Merz e Tusk a Berlino: un’alleanza militare che è una “rivoluzione copernicana”
Bruxelles – “Abbiamo una linea chiara: nessuna decisione sull’Ucraina e sull’Europa senza l’Ucraina e senza gli europei“. Ad affermarlo è il cancelliere tedesco Friedrich Merz a Berlino, fianco a fianco con il primo ministro polacco Donald Tusk in visita di stato. Nell’incontro tra i due leader, l’intesa sul conflitto ucraino e sulla difesa dei confini è terreno comune capace di mandare in secondo piano vecchi attriti che arrivano dai tempi della seconda guerra mondiale.

“La rivoluzione copernicana”
La guerra e i suoi derivati sono stati infatti i temi principali dell’incontro di oggi, primo dicembre. La promessa strappata da Varsavia a Berlino è quella del dispiegamento di caccia tedeschi sul suolo polacco, oltre a un lavoro congiunto sui droni, con un piano per firmare un nuovo accordo sulla difesa nel 2026. Una “rivoluzione copernicana”, come definita da Tusk, che fa impressione se si pensa a soli quarant’anni fa.
L’appuntamento, che è una risposta polacca alla visita di Merz avvenuta pochi mesi dopo la sua elezione alla Bundestag, mette sul piatto anche nuovi piani di connessione ferroviaria. Le strutture sono fondamentali, visto che tra Polonia e Germania nel 2024 sono circolate merci per circa 180 miliardi di euro. Un dato in crescita grazie allo sviluppo economico polacco, che però deve essere supportato da infrastrutture adeguate.
I temi dello scontro
Non gode dello stesso favoritismo il tema della circolazione delle persone. A luglio era scoppiato il caso tra le due cancellerie, con Varsavia che accusava Berlino di respingere nel suo territorio migranti irregolari senza motivo giustificato. Gli attriti non sono solo sui temi della migrazione. A Berlino, Tusk non perde tempo per togliersi qualche sassolino riguardo alla cieca alleanza economica della Germania con la Russia fino al 2022. “Quando parlavamo – continua Tusk – delle minacce derivanti, ad esempio, da investimenti come Nord Stream, legati alla dipendenza dell’Europa dal gas russo, mi sentivo spesso isolato in Europa”, accogliendo però con favore il cambiamento d’indirizzo della politica teutonica.
Le riparazioni del 45′
La ferita più difficile da rimarginare arriva però dal passato. La Polonia e i suoi cittadini non hanno ancora digerito i soprusi subiti durante la seconda guerra mondiale. Il partito conservatore Pis, (Diritto e Giustizia) del presidente Karol Nawrocki, ha sempre alimentato un certo sentimento anti-tedesco, ricordando come siano ancora da pagare le riparazioni di guerra. Umore che Tusk, nonostante un indirizzo politico differente, non fa fatica a confermare: “Tutti, senza eccezioni, credono che la Polonia non abbia ricevuto alcun risarcimento per le perdite e i crimini della seconda guerra mondiale”.
L’incontro ha un valore molto superiore alla semplice politica di tutti i giorni. Lo analizza bene il professor Robert Traba, vicepresidente del consiglio consultivo della Fondazione per la cooperazione tedesco-polacca, in un’intervista al The Guardian: “Mentre la Germania è stata un argomento caldo in Polonia per anni… in Germania, la Polonia è stata e rimane un argomento freddo, o… più precisamente, un argomento trascurato”. Un’asimmetria della conoscenza (e del pensiero) che ancora pesa nelle relazioni tra le parti.
Berlin has handed over 73 historical manuscripts to Poland, Chancellor Friedrich Merz said after meeting Polish Prime Minister Donald Tusk, announcing a gesture seen as designed to improve bilateral relations. pic.twitter.com/fWkKRW4vPI
— TVP World (@TVPWorld_com) December 1, 2025
Le restituzioni tedesche
“Non dirò che il passato o il futuro siano più importanti. Nella vita di ognuno di noi, il futuro è più importante, ma non c’è un buon futuro senza la consapevolezza di ciò che è stato il passato e di ciò che ci incombe in relazione a quel passato,” ha affermato Donald Tusk nella conferenza stampa. Proprio in virtù di questo sentimento, il primo ministro è arrivato a Berlino non solo per parlare di futuro ma anche per riportare a casa 73 oggetti rubati dai tedeschi tra il 1940 e il 1945.
Sembra fuori dal tempo il dibattito per reperti e riparazioni che risalgono a ottant’anni fa. La verità è che però, per far sì che la prima economia dell’Unione (la Germania) e la sesta (la Polonia) si possano parlare senza reticenze collaborando alla prosperità dell’Unione, è necessario che i vecchi drammi del passato vengano superati.
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