Marialaura De Vitis e l’importanza di parlare della violenza online: «è il primo passo per fermarla»

Dicembre 2, 2025 - 23:30
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Marialaura De Vitis e l’importanza di parlare della violenza online: «è il primo passo per fermarla»

In occasione del 25 novembre, Marialaura De Vitis racconta come ha trasformato la violenza online e il body shaming in consapevolezza, e perché unirsi, parlare e denunciare è oggi l’unica risposta possibile.

Negli ultimi anni, la violenza online contro le donne è diventata più pervasiva. Quali strumenti consideri più efficaci per contrastare il cyberbullismo e gli attacchi sessisti sui social?

Credo sia fondamentale educare le nuove generazioni, perché sono il futuro. Bisogna formare gli adulti di domani fin da subito: famiglia e scuola hanno un ruolo decisivo. Per quanto riguarda la violenza sui social, io sono sempre per la denuncia. E per denuncia intendo l’atto giuridico ma anche parlarne, rendere pubblica la propria esperienza. Più se ne parla, meno si rimane soli.

Anche unirsi è importante: una voce vale, ma tante voci insieme hanno molta più risonanza. Le parole possono fare male, soprattutto alle persone più fragili e quando si viene a sapere che una persona ha subito quel tipo di violenza non bisogna girarsi dall’altra parte: serve sostegno reciproco. Solo così si può arrivare a una vera svolta.

Il sessismo è spesso radicato in modo implicito nella società. Quali segnali dovremmo imparare a riconoscere per combattere la discriminazione di genere quotidiana?

Alle donne vengono ancora attribuite etichette difficili da togliersi di dosso. È il risultato della società in cui siamo cresciuti. Le donne hanno fatto moltissimo per emanciparsi e devono continuare a rispondere quando vengono attaccate, sia con la voce sia con i fatti.

Il pregiudizio, purtroppo, ci lascia spesso un passo indietro rispetto agli uomini. Le donne devono fare più fatica. Ma continuare a dimostrare quanto valgono resta la chiave.

Il body shaming colpisce donne di tutte le età. Che ruolo dovrebbero avere media e personaggi pubblici nel promuovere un’immagine del corpo più inclusiva?

Oggi ci sentiamo tutti legittimati a giudicare il corpo degli altri e, quando lo facciamo, colpiamo i loro punti più deboli. La nostra è una società molto legata all’apparenza e il commento sul corpo nasce spesso con l’intento di ferire.

Bisogna ricordare che un commento maligno arriva sempre da qualcuno più infelice di noi, e va ignorato. Come personaggio pubblico, per denunciare il body shaming scelgo spesso di pubblicare i commenti cattivi che ricevo per far capire alle persone che non sono sole. Voglio incoraggiarle a essere forti e ad andare avanti.

Molte influencer promuovono messaggi di inclusività e body positive, altre parlano di stili di vita salutari, diete e fitness: la differenza la fa la modalità, l’importante è non essere offensivi. Bisogna accettare tutte le fisicità, con sincerità e rispetto.

Credi che nel mondo dello spettacolo il gender gap sia sia forte?

Devo essere sincera, nella mia esperienza non avverto un grande divario. Nel mondo della TV e dello spettacolo incontro molte donne, sia dietro le quinte sia davanti alle telecamere. Non mi sono mai sentita svantaggiata in quanto donna.

Anzi, negli anni ho visto sempre più ruoli femminili, anche al cinema. Il settore, secondo me, sta aprendo sempre più porte alle donne.

Gli stereotipi limitano spesso le ambizioni e la libertà delle donne. Come possono cultura pop e media contribuire a smantellarli senza cadere nell’idealizzazione?

Le nuove generazioni sono molto avanti. I giovani, anche gli uomini, hanno una visione diversa delle donne e delle diversità. Questo lo vedo soprattutto nei contenuti ironici dei creator: l’ironia è una chiave potentissima per smontare gli stereotipi. Quando si riesce a scherzarci sopra, la problematica si assottiglia. Oggi, per fortuna, abbiamo superato l’immagine della donna “casalinga”, molte dinamiche di coppia antiquate stanno finalmente cadendo e anzi, spesso invece, si ironizza proprio sulle modalità maschili.

Hai vissuto in prima persona la violenza online. Quali messaggi o strategie vuoi condividere con chi oggi subisce attacchi simili?

La prima cosa da fare è capire da chi arriva l’offesa: una persona felice non attacca gli altri. L’offesa gratuita nasce quasi sempre dall’invidia.

È importante parlarne sempre, con amici, famiglia o professionisti. Non bisogna tenersi tutto dentro e, se necessario, bloccare gli account che diffondono odio, l’ho fatto anch’io. Bisogna interrompere il ciclo della cattiveria.

Hai parlato apertamente delle difficoltà legate ai disturbi alimentari e al body shaming. In che modo la tua esperienza personale ti ha aiutata a trasformare il dolore in forza?

Ho vissuto un periodo buio, in cui ai miei problemi si sono aggiunti i commenti cattivi degli altri. Era come una conferma del mio pensiero di valere poco.

Poi, grazie all’aiuto di esperti e dei miei cari, ho visto uno spiraglio di luce. E lì ho capito che le persone che mi giudicavano non erano nessuno nella mia vita, sono risalita e ho smesso di dare peso ai commenti, positivi o negativi.

Trasformare il dolore in forza è una capacità che ho acquisito nel tempo. Cadere mi è servito per diventare più forte.

Come può la tua esperienza personale diventare uno strumento per sensibilizzare e sostenere altre donne vittime di violenza e discriminazione?

Nel mio piccolo, per esempio con il libro che ho scritto – Cenere di me, cerco di raccontare la mia storia lanciando un messaggio di speranza. Se con il mio libro riesco a salvare anche solo una persona, per me èe già un grande risultato. Penso che mettere la propria sofferenza, quella che si è provata in un momento difficile, al servizio degli altri sia una risorsa preziosa. Il dolore ti spinge a non volere che altre persone vivano ciò che hai vissuto tu. Io voglio aiutare le donne a trovare la loro voce e a non sentirsi abbandonate.

L'articolo Marialaura De Vitis e l’importanza di parlare della violenza online: «è il primo passo per fermarla» proviene da IlNewyorkese.

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