La Commissione UE ammette il fallimento alla COP30: “Sarebbe stato meglio fare di più”
Bruxelles – Un mezzo fallimento che nessuno nega. A cinque giorni dalla chiusura della COP 30 tenutasi a Belém, il Parlamento di Strasburgo si riunisce per commentare il risultato. “È chiarissimo che sarebbe stato meglio fare di più”, ha ammesso il commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, volato in Brasile per negoziare un accordo sugli impegni globali per conto dell’UE. Nel documento finale, il risultato più importante è stato l’aumento dei fondi per i paesi colpiti più dal riscaldamento climatico.
Il grande assente, invece, è una tabella di marcia per l’eliminazione dei combustibili fossili. “Devo ammettere che c’è stata una resistenza piuttosto importante sui combustibili fossili”, ha aggiunto Hoekstra, dimenticandosi però che la stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non aveva espresso una linea di esplicita condanna sull’argomento.
Just arrived in Belém with my team for the biggest climate conference of the year — @Cop30noBrasil.
I’ll represent the EU, together with @L_Aagaard, Ministers, and Members of the European Parliament. It’s going to be an intense week of negotiations.#StayTuned #COP30 pic.twitter.com/GgyxmcXLeo
— Wopke Hoekstra (@WBHoekstra) November 17, 2025
Telefono senza fili
“Non stiamo combattendo i combustibili fossili, quanto le emissioni che derivano dai combustibili fossili”, aveva affermato von der Leyen al G20 tenutosi in Sud Africa gli stessi giorni della COP. Un gioco di mimetismo politico con lo scopo di non prendere una posizione chiara.
A portare alla luce questa incongruenza ci ha pensato Bas Eickhout, co-presidente del gruppo dei Verdi, durante il dibattito in emiciclo: “Von der Leyen non condannava l’utilizzo dei combustibili fossili mentre lei commissario trattava per la loro eliminazione. Mi sembra che la mano destra non sappia cosa stia facendo la mano sinistra”. L’eurodeputato di S&D Mohammed Chahim rincara la dose: “Parlare di transizione senza parlare di carburanti fossili è come parlare di cancro ai polmoni senza parlare di sigarette”.
“Maggioranza Giorgia”
L’assenza di una posizione chiara da parte dei 27 stati membri era annunciata. L’afflato ecologista che aveva caratterizzato il primo mandato di von der Leyen interessa sempre meno le cancellerie europee. Ora lo stesso Parlamento europeo sta riducendo il suo impegno sui temi del Green Deal. Il più delle volte, questo è reso possibile grazie alla cosiddetta “Maggioranza Giorgia”, composta da popolari, conservatori e patrioti. È di ieri l’ennesima intesa tra PPE e ultradestra per affossare la legge contro la deforestazione, rinviandone l’entrata in vigore di un altro anno e riducendo ulteriormente gli oneri per le aziende. Un nuovo corso visibile ma al contempo ancora sottotraccia, che non ha certo aiutato i negoziatori a Belém.

L’impreparazione europea
Un altro aspetto denunciato dagli europarlamentari è quello dell’impreparazione. L’onorevole del gruppo Renew, Emma Wiesner, sottolinea che “se il Consiglio Europeo non si fosse concentrato solo sugli obiettivi del 2040, ci saremmo preparati meglio per la COP30.” Rincara la dose Eickhout: “L’Europa si è sorpresa quando sono stati triplicati i fondi per l’adattamento. Vi dico già, commissario, che per la prossima COP i soldi saranno ancora un problema“. Eickhout fa notare che nel testo finale non è chiaro quale sia la base dell’aumento dei fondi per l’adattamento, dunque “se i leader saranno ancora impreparati su come affrontare questo argomento nella prossima COP, avremo nuovi problemi per l’Europa”.
L’Unione a Belém ha dimostrato insomma come senza un’altra potenza capace di trainare il dibattito, si stata incapace di imporre le proprie priorità durante il dibattito. “Il mandato dell’incontro era troppo ambizioso e l’assenza degli Stati Uniti è stata importante. I BRICS hanno potuto fare quello che hanno voluto,” riassume critico Alexandr Vondra, vicepresidente del gruppo dei conservatori europei.

Più verdi e più competitivi
Nell’intervento conclusivo Hoekstra prova a sviare i contestatori prendendosela con il formato dell’incontro: “Siamo arrivati alla fine della storia di questo formato è troppo complesso” anche se poi ricorda “non sarà facile modificare questa struttura”. Dopo la pioggia di critiche, al commissario non resta che trincerarsi dietro lo slogan pigliatutto: “Vogliamo combinare l’azione per il clima con competitività e indipendenza”. La probabilità che la stessa scena la vedremo l’anno prossimo dopo la Cop31 di Antalya, in Turchia, è alta.
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