La Corte di giustizia dell’UE si esprimerà sul divieto italiano a CBD e infiorescenze di canapa

Novembre 13, 2025 - 12:30
 0
La Corte di giustizia dell’UE si esprimerà sul divieto italiano a CBD e infiorescenze di canapa

Bruxelles – Il Consiglio di Stato ha rinviato alla Corte di giustizia dell’Unione europea la decisione sulla compatibilità con il diritto comunitario del divieto italiano di commercializzazione delle infiorescenze di canapa. I giudici di Lussemburgo potranno così porre fine al lungo periodo di incertezza per un settore che occupa circa 15mila persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro, innescato dall’approvazione del decreto sicurezza fortemente sostenuto dal governo di Giorgia Meloni.

Il Consiglio di Stato – chiamato dal governo, che ha impugnato le sentenze del Tribunale amministrativo regionale del Lazio sul decreto con cui il governo aveva equiparato le composizioni orali a base di cannabinoide non attivo (CBD) alle sostanze stupefacenti – ha deciso di deferire alla Corte dell’UE la controversia sull’emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, che di fatto vieta la produzione e il commercio di infiorescenze di canapa e dei suoi derivati.

Nella sua ordinanza, il Consiglio di Stato sottolinea innanzitutto il principio secondo cui la legislazione dell’UE, nel definire le varietà che possono essere coltivate, “non fa alcuna distinzione tra le varie parti della pianta”. La prima questione da risolvere è se le norme europee precludano una legislazione nazionale che vieti la coltivazione e l’uso di foglie e infiorescenze e dei relativi derivati (CBD) provenienti da varietà consentite entro i limiti legali di THC (il principio attivo della cannabis) non superiori allo 0,2 per cento.

Successivamente, si pone la questione delle restrizioni “ingiustificate” al mercato unico europeo. Il divieto di produzione e commercio di infiorescenze di canapa e derivati comporta inevitabilmente restrizioni alle importazioni e alle esportazioni che non possono essere giustificate per motivi di salute o di ordine pubblico, dato il livello “estremamente basso” di THC. Per questo motivo – come già denunciato dagli operatori del settore, dagli avvocati e dai rappresentanti politici italiani ed europei – potrebbe violare il principio della libera circolazione delle merci sancito dagli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).

Anche il confronto con altri paesi dell’UE ha un peso. La produzione di cannabidiolo “sembra essere legale in altri Stati membri”, osserva il Consiglio di Stato. Lo scenario indicato dalla massima autorità amministrativa è quello di una possibile disapplicazione della normativa nazionale incompatibile: è “possibile” che la legge 242/2016, la legge sulla canapa industriale, modificata dal governo Meloni, “debba essere considerata non conforme alle norme europee e, come tale, debba essere disapplicata”.

Secondo Giacomo Bulleri, l’avvocato che ha curato il ricorso insieme allo studio legale Legance, l’ordinanza “ha affrontato in modo esaustivo le questioni critiche emerse negli ultimi 10 anni”, che “continuano a creare confusione intorno alla canapa”. Queste questioni critiche derivano, secondo Bulleri, da una domanda “molto semplice”, ovvero che “la pianta di canapa nella sua interezza (da varietà certificate a basso contenuto di THC) è un prodotto agricolo e quindi la legge sugli stupefacenti non può essere applicata”.

Per Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italiana che per primo ha portato all’attenzione delle istituzioni europee le questioni critiche relative ai divieti italiani, ci troviamo di fronte a “un momento decisivo” dopo un lungo periodo di stallo in cui la Commissione europea ha ritardato la valutazione della questione richiesta dalle associazioni di categoria e dai deputati europei. “Il Consiglio di Stato evidenzia l’anomalia italiana e chiede alla Corte di giustizia dell’Unione europea se sia davvero possibile prendere di mira solo le infiorescenze quando l’UE non distingue tra le parti della pianta e il contenuto di THC è minimo”, ha spiegato Cusani. Per le aziende e i negozi, “ciò significa una prospettiva concreta di certezza giuridica e protezione della catena di approvvigionamento, in conformità con le norme europee”.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia