La Cassazione smonta l’impianto accusatorio della Procura di Milano sull’urbanistica

La Corte di Cassazione ha confermato i provvedimenti con cui il Tribunale del Riesame aveva revocato, per assenza di indizi sulla presunta corruzione nell’ambito dell’urbanistica milanese, gli arresti domiciliari di Manfredi Catella (Ceo del gruppo immobiliare Coima) e Alessandro Scandurra (ex membro della Commissione paesaggio, l’organo comunale che valuta l’impatto dei progetti edilizi sulla città). Lo stesso è avvenuto per la misura cautelare destinata ad Andrea Bezziccheri, patron della società immobiliare Bluestone, l’unico indagato dell’inchiesta a finire in carcere.
La sesta sezione penale della Cassazione ha dunque respinto, dichiarandolo «inammissibile», il ricorso della Procura di Milano. Nell’atto del procuratore generale di Cassazione, Cristina Marzagalli, è stato segnalato che i fatti «non dimostrano la formazione, né l’operatività di un accordo corruttivo tra Scandurra e Catella», anche perché risulta impossibile verificare che «i pagamenti delle fatture da parte» di Coima «siano riconducibili a un accordo corruttivo anziché correlate ad attività professionale effettivamente prestata da Scandurra e regolarmente contabilizzata».
La Cassazione ha inoltre annullato le interdittive nei confronti dell’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, dell’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e del manager (socio della società di architettura J+S Spa) Federico Pella. L’interdittiva, disposta quest’estate dal Tribunale del Riesame, avrebbe impedito ai tre indagati di svolgere funzioni pubbliche per un intero anno. Il Riesame aveva già revocato tutte le misure cautelari detentive a carico dei sei principali indagati, ai quali erano stati contestati i reati di corruzione e induzione a dare o promettere utilità. Il risultato, insomma, è che né per il Riesame né per la Cassazione sussistono i motivi per procedere agli arresti.
In una nota diffusa in mattinata, Coima – che ha nel suo portafoglio edifici celebri come il Bosco Verticale, la sede di Microsoft e la Torre Unicredit di Porta Nuova – ha scritto che «dal 16 luglio, data di notifica delle accuse, al 12 novembre, data di udienza della Corte Suprema, undici giudici, oltre alla stessa Procura Generale di Stato, hanno radicato progressivamente fino al livello massimo della magistratura la nostra estraneità a quanto contestatoci. Questa dinamica, a seguito di uno degli stress test più profondi che potessimo immaginare, equivale a un riconoscimento virtuoso dell’integrità, del rigore, della professionalità e della capacità di reazione della nostra organizzazione e di tutte le persone di Coima».
Le indagini, intanto, continuano. Oggi, giovedì 13 novembre, la Procura ha inviato il pool edilizia della Polizia Locale a sequestrare in via preventiva e urgente il cantiere di un edificio in viale Papiniano 48. Il progetto prevede la realizzazione di un complesso residenziale di lusso di otto piani – una piscina per piano – al posto di un laboratorio commerciale abbandonato di due piani (più uno sottoterra). Secondo la Procura, si legge sul Corriere della Sera, il cantiere è stato «illegittimamente qualificato come ristrutturazione» e approvato con una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), senza un piano attuativo specifico (che richiederebbe più tempo e più passaggi burocratici).
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