Indonesia. Prende forma l’accordo di libero scambio con l’Ue

Giugno 13, 2025 - 03:00
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Indonesia. Prende forma l’accordo di libero scambio con l’Ue

di Giuseppe Gagliano –

Dopo quasi un decennio di trattative interrotte, stalli politici e barriere doganali, l’Indonesia e l’Unione Europea si apprestano a chiudere un accordo di libero scambio che potrebbe ridisegnare i rapporti tra Bruxelles e il Sud-Est asiatico. L’annuncio del ministro indonesiano Airlangga Hartarto, che ha definito il negoziato “entrato nella fase finale”, segna un momento storico per la diplomazia economica di Giacarta, in un contesto internazionale sempre più segnato da protezionismi incrociati e da una corsa alla de-cineseizzazione delle filiere strategiche.
Il partenariato economico globale (IEU-CEPA) promette di eliminare l’80% dei dazi sulle esportazioni indonesiane verso il blocco europeo, aprendo varchi significativi per prodotti chiave come calzature, abbigliamento, pesce e soprattutto olio di palma. Una concessione che, in passato, era stata la causa principale del gelo tra le parti.
Il nodo dell’olio di palma, da anni al centro delle tensioni tra Giacarta e Bruxelles, resta uno dei punti più controversi. Le norme UE contro la deforestazione rischiano di limitare l’export di una delle principali risorse indonesiane. Hartarto ha dichiarato che queste norme non sono incluse nell’accordo, ma il Commissario europeo Sefcovic avrebbe garantito un “trattamento speciale” per l’Indonesia: un’elegante formula diplomatica che maschera un compromesso provvisorio, in attesa di nuovi equilibri politici nel Parlamento europeo.
Altra frattura aperta: il nichel. Il divieto di esportazione imposto da Giacarta per favorire la lavorazione interna del minerale ha irritato Bruxelles, che ha risposto con dazi su acciaio e leghe indonesiane. Anche su questo punto l’accordo dovrebbe prevedere forme di compensazione.
L’urgenza di concludere l’intesa non è solo commerciale, ma strategica. Dietro le dichiarazioni ufficiali si cela una preoccupazione comune: il crescente isolamento protezionista degli Stati Uniti. Sotto l’amministrazione Trump, le tariffe sono diventate strumento di politica estera, colpendo sia l’Indonesia (32% di dazio in arrivo da luglio) che l’UE (fino al 50% su auto, acciaio e alluminio). Di fronte a questo scenario, l’accordo Indonesia-UE appare come una forma di mutuo soccorso economico: diversificare per sopravvivere.
Come evidenziato da The Diplomat, l’intesa tra Bruxelles e Giacarta serve anche a contenere l’influenza di Pechino nella regione ASEAN. L’UE ha già siglato accordi con Singapore e Vietnam, sta riattivando i negoziati con Thailandia e Filippine, e punta alla creazione di un’intesa interregionale UE-ASEAN: il CEPA con l’Indonesia sarebbe un tassello chiave.
L’IEU-CEPA rappresenta un banco di prova per una nuova forma di multilateralismo: più flessibile, più tattico, meno ideologico. Ma le contraddizioni non mancano. Da un lato l’UE promuove standard ambientali ambiziosi, dall’altro apre ai prodotti indonesiani legati a modelli produttivi intensivi e controversi. Dall’altro lato, l’Indonesia rivendica la sovranità economica ma cerca l’accesso ai mercati europei. La sfida sarà mantenere l’equilibrio tra apertura e autodeterminazione, tra tutela dell’ambiente e necessità di crescita.
Se il compromesso reggerà, l’accordo potrebbe segnare l’inizio di una nuova stagione per la diplomazia economica euro-asiatica. Ma se le tensioni riemergeranno, il trattato rischia di restare un altro monumento incompiuto nel cimitero dei buoni propositi globali.

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Redazione Redazione Eventi e News