I mondiali della faccia tosta sulla «Tangentopoli ucraina»

È difficile stabilire chi meriti la vittoria nel campionato mondiale della faccia tosta, seguendo le discussioni circa i gravi casi di corruzione emersi in Ucraina, che hanno portato alla caduta del potentissimo Andriy Yermak, numero due di Volodymyr Zelensky. Certo, il primo posto dovrebbe andare di diritto a Vladimir Putin, e ai tanti putiniani che anche in Italia ne ripetono scrupolosamente tutti gli argomenti, a cominciare da quello secondo cui gli aiuti europei finirebbero in «cessi d’oro» e prostitute. Esattamente le parole pronunciate in Italia da Matteo Salvini, un altro credibilissimo pretendente al primo posto nel suddetto campionato, non foss’altro perché, nel momento stesso in cui ripete testualmente gli argomenti del Cremlino, non appare, come dire, il migliore testimonial possibile di una battaglia anticorruzione (non bastassero già i precedenti, nel suo partito, a cominciare dalla famosa truffa dei 49 milioni). Per non parlare di Donald Trump, forse il più spudorato di tutti, che è tornato ad attaccare Zelensky sui casi di corruzione, negli stessi giorni in cui un quotidiano conservatore e spesso indulgente con lui come il Wall Street Journal ha pubblicato un ampio e dettagliatissimo resoconto di come il presidente americano, i suoi soci in affari, i suoi famigliari e tutta la loro rete di amici e clienti sia impegnata nell’organizzare ogni genere di speculazione con aziende russe, in vista di un imminente allentamento delle sanzioni.
Il punto però è che la Russia di Putin è oggi uno dei regimi più corrotti al mondo, e questa probabilmente è anche la prima ragione per cui non può tollerare ai propri confini l’esempio di una democrazia libera e prospera, capace di garantire ai propri cittadini standard di igiene, salute e benessere inimmaginabili a Mosca, semplicemente perché qui gli enormi profitti provenienti dalle straordinarie ricchezze naturali del paese finiscono tutti nei conti (esteri) di Putin, degli altri gerarchi e di una ristrettissima élite. Una delle differenze fondamentali tra Ucraina e Russia è proprio questa, che in Ucraina ci sono una stampa, una società civile e organismi anticorruzione realmente indipendenti, capaci di mettere sotto indagine perfino i vertici del governo, e quando Zelensky ha provato a indebolirli ha dovuto fare marcia indietro davanti alla mobilitazione dei cittadini in piazza. A Mosca le accuse di corruzione al massimo sono utilizzate dal Cremlino per fare fuori, non solo politicamente, i funzionari non abbastanza allineati. Tutto questo rende ovviamente gli argomenti della propaganda russa particolarmente risibili, ed è sconcertante che nel nostro paese ci sia, non solo tra i politici, chi non si vergogna di prenderli sul serio. Senza nemmeno pensare che se le inchieste per corruzione fossero un valido motivo per negare aiuto militare a un paese invaso, faremmo bene a evacuare immediatamente l’Italia intera e cercare tutti quanti rifugio altrove. Motivo per cui, tutto considerato, forse i mondiali di faccia tosta alla fin fine li vince sempre Salvini.
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