La magia del 7 dicembre alla Scala incontra la cucina di Davide Oldani

Dicembre 2, 2025 - 21:30
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La magia del 7 dicembre alla Scala incontra la cucina di Davide Oldani

È un gesto quasi istintivo, per i milanesi: il 7 dicembre è molto più di una data, è una postura della città. È la vigilia simbolica delle feste, è Sant’Ambrogio che apre l’inverno con un abito da sera, è il rito immancabile della Prima alla Scala, che per generazioni ha accompagnato Milano nella sua vita pubblica e culturale. È anche il tempo delle polemiche, della vernice sulle pellicce, della contestazione, dei cortei: perché anche chi dissente sa che questo è il momento migliore per farlo, perché vivrà di visibilità riflessa. Una tradizione che non si limita alla sala del Piermarini, ma continua nei palazzi storici, nei salotti, nelle tavole che accolgono gli ospiti dopo lo spettacolo. 

Dentro questa ritualità così milanese si inserisce la Cena di Gala del Dopo Prima, curata da Caffè Scala e ospitata nella prestigiosa Società del Giardino. Un appuntamento che ogni anno prova a restituire, attraverso il cibo, la stessa intensità che la musica ha appena offerto. Ed è qui che entra in scena Davide Oldani, chiamato a firmare il menu della serata del 7 dicembre 2025. Uno chef che a Milano non ha soltanto le sue radici: ha il suo respiro.

Oldani accoglie l’invito “con grande emozione”, perché la città in cui è nato e cresciuto è la stessa che ha forgiato il suo sguardo. La sua cucina, che nasce dal dialogo tra eleganza, memoria e precisione, trova in questa occasione un palcoscenico ideale. «È un privilegio poter onorare la mia città natale», racconta, e il menu pensato per la Prima si muove esattamente in questa direzione: tocchi milanesi su una base di cucina italiana classica, come una partitura che intreccia tradizione e leggerezza. Artisia, vellutate luminose, un baccalà setato, cappelletti al burro nocciola, un “Rustin Negàa” che parla la lingua antica delle case di ringhiera, fino al dolce che chiude la scena con note di cioccolato, mandorla e arancia.

È una Milano che si racconta per sottrazione, con l’essenzialità che rende la bellezza più leggibile.

Il lavoro dietro le quinte, affidato come sempre a Salvatore Quartulli, maestro dell’ospitalità, è quello di un’orchestra parallela: sette maître, sessanta camerieri, trenta sommeliers e dieci addetti alla movimentazione sono la struttura di un servizio che punta alla perfezione. Una sinergia che non si vede, ma che si sente.

A completare il quadro, i vini delle Tenute della famiglia Moretti, con Bellavista – partner della Scala dal 2004 – che propone l’etichetta dedicata Teatro alla Scala 2021. Un brindisi che diventa dichiarazione di appartenenza. Lo ricorda bene Francesca Moretti, che parla di una “amicizia” più che di una partnership, e dell’emozione di ritrovare Oldani, che proprio sulle colline di Bellavista mosse i primi passi al fianco di Gualtiero Marchesi.

La tavola, elegante e misurata, è pensata come un palcoscenico: tovagliato avorio, porcellane e cristalli bordati oro, posateria dorata e una Chiavarina nera che introduce un contrasto contemporaneo. Una scenografia che quest’anno porta la firma degli studenti del Triennio in Scenografia di NABA, guidati da Margherita Palli: un omaggio all’Art Déco, tra geometrie, candele, vetro e nastri di seta.

Ma la Prima del 7 dicembre è anche un momento per guardare avanti. Caffè Scala avvia ufficialmente il percorso verso la certificazione di sostenibilità e rinnova la collaborazione con Angel Flowers, che recupera e ridistribuisce gli allestimenti floreali in ospedali e luoghi di cura. È un gesto che allunga la vita della bellezza, la sposta dove serve. Accanto a questo impegno, l’apertura ai giovani: alcuni studenti della Scuola Alberghiera Olmo di Cornaredo affiancheranno i professionisti, vivendo un’esperienza formativa di eccellenza. Perché la tradizione non si conserva: si coltiva.

Così, ogni anno, il 7 dicembre continua a essere ciò che Milano sa fare meglio: unire le arti. La musica, l’accoglienza, la cucina. E raccontare, ancora una volta, che la cultura è completa solo quando arriva in tavola.

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Redazione Redazione Eventi e News