Meccanica, le previsioni 2025: produzione ancora in calo e timori per i dazi Usa. Almici: “A rischio la prosperità del Paese”
INDUSTRIA MECCANICA
Meccanica, le previsioni 2025: produzione ancora in calo e timori per i dazi Usa. Almici: “A rischio la prosperità del Paese”
Il comparto della Meccanica registra il secondo anno consecutivo di flessione con produzione ed export in calo. Il presidente di Anima Confindustria, Pietro Almici, chiede una nuova strategia industriale dopo l’esaurimento dei fondi Transizione 5.0, con politiche industriali stabili a supporto dell’innovazione.

Il 2025 è stato un altro anno difficile per la meccanica italiana. Secondo i dati presentati dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria in concomitanza con l’assemblea 2025 tenutasi a Milano, il comparto registra il secondo anno consecutivo di flessione con valore della produzione in calo dell’1,4% e un export che perde l’1,7%. Le tensioni geopolitiche e l’instabilità dei mercati internazionali hanno eroso i margini di crescita di un settore che vale quasi 60 miliardi di euro. .
La fotografia scattata dalla Federazione mostra una produzione complessiva che si attesterà a 59,1 miliardi di euro, segnando un calo dell’1,4% rispetto al 2024. Si tratta del secondo anno consecutivo contrassegnato dal segno meno, che segue la flessione dell’1,3% già registrata nell’anno in corso. Non ci sono eccezioni positive: tutti i sei macrosettori monitorati da Anima mostrano indici in discesa, confermando una difficoltà trasversale che colpisce l’intera filiera manifatturiera.
Il freno delle esportazioni e la variabile dazi
Il dato che desta maggiore preoccupazione riguarda l’export, storicamente il polmone dell’industria meccanica italiana, che destina oltre il 55% del proprio fatturato oltreconfine. Le previsioni per il 2025 indicano un volume di affari estero pari a 32,9 miliardi di euro, con una contrazione dell’1,7%: un dato che inverte la debole tendenza positiva del 2024 (+0,7%) e accende un faro sulla competitività del Made in Italy sui mercati globali.
Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria, ha sottolineato quindi l’urgenza di una risposta coordinata, specialmente sul fronte delle politiche commerciali. La minaccia di nuovi dazi statunitensi rappresenta una spada di Damocle per le imprese che guardano al mercato americano come sbocco primario.
“L’industria meccanica varia non è un settore ordinario” ha dichiarato Almici, ricordando che il comparto impiega oltre 224.000 addetti. “Lasciare che la competitività di questo settore si spenga ulteriormente significherebbe assistere, volutamente impotenti, a una potenziale deriva che minaccerebbe la prosperità economica del Paese”.
L’andamento dei settori: edilizia ed energia in affanno
Scendendo nel dettaglio dei numeri, il comparto che soffre maggiormente in termini percentuali è quello legato all’edilizia. Il settore “Impianti, macchine e prodotti per l’edilizia”, che da solo muove oltre 20 miliardi di euro, prevede una flessione della produzione del 2,4% e dell’export dell’1,9%. È il calo più marcato tra i macrosettori analizzati, sintomo di un rallentamento che investe l’intera filiera delle costruzioni.
Non va meglio per il comparto “Macchine e impianti per la produzione di energia e per l’industria chimica e petrolifera”. Qui la produzione stimata si ferma a 16,5 miliardi di euro (-1,0%), con un export che scende a 9,6 miliardi (-1,7%). Anche segmenti tecnologicamente avanzati come le “Tecnologie e prodotti per l’industria” registrano un arretramento della produzione dell’1,0% e un preoccupante calo dell’export del 2,9%, il peggiore tra tutte le categorie merceologiche.
Gli altri settori mostrano una tenuta precaria ma comunque negativa:
- Logistica e movimentazione merci: produzione -0,8%, export -0,9%
- Tecnologie alimentari: produzione -0,7%, export -0,2%
- Sicurezza uomo e ambiente: produzione stabile (-0,05%), export -2,0%

Il nodo Transizione 5.0 e l’occupazione
Sul fronte interno la critica degli industriali si appunta sulla gestione degli incentivi all’innovazione. L’esaurimento dei fondi per il piano Transizione 5.0 ha generato un vuoto di programmazione che le imprese stanno pagando a caro prezzo.
“Il piano Transizione 5.0 – ha detto Almici – poteva essere uno strumento di rilancio, ma l’esaurimento dei fondi e la conseguente chiusura del piano hanno aumentato l’incertezza per tutta l’industria manifatturiera”. Se lo scenario è già complesso, “evitiamo di farci anche del male da soli”, ha aggiunto Almici. “Lasciare che la competitività di questo settore si spenga ulteriormente significherebbe assistere, volutamente impotenti, a una potenziale deriva che minaccerebbe la prosperità economica del Paese”.
Tornando ai dati resi noti da Anima, lo scenario economico inizia a riflettersi anche sull’occupazione. Sebbene la variazione prevista sia minima (-0,1%), il dato testimonia la difficoltà di mantenere gli attuali livelli occupazionali in assenza di prospettive di crescita a breve termine.
Anima chiede quindi alle istituzioni italiane ed europee politiche industriali stabili che supportino l’innovazione tecnologica e un coinvolgimento diretto delle associazioni di categoria nei processi decisionali: la resilienza dimostrata dalle imprese meccaniche nelle crisi passate non è più sufficiente senza un quadro normativo ed economico di supporto.
“Servono interventi mirati che affrontino concretamente le sfide attuali: una risposta coordinata ai dazi statunitensi, il ripristino di politiche industriali stabili a supporto dell’innovazione e il coinvolgimento costante delle associazioni di categoria nei processi decisionali di natura industriale”, ha concluso Almici.
La risposta di Urso: presto un tavolo sulla Meccanica
Intervenuto in videoconferenza, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha rimarcato come il piano Transizione 5.0 abbia avuto un successo oltre le aspettative, totalizzando 4,8 miliardi di crediti prenotati, che si sommano ai 2,3 miliardi di Transizione 4.0. “Per il 2026 contiamo di partire con il nuovo piano sin dal primo gennaio e di rendere la misura triennale sin da subito”, ha aggiunto il ministro.
Urso ha poi annunciato che convocherà, a gennaio, un tavolo sulla meccanica, che sarà “Daremo una risposta di sistema alle associazioni dell’industria meccanica, come Anima Confindustria, creando “un’occasione strutturale e continuativa di confronto per condividere una politica industriale stabile nel tempo”.
Urso ha infine aggiunto che “Porremo questo settore, che rappresenta ancora la principale voce delle nostre esportazioni, in un confronto continuativo con tutte le associazioni datoriali al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, così da sviluppare insieme una politica industriale adeguata a livello nazionale, anche sul fronte degli incentivi, e una politica industriale comune in Europa”.
L'articolo Meccanica, le previsioni 2025: produzione ancora in calo e timori per i dazi Usa. Almici: “A rischio la prosperità del Paese” proviene da Innovation Post.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




