“I soccorsi si sono rifiutati di intervenire”: capriolo investito e lasciato per strada agonizzante
Hanno chiesto aiuto ma non è arrivato nessuno: un capriolo investito è rimasto agonizzante in strada perché i soccorsi non sono arrivati.

In casi simili si dice sempre di chiamare autorità competenti che dovrebbero intervenire tempestivamente, ma purtroppo in questo caso i soccorsi non si sono presentati ad aiutare un capriolo investito da un’auto e rimasto agonizzante per strada per lunghissime ore dopo l’incidente. Accusati di negligenza, gli operatori del centro recupero animali selvatici hanno fornito la loro risposta sull’accaduto; ma dall’altro lato c’è chi li accusa di non essere intervenuti.
Capriolo investito e agonizzante per ore: è polemica per i ”Soccorsi mancati”
Quando ha notato il capriolo agonizzante in strada, Giada ha tempestivamente allertato i soccorsi. Aveva assistito all’incidente che aveva coinvolto l’animale, avvenuto lungo una strada provinciale che collega Orbassano e Stupinigi, in provincia di Torino, e aveva anche notato che, dopo l’urto, l’auto che lo aveva colpito non si era affatto fermata. Ma la priorità, secondo la ragazza, era appunto quella di soccorrere il capriolo ferito.

Non sapendo come gestire la situazione, ha pensato di chiamare immediatamente il Canc (Centro Animali non Convenzionali), parte della struttura dell’Ospedale Veterinario Universitario di Torino: è infatti questa la sezione più indicata a cui rivolgersi in caso di animali ‘non comuni’ come cani e gatti. Ma la risposta che è stata data a Giada non era affatto quella che ci si sarebbe aspettata.
Le hanno detto infatti che la cosa migliore era quella di lasciare il capriolo esattamente dov’era, nonostante lo stato di semi-incoscienza che lasciava presuppore un trauma cranico e le basse temperature della notte. Poiché la notizia era diventata virale in breve tempo e numerose sono state le ondate di indignazione che hanno investito gli operatori del Canc, la responsabile Mitzy Mauthe von Degerfeld ha fornito la sua versione dei fatti.
Capriolo investito e agonizzante per ore: dopo l’accusa, l’altra ‘versione dei fatti’
Chiamatasi in causa per l’operato dei suoi collaboratori, la responsabile del Canc Mitzy Mauthe ha assolutamente difeso la loro posizione, spiegando che non si è trattato affatto di negligenza da parte loro. Infatti non si sarebbero rifiutati di intervenire, bensì avrebbero applicato il protocollo previsto in casi come questo.
Infatti in caso di incidente, un capriolo ferito ma senza evidenti tracce di sangue o arti evidentemente rotti non deve essere spostato dal luogo dell’incidente, poiché un ipotetico viaggio potrebbe solo causargli ulteriore stress. In pratica è più facile nonché consigliabile fare in modo che l’animale si riprenda da solo, senza essere portato in struttura, poiché appunto lo spostamento potrebbe causargli ulteriore affaticamento, che andrebbe a peggiorare un quadro clinico già compromesso.
Ma dopo 4 ore di chiamate insistenti, alcuni operatori si sono presentati sul luogo dell’incidente per prelevare l’animale agonizzante ma vivo. E pure sull’operazione di salvataggio pare che la giovane Giada abbia avuto da ridire poiché il povero capriolo sarebbe stato ‘stipato’ in uno spazio piccolissimo e angusto, dopo essere stato preso ‘per le corna’ dall’operatore.
La Mauthe ha dunque spiegato che le gabbie per il trasporto sono volutamente strette per fare in modo che l’animale, durante il viaggio, non rischi altri danni urtandone le pareti. Per quanto riguarda la presa per le corna, pare che sia questa la procedura da attuare poiché si tratta della parte che all’animale non provoca dolore quando preso in braccio.
La risposta di altri Centri di salvataggio
Eppure sull’operato non tempestivo dei responsabili del Canc si sono alzate delle polemiche: infatti altri Centri di salvataggio di animali selvatici e non convenzionali hanno spiegato che un esperto dovrebbe sempre recarsi il prima possibile per constatare, armato di esperienza sul campo, se è il caso di lasciare che la vittima si riprenda da sola oppure trasportarla in un centro di soccorso adeguato.

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Pare che infatti il protocollo adottato da altri centri preveda innanzitutto che l’esperto constati con i suoi occhi lo stato di salute dell’animale e che il possibile prelievo del suo corpo avvenga sia fatto da due persone, una per la testa e uno per la coda, dopo aver legato le zampe con una corda, per impedire all’animale di scalciare e ferire i suoi soccorritori durante il trasporto.
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