Parco delle Foreste Casentinesi in inverno: trekking fra boschi, eremi e silenzio
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è un’ampia distesa di boschi che coprono i rilievi, ora dolci ora più aspri, della dorsale dell’Appennino fra la Toscana e la Romagna. Un universo naturale in miniatura, lontano dalla frenesia urbana, pronto ad accogliere sul suo vasto territorio i tanti visitatori che ne percorrono i sentieri, ne scalano le vette, ne esplorano i luoghi d’interesse legati alla storia e alla spiritualità in tutte le stagioni.
Questo ampio territorio che abbraccia l’Appennino tosco-romagnolo mostra in ogni caso il suo volto più autentico nei mesi freddi: i boschi delle Foreste Casentinesi, caratterizzati soprattutto dalla silenziosa quanto maestosa presenza di ampie faggete, si spogliano delle proprie chiome multicolori; spesso la neve spolvera le cime e i passi della dorsale appenninica, mentre con la minore presenza antropica cervi e caprioli, tassi, donnole, istrici e cinghiali tornano padroni del territorio. Sebbene l’inverno renda alcuni percorsi certamente più impegnativi, è questo il periodo in cui si può camminare tra faggi secolari, raggiungere antichi eremi nascosti al riparo dei boschi, avventurarsi lungo itinerari immersi nella neve.
L’inverno nel Parco: clima e consigli pratici
Chi sceglie di visitare il Parco delle Foreste Casentinesi in inverno deve prepararsi a vivere condizioni molto diverse dal resto dell’anno. Malgrado una altitudine che non è paragonabile ai rilievi e alle vallate alpine, le temperature sono decisamente più rigide rispetto ai territori più antropizzati. La neve cade con regolarità, soprattutto al di sopra dei 900 metri di altitudine, trasformando completamente il paesaggio e rendendo alcuni tratti dei sentieri più difficili da individuare.

Il consiglio è sempre quello di informarsi sullo stato dei percorsi, consultare i bollettini meteo e contattare eventualmente i Centri Visita del Parco di Bagno di Romagna, Badia Prataglia e Santa Sofia. Camminare utilizzando un navigatore con GPS, una traccia digitale precedentemente scaricata e una cartina aggiornata rimane una buona pratica, anche per sentieri apparentemente semplici.
L’inverno, però, dona anche esperienze che non si trovano in altri periodi dell’anno: la luce che attraversa gli alberi spogli è più nitida; il bosco si riempie di suoni ovattati, tra i quali spicca lo scrocchiare della neve sotto gli scarponi; il cielo limpido e il candore della neve regalano un contrasto scenografico.
Quattro escursioni d’inverno nel Parco delle Foreste Casentinesi
Gli oltre 368 chilometri quadrati di territorio del Parco delle Foreste Casentinesi sono coperti all’80% da boschi. Sotto le chiome degli abeti, delle querce e dei faggi, però, si scopre una varietà di scenari enorme: vette oltre i 1500 metri di altitudine; sorgenti di fiumi grandi e piccoli, che scorrono verso la Toscana e verso la Romagna; laghi, laghetti e cascate mastodontiche; emergenze geologiche come rupi calcaree, marne e cavità naturali; centri abitati piccoli ma ricchi di tradizioni e di una storia antica e preziosa; edifici religiosi dalle radici profonde immersi nel silenzio.
Avventurarsi in un trekking d’inverno nel Parco delle Foreste Casentinesi significa esplorare tutti questi contesti, arricchiti dalle peculiarità della stagione fredda, magari dopo che una fitta nevicata ha regalato un manto bianco a tutto quello che circonda chi cammina.
Dall’Eremo di Camaldoli al Passo dei Fangacci
L’Eremo di Camaldoli, splendido e antico complesso religioso fondato da San Romualdo nell’undicesimo secolo, è uno dei luoghi più evocativi di tutto il Parco, oltre che uno dei più noti. Se si ha la fortuna di visitarlo dopo una nevicata, il colpo d’occhio assume un’ulteriore magia: gli edifici dal profilo austero, consuetamente silenziosi, assumono ancor più carattere sotto un velo bianco.
Partendo dal monastero, si sale attraverso un bosco fitto di alti abeti e faggi monumentali: i primi mantengono la loro chioma scura per tutta la stagione e regalano un profumo caratteristico al sottobosco, i secondi si spogliano del loro manto, che giace ora ai loro piedi. La salita è dolce e graduale, adatta anche a chi non ha grande esperienza, purché equipaggiato con calzature adatte e, in caso di neve, con ciaspole. Da notare che, peraltro, questo percorso è segnalato sulla cartellonistica del Parco come sentiero per sci di fondo, alternativa praticabile per affrontarlo in caso di abbondante nevicata: sciare sotto i rami innevati dei faggi, che si innalzano come le pareti di una cattedrale attorno all’ampio sentiero, è una emozione unica.
Il percorso termina al Passo dei Fangacci, dove si trova un rifugio generalmente aperto. L’escursione è semplice e non molto lunga: sono circa tre chilometri e mezzo per il tragitto di andata. Se non c’è neve l’itinerario, comunque suggestivo grazie alla splendida faggeta, può essere percorso in poco più di un’ora, mentre quando c’è la neve diventa un po’ più impegnativo ma comunque adatto a tutti, indipendentemente dall’utilizzo di ciaspole o sci di fondo.
Un pezzo del Sentiero delle Foreste Sacre
Il Sentiero delle Foreste Sacre è uno dei tanti itinerari del Parco delle Foreste Casentinesi. È un cammino organizzato su più tappe che collega alcuni dei luoghi spirituali più importanti del territorio, come Camaldoli e il Santuario della Verna. In inverno si può scegliere di percorrerne solo un tratto, selezionando la sezione più panoramica e aperta del crinale.

Una delle opzioni migliori è quella di partire dal Passo della Calla, che solitamente si incontra all’inizio della tappa 4, e dirigersi verso l’Eremo di Camaldoli. Si percorre così tutta la dorsale che guarda la Romagna: il sentiero attraversa faggete imponenti, ma ha anche splendidi balconi panoramici sul territorio tutt’attorno.
Il più suggestivo è Poggio Scali, dove nei giorni più limpidi si aprono viste sull’Appennino innevato che tolgono il fiato. Si tratta di un’escursione di media difficoltà: il dislivello non è elevato, ma si è spesso esposti alle intemperie e con la neve o il ghiaccio alcuni tratti di discesa diventano impervi.
Il Lago di Ponte e la magia della galaverna
Per chi cerca un percorso più tranquillo e adatto a tutti, l’anello che si dipana attorno al Lago di Ponte, vicino a Tredozio, è una scelta perfetta. Il sentiero parte dal Passo del Tramazzo, scende fino ad incontrare il corso dell’omonimo torrente, fino ad arrivare al piccolo specchio d’acqua artificiale, circondato dal bosco e a poca distanza da un rifugio.
In inverno spesso le rocce che circondano il torrente si ricoprono di cristalli di ghiaccio, creando scenari fiabeschi. Dato il surplus di umidità della zona, non è difficile assistere al fenomeno della galaverna: la nebbia e l’umidità dell’aria gelano attorno ai rami spogli degli alberi, ricoprendoli di una sottile patina di ghiaccio. Una circostanza affascinante che regala un tocco romantico in più al paesaggio.
Quella al Lago di Ponte è una camminata semplice ma suggestiva, perfetta per chi desidera vivere l’atmosfera invernale del Parco senza affrontare dislivelli importanti. Dal rifugio si torna al punto di partenza passando per l’altro lato del lago e un sentiero per buona parte diverso da quello dell’andata.
L’escursione al Monte Falterona, dove nasce l’Arno
L’escursione a Capo d’Arno, alle pendici del Monte Falterona, è un grande classico del Parco delle Foreste Casentinesi. Un itinerario facile che d’inverno assume qualche connotato di difficoltà in più, ma anche di fascino.

Il percorso parte generalmente dal versante toscano, salendo in auto da Castagno d’Andrea alla Fonte del Borbotto. Passando per una silenziosa faggeta ammantata nelle tinte invernali si arriva a Capo d’Arno, la sorgente del principale fiume toscano. In inverno la fonte si presenta come una piccola conca ghiacciata circondata da faggi spogli.
Solo per i più esperti da qui si può affrontare la salita verso la vetta del Monte Falterona, una delle cime più elevate del Parco, da cui godere di panorami stupendi, specie se dopo una nevicata.
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