Il correntone doroteo del Pd si stringe attorno a Schlein alla ricerca di seggi

Dicembre 2, 2025 - 21:30
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Il correntone doroteo del Pd si stringe attorno a Schlein alla ricerca di seggi

C’è qualcosa di antico nella riunione di Montepulciano del cosiddetto Correntone del Pd. La modalità scelta, intanto, da vecchio convegno democristiano più che comunista – San Ginesio, Santa Dorotea o Lavarone, una vita fa – le correnti che «lanciano segnali» alla leader, i vecchi leoni che dalla tribuna danno lezioni ai più giovani, in platea, con il cellulare in mano.

L’ipocrisia di inneggiare una segretaria che uno degli intervenuti chiamava «la cretina», ma che oggi è una carta da giocare per vincere. E i rigurgiti di consumate liturgie dialettiche – il mix di vecchio e di nuovo –, l’aggancio alla zattera delle meduse, nientemeno il socialismo, ombra della gioventù, risuonato nelle parole di Gianni Cuperlo: «Bisogna ridare un senso a un socialismo che da anni sbanda come una nave in balia di onde cattive», ha detto.

Ma come sarebbe a dire che il socialismo «sbanda»? Forse intendeva, Cuperlo, i partiti che si chiamano socialisti che, in effetti, è vero, sono sballottati da decenni in un mondo che è cambiato tre o quattro volte più che da «onde cattive»; o forse voleva proprio dire «socialismo», evocando cioè un altro sistema, un mondo nuovo, il sol dell’avvenire (che poi è dietro le spalle), un po’ la stessa ansia espressa da Andrea Orlando quando ha detto, con frase rubata agli anni Sessanta, che «bisogna cambiare la società».

Anche meno, verrebbe da dire. Basterebbe avere un programma essenziale, concreto, fattibile. I riformisti, quelli che invece si sono incontrati a Prato, in fondo chiedono questo, semplicemente questo. Non sono la destra «gentile», come ha detto Orlando, semmai una sinistra realistica che non vuole mettere le braghe al mondo, né assaltare il cielo.

Siccome da Montepulciano non è venuta alcuna proposta concreta, sarebbe bello se il correntone di cui Elly Schlein ha preso la guida sottraendola ai vecchi capi allestisse un tavolo programmatico con quelli di Prato, invece di beccarli come ha fatto qualche guru del partito sul «riformismo parola malata».

Soprattutto, a Montepulciano è aleggiata quella inconfondibile aria arrogantella dei vincitori (ma di che?), la si respirava come si respirano certe presunzioni di partito che non sono mai scomparse, tipo quella di Massimo D’Alema che nel 1995, in un teatro romano, guardando Romano Prodi scandì l’immortale frase molto comunista: «Professore, noi le conferiamo la nostra forza», cioè senza di noi non sei nessuno.

Forse non se ne rendono conto gli ex giovani Orlando, Francesco Boccia, Giuseppe Provenzano, i dorotei del Pd nati a destra e finiti a sinistra, ma con Elly gli scatta lo stesso riflesso psicologico per cui loro, figli di quella storia, hanno conferito alla segretaria un’assicurazione sulla vita almeno fino alle elezioni. In cambio di cosa?

Inevitabile è partito il gioco a salire sul carro della vincitrice – segno, tra l’altro, che le elezioni non sono lontane – ed è cominciata la «grande prenotazione» per farsi ficcare in lista o, hai visto mai, per agganciarsi al carro degli staff di governo al grido di «io sono schleiniano della prima ora!». Così i dorotei di Montepulciano sono scesi dalla collina, a ranghi serrati, generali e soldati semplici, adesso che è chiaro che non tutto è perduto e che forse stavolta non sarà la loro ennesima Waterloo.

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Redazione Redazione Eventi e News