Mohamed Shahin, l’imam politicamente scomodo rinchiuso nella gabbia illegale del Cpr

Novembre 29, 2025 - 00:00
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Mohamed Shahin, l’imam politicamente scomodo rinchiuso nella gabbia illegale del Cpr

Per punire e umiliare persone straniere considerate politicamente scomode il governo Meloni sta sempre più spesso usando le gabbie illegali dei Cpr. Illegali, sì. Non è vero che chi sta dentro un Cpr è in regolare detenzione amministrativa. La detenzione amministrativa è un orrore anche giuridico.

In quelle gabbie immonde in cui si viene imbottiti di psicofarmaci vengono rinchiuse persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno compiuto nessun reato e che non sono passate davanti a un giudice. Basta un giudice di pace per confermare quel sopruso illegale e indecente che la sterilizzazione lessicale della burocrazia chiama “trattenimento”. Di prigionia si tratta, in celle dove ogni sopruso è commesso (pestaggi, cure mediche negate, cibo rancido, c’è una ragione se alcuni finiscono a prendere a testate il wc e a ingerire batterie pur di far arrivare un’ambulanza).

Il caso dell’imam di Torino a cui è stata revocata la carta di soggiorno per poterlo andare a prendere a casa e rinchiuderlo nel Cpr di Caltanissetta (nel Cpr di Torino ci risulta ci fossero posti, ma rendere impossibile la comunicazione con gli avvocati è una pena accessoria) è un caso emblematico. Mohamed Shahin, attivista per la causa palestinese, è finito al Cpr per le sue idee, non certo per la sua condizione migratoria: sta qua da decenni, è perfettamente integrato e ha due figli di 9 e 12 anni nati in Italia. In Egitto rischia la vita e la sua espulsione va fermata. Ma non è il solo. Mesi fa un insegnante che aveva preso pubblicamente delle posizioni radicali contro il governo di Israele è finito nel Cpr di Ponte Galeria.

Questi episodi rischiano di moltiplicarsi segnalano gli attivisti della rete Mai più lager – No ai Cpr  (ma il lavoro che fanno loro non lo dovrebbero fare parlamentari e istituzioni? La difesa dei principi della Costituzione italiana deve essere lasciata soltanto alla buona volontà di singole persone che fanno un capillare e prezioso lavoro collettivo di monitoraggio degli orrori che accadono tutti i giorni nei Cpr? Perché solo loro? I parlamentari dove sono? Sono sempre i soliti due o tre deputati a lavorare per seguire questi casi di orrore quotidiano, per il resto: sguardi vuoti e frasi evasive).

Dicono gli attivisti di Mai più lager: “È sempre più evidente come vi siano dei casi emblematici, dei quali è urgente parlare, in cui l’irregolarità del soggiorno è solo un pretesto, o peggio in cui l’irregolarità viene procurata appositamente con la revoca del permesso. Così da poter applicare in assenza di reato una reclusione vera e propria, in risposta non tanto a una condizione di chiamiamola ‘clandestinità’ ma a un comportamento politico non gradito. Come se il Cpr fosse ora utilizzato anche per punire i ‘dissidenti’, quando questi sono stranieri”.

I passaggi formali per far precipitare la persona straniera sgradita nell’incubo delle gabbie del Cpr sono pochi e vengono compiuti rapidamente. “Prima si revoca il permesso accampando timori per la sicurezza dell’ordine pubblico nazionale, poi si decide l’espulsione (da parte del Viminale, nei casi considerati più gravi) per portare la persona in un Cpr da cui possa essere deportata o in cui venga comunque messa a tacere. L’articolo che permette al Viminale di applicare una espulsione in questi casi è il primo comma dell’art. 13 del testo unico dell’immigrazione del 1998”. Denunciano gli attivisti: “La progressiva erosione dei diritti che è stata avallata nei decenni da tutti i governi e legislature a suon di provvedimenti emergenziali in nome di ‘legalità e sicurezza’ ha lasciato campo libero al potere dell’esecutivo (Viminale o Prefettura o altri soggetti minori) che ha esteso i poteri di polizia senza controllo giurisdizionale. Non da oggi stiamo riscontrando con sempre maggiore frequenza, e grande preoccupazione, questa ulteriore funzione della detenzione amministrativa molto spesso a danno di sostenitori della causa palestinese”.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia