Il paese fantasma raggiungibile solo a piedi dove il tempo si è fermato: qui trovi la vera pace dimenticata

Novembre 29, 2025 - 02:00
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Il paese fantasma raggiungibile solo a piedi dove il tempo si è fermato: qui trovi la vera pace dimenticata

Nel cuore dell’Aspromonte calabrese si trova un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, un borgo che racconta storie di abbandono.

Le vicende di questo antico insediamento greco-calabro, oggi disabitato, rappresentano un capitolo emblematico della storia e dell’identità della Calabria greca, intrecciando natura, tragedie e arte popolare.

Sorto su un promontorio roccioso a 527 metri sul livello del mare, nel cuore della vastissima fiumara Amendolea, Roghudi Vecchio è stato un borgo ellenofono di rilevante importanza sin dall’XI secolo, come attestano documenti bizantini. Il nome stesso, derivante dal greco “rogòdes” (pieno di crepacci) o “rhekhodes” (aspro), rispecchia la conformazione aspra e frastagliata del territorio circostante.

Nel 1971 il paese contava circa 1.650 abitanti, ma la sua posizione in una delle zone più piovose della Calabria lo rese vittima di calamità naturali estreme. In soli due giorni, quell’anno, cadde un quantitativo di pioggia pari a quello normalmente previsto per un intero anno, causando un’alluvione devastante che isolò il borgo, provocò morti e dispersi e rese molte abitazioni inagibili. L’allora sindaco Angelo Romeo emise un’ordinanza di sgombero il 16 febbraio 1971, che la maggior parte della popolazione accolse trasferendosi nell’attuale Roghudi Nuovo, situato a valle, nel territorio concesso dal Comune di Melito di Porto Salvo.

Tuttavia, alcuni anziani irriducibili decisero di rimanere nonostante le condizioni estreme, vivendo in condizioni precarie fino alla notte del 29 dicembre 1973, quando un nuovo disastro naturale colpì con ancora maggiore violenza, decretando la definitiva abbandono del borgo e l’assegnazione a Roghudi del triste titolo di città fantasma.

Una tradizione locale, che testimonia la durezza della vita in questo territorio impervio, racconta che per evitare che i bambini cadessero dai ripidi dirupi circostanti, alle pareti esterne delle case venivano fissati grossi chiodi a cui venivano legate corde con i piccoli appese per le caviglie. Sebbene possa sembrare una pratica crudele, era una necessità adottata dopo numerose tragedie infantili.

Un Patrimonio Culturale di Poeti e Tradizioni

Nonostante l’abbandono, Roghudi continua a vivere nella memoria collettiva grazie ai suoi illustri figli e alla sua ricca eredità culturale. Il borgo e la frazione di Chorio hanno dato i natali a straordinari poeti operai, come Angelo Maesano, conosciuto come Mastrangelo, autore dell’inno dei Greci di Calabria, “Éla mu condà”, così come a Francesca Tripodi e Salvatore Siviglia. Questi poeti hanno saputo raccontare con forza e passione la vita, la sofferenza e l’orgoglio di un popolo legato alle sue radici ellenofone.

Il territorio aspromontano che circonda Roghudi offre ancora oggi un’esperienza paesaggistica unica, attraversata da boschi secolari, gole profonde e torrenti limpidi, scenario naturale di miti e leggende. Tra queste spiccano le due formazioni geologiche conosciute come la Rocca du Dragu e le Vastarùcia o “Caldaie del Latte”. La Rocca è un monolite con due cerchi incisi che ricordano grandi occhi, mentre le Vastarùcia sono rocce a forma sferica, protagoniste di una leggenda secondo cui un drago custode di un tesoro veniva nutrito proprio in queste “caldaie”. Altri ritengono che il nome derivi dalla loro somiglianza con le pentole utilizzate per bollire il latte (“a cardara”).

Il Comune di Roghudi, che nel 2025 conta circa 903 abitanti distribuiti principalmente nell’area costiera a valle, mantiene viva
Roghudi Oggi: Tra Natura, Storia e Identità (www.blitzquotidiano.it)

Il Comune di Roghudi, che nel 2025 conta circa 903 abitanti distribuiti principalmente nell’area costiera a valle, mantiene viva la memoria di questo borgo fantasma, che costituisce un simbolo emblematico della geografia degli abbandoni tipica dell’Aspromonte. La separazione territoriale tra il borgo antico e quello nuovo, distante circa 40 km, rende unico questo caso nel panorama calabrese.

Negli ultimi anni sono cresciuti gli interessi per la valorizzazione di Roghudi Vecchio come sito di interesse storico, culturale e turistico, grazie anche alla sua posizione panoramica e alla vicinanza a Melito di Porto Salvo. Percorsi trekking e itinerari naturalistici consentono ai visitatori di immergersi nella natura incontaminata e di riscoprire le tracce di un passato che ancora affascina e commuove.

Il sindaco Pierpaolo Zavettieri, in carica dal 2016, ha promosso iniziative volte a preservare il patrimonio culturale grecanico e a valorizzare il territorio, riconoscendo l’importanza di un borgo che rappresenta non solo un luogo di memoria, ma anche un simbolo identitario per la Calabria Greca.

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