Parte dal Carcere di Opera la Colletta Alimentare 2025
Da sempre, fin dalla sua primissima edizione è stato un gesto semplicissimo: invitare le persone a fare la spesa acquistando alcuni prodotti base da donare chi fa fatica a comprare per sé e la propria famiglia anche alimenti semplici come pasta, riso o gli alimenti per l’infanzia.
Da 29 anni capace di coinvolgere
Sono 29 anni che la Giornata nazionale della Colletta Alimentare, promossa da Fondazione Banco Alimentare, è capace di coinvolgere milioni di persone in tutta Italia. Quest’anno per lanciare la Colletta in programma sabato 15 novembre, vigilia della IX GIornata mondiale dei Poveri, è stato scelto un luogo particolare: la Casa di Reclusione di Milano Opera.

Un luogo scelto non a caso, come hanno ricordato sia il neo presidente della Fondazione Banco Alimentare, Marco Piuri «dimostra che non c’è condizione umana in cui non sia possibile la carità e il dono», sia il presidente dell’associazione Incontro e Presenza Fabio Romani che ha ricordato come la giornata della Colletta Alimentare sia arrivata quindici anni fa dietro le mura del carcere.
La Colletta alimentare in carcere
«Un giorno un detenuto ha chiesto a noi volontari “cosa è la carità?”. E così, facendo degli esempi concreti abbiamo raccontato la Colletta Alimentare, i volontari erano così gasati mentre raccontavano che è nato il desiderio di portare il gesto anche in carcere… i detenuti che partecipano donano quello che comprano con il sopravvitto… Il loro non è il dono del superfluo è un gesto davvero educativo», ha raccontato Romani.

Un gesto che, partito 15 anni fa è divenuto contagioso e, nel 2024, ha visto l’adesione di circa 40 carceri in tutta Italia, dove le persone detenute hanno potuto contribuire acquistando e donando alimenti, diventando parte attiva di una catena di bene che unisce chi dona e chi riceve.
Perché questa iniziativa possa svolgersi anche all’interno del carcere è necessaria anche la collaborazione delle istituzioni penitenziarie, come ricordato da Incoronata Corfiati, Primo dirigente di polizia penitenziaria Provveditorato Regionale Lombardia.
La dirigente ha voluto sottolineare come la Colletta Alimentare sia un’occasione preziosa per far conoscere la realtà penitenziaria al mondo esterno e offrire un esempio positivo di vicinanza verso chi vive situazioni di fragilità.
Una possibilità di rinascita per tutti
Tra i presenti alla presentazione della Colletta anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita. Monsignor Paglia ha ricordato che: «vedere nascere da un luogo complesso e doloroso come questo, un’opera di bene così concreta, dimostra che anche un gesto semplice può riaccendere legami umani e sociali, di cui le nostre città hanno oggi profondo bisogno».

Monsignor Paglia ha concluso il suo intervento con un augurio: «Vorrei che da qui partisse un messaggio per tutti: sconfiggiamo la tristezza di un mondo chiuso in se stesso. Nel cuore di ciascuno c’è una scintilla di bene, capace di riaccendere l’amore anche nei luoghi più oppressi. Da qui può ripartire la speranza: si può rinascere, tutti, nessuno escluso».
Il carcere non è un luogo da rimuovere
Al lancio all’interno del Carcere di Opera ha partecipato anche anche il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli che sottolinea la valenza rieducativa dell’iniziativa. «C’è una cattiva abitudine che serpeggia nella società: considerare la detenzione come qualcosa che non riguarda la società civile, come se il carcere fosse un luogo da rimuovere mentalmente, estraneo alla comunità. Invece il carcere ne è parte integrante».
«È un luogo dove i principi costituzionali devono trovare piena attuazione e dove la rieducazione può diventare concreta solo attraverso un rapporto virtuoso tra il “dentro” e il “fuori”» ha detto Pinelli.
«Iniziative come la Colletta Alimentare restituiscono valore a quel legame, coinvolgendo non solo i detenuti ma anche l’intero mondo carcerario — dalla polizia penitenziaria agli educatori — in un percorso comune», continua Pinelli.
«È un segnale importante: si può scontare una pena senza essere esclusi dalla società civile» conclude osservando come la Colletta sia un «modo concreto di declinare la speranza con i detenuti che che aiutano chi è fuori».
Il dono è contagioso
Quanto questo gesto sia capace di cambiamento lo dimostra anche un episodio riportato da Fabio Romano. «Il dono è contagioso, in pieno lockdown durante il Covid im una carcere milanese è stata fatta la Colletta Alimentare e ci hanno chiesto di venire a ritirare il cibo da donare. Quando si è potuto rientrare i volontari hanno chiesto ai carcerati perché lo avessero fatto e la risposta», ha concluso Romano è stata che molti di loro «usufruivano del pacco quando erano fuori e che le loro famiglie in quei momenti stavano ricevendo aiuti dal Banco Alimentare».

Sensibilizzare verso la povertà alimentare
Marco Piuri ha infine sottolineato come la Colletta Alimentare sia da una parte un gesto che unisce tanti mondi, sia «un’iniziativa di sensibilizzazione contro la povertà alimentare e un gesto educativo semplice e accessibile a tutti».
Il presidente ha ricordato l’aumento della domanda di aiuto «i recenti dati Istat che ci dicono che nel nostro Paese 5,7 milioni di persone (9,8%) di cui 1,28 sono minori e 2,2 milioni famiglie (8,4%) vivono in povertà assoluta. La Colletta Alimentare diventa ancora più preziosa, perché permette a ciascuno di sentirsi utile per gli altri».
Nell’immagine in apertura un momento della Colletta Alimentare 2024 all’interno del Carcere di Opera – tutte le foto sono da ufficio stampa
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