegnare il tuo gioco?
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