Italia, il virus potrebbe tornare: perché tutto il sistema sanitario è in allarme

Novembre 29, 2025 - 02:00
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Italia, il virus potrebbe tornare: perché tutto il sistema sanitario è in allarme

Un’analisi epidemiologica aggiornata condotta dall’(ISS) e pubblicata su Lancet Infectious Diseases delinea un quadro preoccupante.

Lo studio, basato su dati raccolti nell’arco di un decennio, conferma la necessità di intensificare le campagne vaccinali e di adottare strategie mirate per arginare la possibile recrudescenza della malattia.

L’analisi prende in considerazione circa 15 mila casi segnalati tra il 2013 e il 2022, includendo oltre 700 episodi di trasmissione documentata con precisione. Attraverso un modello matematico, si stima che nel 2025 il 9,2% della popolazione italiana sarà ancora suscettibile al morbillo. A questa quota contribuiscono sia i bambini con coperture vaccinali incomplete sia un’ampia fascia di adulti nati negli anni Ottanta e Novanta, che mostrano livelli inferiori di immunizzazione rispetto alle aspettative.

Questa presenza di sacche di popolazione non protetta impedisce di raggiungere un’immunità collettiva stabile, aumentando il rischio di nuovi focolai epidemici.

La dinamica della trasmissione: gli adulti al centro della circolazione virale

Dall’analisi di 795 catene di trasmissione, in cui è stato possibile rintracciare il contatto tra caso indice e contagiati, emerge che l’88% delle infezioni deriva da persone non vaccinate. In particolare, sono gli adulti tra i 20 e i 39 anni a sostenere la maggior parte della circolazione virale. Contrariamente a quanto spesso si pensa, gli ambienti scolastici sono coinvolti solo nell’8,5% dei casi, mentre la diffusione avviene prevalentemente in contesti familiari, comunitari e informali, dove il contatto stretto e prolungato facilita il contagio.

Il tempo di generazione del virus è stato calcolato in 11,7 giorni, confermando la capacità del morbillo di diffondersi rapidamente in un contesto con una percentuale significativa di soggetti non immuni.

Il morbillo è una malattia infettiva esantematica acuta causata dal virus del genere Morbillivirus, caratterizzata da febbre alta,
Sintomi, complicanze e prevenzione: un quadro aggiornato(www.blitzquotidiano.it)

Il morbillo è una malattia infettiva esantematica acuta causata dal virus del genere Morbillivirus, caratterizzata da febbre alta, tosse, congiuntivite, e da un’eruzione cutanea che si diffonde dal viso al resto del corpo. La contagiosità è elevatissima: il virus si trasmette tramite goccioline respiratorie e segrete nasali, e può rimanere infettivo fino a due ore nell’ambiente circostante.

La malattia presenta un periodo di incubazione medio di 10-12 giorni e può portare a complicanze severe in circa il 30% dei casi, specialmente nei bambini sotto i cinque anni, negli adulti e nelle persone con sistema immunitario compromesso. Le complicanze più gravi includono polmonite, encefalite, otite media e diarrea. In Italia, la letalità è bassa ma non trascurabile e si conferma più alta nei Paesi in via di sviluppo.

Non esiste un trattamento antivirale specifico; la terapia è di supporto e comprende l’assunzione di farmaci antipiretici, reidratazione e, in caso di complicanze batteriche, antibiotici. La somministrazione di vitamina A è raccomandata per ridurre la gravità delle complicanze nei bambini.

Il vaccino contro il morbillo, disponibile da oltre sessant’anni, è la misura più efficace per prevenire la malattia. In Italia, il calendario vaccinale prevede due dosi: la prima a 12 mesi e la seconda a 5 anni, con una protezione superiore al 90% nei vaccinati. La vaccinazione è controindicata solo in casi specifici come allergie gravi o immunodepressione. In seguito a esposizione al virus, la vaccinazione entro 72 ore può essere efficace come profilassi post-esposizione. Per coloro che non possono vaccinarsi, sono disponibili le immunoglobuline.

Priorità per il futuro: rafforzare le coperture e la comunicazione

L’analisi dell’ISS sottolinea l’urgenza di rafforzare le coperture vaccinali pediatriche, completare la seconda dose e sviluppare strategie mirate per recuperare gli adulti non immunizzati, in particolare le coorti nate negli anni Ottanta e Novanta. Interventi regionali mirati possono aiutare a colmare le lacune locali e migliorare la protezione complessiva.

Fondamentale è inoltre una comunicazione chiara e trasparente sui benefici della vaccinazione e il mantenimento di una sorveglianza epidemiologica efficace, capace di intercettare tempestivamente segnali di allerta, elementi che si sono rivelati cruciali nel monitoraggio della malattia negli ultimi dieci anni.

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