Salario minimo, Calderone insiste: in Italia non occorre
Bruxelles, 2 dic. (askanews) – In Italia non c’è bisogno del salario minimo, perché funziona bene il sistema della contrattazione collettiva, che copre il 96% dei contratti di lavoro, e questo è in linea con la pertinente direttiva Ue, anche dopo le precisazioni di una recente sentenza della Corte europea di Giustizia in materia. E’ quanto ha detto, sostanzialmente, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, durante un punto stampa oggi a Bruxelles, a margine della sua partecipazione a una riunione del Consiglio Ue e a degli incontri con gli europarlamentari italiani.
A un giornalista che chiedeva se il governo insista nel dire che in Italia non c’è bisogno del salario minimo, nonostante il fatto che ci sono i salari tra i più bassi d’Europa e il 9% circa di “lavoratori poveri”, Calderone ha risposto: “L’Italia insiste sul fatto che proprio alla luce di quello che è la sentenza della Corte di giustizia europea, che ha definito anche quali sono i criteri guida della direttiva Ue, i nostri parametri dicono che il nostro sistema di contrattazione collettiva nazionale di lavoro garantisce una copertura che oggi è al 96%”.
“Per cui – ha continuato la ministra – questo vuol dire che noi siamo aderenti al dettato della normativa, ovviamente sulla base di quelle che sono anche le caratteristiche del nostro sistema, e del nostro sistema di relazioni industriali. La direttiva infatti dice questo: che laddove non c’è una copertura contrattuale ci deve essere una valutazione da parte dello Stato membro di intervenire con altre norme”.
“Noi però – ha osservato Calderone – su questo non è che ci sottraiamo alla necessità di sostenere la contrattazione collettiva: nella legge di bilancio in corso di approvazione avrete visto che c’è un intervento importante, abbiamo messo quasi 2 miliardi di euro a beneficio dei rinnovi contrattuali e della gestione di tutta quella fase importante di sostegno ai redditi delle famiglie che è poi legata anche al salario di secondo livello di produttività”. Questo, ha rilevato, “vuol dire da una parte sostenere il lavoro, e sostenere il lavoro regolare attraverso un investimento sui contratti, dall’altra investire sulla produttività, che è quello che poi ci consente anche di avere dei dati importanti e positivi sul lavoro”.
“Di oggi sono gli ultimi dati dell’Istat – ha aggiunto la ministra – che ci dicono che a ottobre abbiamo avuto un’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione, siamo al 6% (lo stesso livello dell’Ue secondo Eurostat, ndr). Siamo in aumento sul fronte dell’occupazione, aumentano i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, aumenta il lavoro giovanile: rispetto a ottobre dell’anno scorso abbiamo un differenziale in termini positivi di quasi 2 punti percentuali”.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Calderone – è certamente sostenere la contrattazione, il rinnovo dei contratti; è già un dato importantissimo il fatto che si sia andati avanti e si sia definito il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria metalmeccanica, per un milione e mezzo di lavoratori. Questo vuol dire che c’è anche da parte delle organizzazioni sindacali un’attenzione positiva sulle misure che il governo ha impostato nella legge di bilancio”.
All’obiezione de giornalista secondo cui il salario minimo servirebbe innanzitutto a tutelare proprio quel 4% di lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, che si vedono così abbandonati in condizioni di sfruttamento, Calderone ha replicato: “Noi non abbandoniamo nessuno; anche perché nelle norme, per esempio sugli appalti, c’è il tema anche dell’applicazione dei contratti, che sono applicazioni di contratti prevalenti proprio perché la norma deve dare copertura anche a quelle situazioni in cui invece non c’è una garanzia contrattuale”.
Ma sono situazioni “comunque veramente residuali in un Paese che se ha un problema è nell’eccesso di contratti, e non nell’assenza di contratti. Questo dice il Cnel, visto e considerato che al Cnel abbiamo a oggi depositati oltre 1.000 contratti collettivi nazionali di lavoro”, ha concluso Calderone. (fonte immagine: Ministero del Lavoro).
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