Imbrattata la targa per Stefano Gaj Taché, l’atto vandalico alla sinagoga attaccata nell’82: “Gesto infame, offende tutta Roma”

Dicembre 2, 2025 - 14:30
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Imbrattata la targa per Stefano Gaj Taché, l’atto vandalico alla sinagoga attaccata nell’82: “Gesto infame, offende tutta Roma”

Al vaglio della Digos le immagini delle telecamere di sorveglianza della sinagoga a Monteverde Vecchio, quartiere nel quadrante ovest di Roma, dove due persone incappucciate hanno velocemente imbrattato e vandalizzato la targa commemorativa dedicata a Stefano Gaj Tachè, bambino di due anni, ucciso nell’1982, nell’attentato di matrice palestinese al luogo di culto ebraico. La procura indaga per danneggiamento aggravato e istigazione all’odio razziale. Condanna da tutto l’arco politico.

Due le persone incappucciate, hanno agito molto rapidamente con vernice e spray nera. Quella targa in marmo bianco chiaro ricordava l’attentato presso la sinagoga Beth Michael di Villa Pamphili, è stata vandalizzata nella notte domenica e lunedì. Sui muri le scritte: “Palestina libera” e “Monteverde antifascista e antisionista”. Sono state fatte ripulire dal sindaco Roberto Gualtieri nel primo pomeriggio di ieri. L’assemblea territoriale di Monteverde antifascista ha preso le distanze dall’accaduto: “Sentiamo impellente la necessità di discostarci chiaramente da questo gesto e di condannarlo con fermezza. Esprimiamo la nostra sincera vicinanza alla comunità ebraica del nostro quartiere”.

“Le scritte comparse nella notte al tempio Beth Michael a Monteverde sono un gesto infame che ferisce la Comunità Ebraica e offende l’intera città – ha dichiarato il sindaco – Naturalmente ho già chiesto all’ufficio decoro di Roma Capitale di ripulire tutto al più presto, ma voglio esprimere la mia solidarietà alla comunità ebraica romana, che sa di poter contare sul sostegno convinto delle istituzioni, del Campidoglio e di tutti i Municipi. Colpire un luogo di culto e vandalizzare la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, bambino vittima del terrorismo, è un atto gravissimo che mira a incrinare il rispetto che tiene unita la nostra comunità civica, ma non accadrà: saremo sempre accanto agli ebrei romani e continueremo a difendere i valori democratici della nostra città contro ogni forma di antisemitismo e di intolleranza”.

Era il nove ottobre dell’82 – pochi mesi prima c’era stata l’invasione del Libano da parte di Israele e il massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila – quando cinque terroristi considerati membri del Consiglio Rivoluzionario di Al Fatah (FMT) entrarono in azione con bombe a mano e mitra. Era il giorno dello Shabbat, la festa del riposo che la comunità ebraica osserva ogni sabato, e della festività Seminì Atzeret. Alla sinagoga era in programma un bar mitzvah di decine di adolescenti. Stefano Gaj Tachè morì dopo esser stato colpito dalla scheggia di una bomba a mano. 37 i feriti, tra cui i genitori e il fratello della vittima. A fine settembre scorso, era stato arrestato su mandato internazionale, in Cisgiordania, Hicham Herb, considerato tra gli ideatori dell’attentato.

L’atto vandalico arriva a pochi giorni dall’assalto al quotidiano La Stampa a Torino, altro episodio che si lega al conflitto in Medio Oriente, in quel caso per via del decreto di espulsione destinato a un imam del quartiere San Salvario. Solidarietà espressa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha telefonato al presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun. “Gesto di oltraggio che ferisce profondamente la comunità ebraica, chiediamo un intervento forte del governo per fermare questa spirale d’odio”, ha commentato Fadlun al giornale radio della Rai.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia