Scuole inglesi e intelligenza artificiale: la nuova sfida sulla frequenza

Novembre 12, 2025 - 23:30
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Scuole inglesi e intelligenza artificiale: la nuova sfida sulla frequenza

Nel Regno Unito, l’istruzione è da sempre uno dei pilastri dell’identità nazionale. Eppure, negli ultimi anni, la scuola inglese ha dovuto affrontare un problema che va ben oltre le aule: la crescente assenza degli studenti. L’eredità della pandemia, le disuguaglianze economiche e il mutato rapporto dei giovani con l’apprendimento hanno generato una crisi silenziosa, ma profonda. Per reagire, il governo britannico ha scelto una strada inedita: affidare all’intelligenza artificiale il compito di definire obiettivi di frequenza personalizzati per ogni scuola in Inghilterra. Una misura che, pur nascendo con l’intento di riportare i bambini in classe, ha aperto un intenso dibattito su tecnologia, etica e futuro dell’educazione.

Un piano ambizioso per riportare gli studenti in aula

La proposta, annunciata il 12 novembre 2025 dalla segretaria all’Istruzione Bridget Phillipson, prevede che ogni scuola riceva un obiettivo minimo di frequenza elaborato da un sistema di intelligenza artificiale (AI) sviluppato in collaborazione con il Department for Education (DfE) (gov.uk/dfe). L’obiettivo politico è chiaro: riportare la frequenza ai livelli pre-pandemia e, se possibile, superarli. Secondo la ministra, “possiamo garantire opportunità ai bambini solo se sono a scuola, imparano e prosperano”. Il nuovo algoritmo del DfE analizzerà dati provenienti da centinaia di istituti: tassi di assenze, condizioni socioeconomiche, indicatori di deprivazione, posizione geografica e bisogni educativi speciali. In base a queste variabili, verrà generato un target realistico per ciascuna scuola, pensato per misurare i progressi senza penalizzare gli istituti con situazioni più difficili. I risultati non saranno pubblici e non potranno essere usati da Ofsted (l’ente ispettivo britannico) a fini valutativi. Tuttavia, serviranno come base per costruire una rete di collaborazione tra scuole con profili simili. Gli istituti con migliori performance fungeranno da mentori per quelli che faticano, in un modello che il governo definisce di “peer learning”.

L’assenteismo come emergenza nazionale

Dietro la misura, si nasconde un problema reale e profondo. Negli ultimi cinque anni, il tasso di assenze croniche — ovvero studenti che perdono più del 10% delle lezioni — ha superato il 22% nelle scuole secondarie inglesi. Il fenomeno è distribuito in modo diseguale: nelle aree più povere, come il Nord Est o parte delle Midlands, le cifre sono quasi doppie rispetto alle contee più ricche del Sud. Secondo i dati pubblicati dal DfE nel settembre 2025, quasi un terzo delle scuole non ha mostrato miglioramenti significativi nei livelli di frequenza. A contribuire sono molteplici fattori: disagio psicologico, difficoltà familiari, trasporti inadeguati, problemi di salute mentale e, in alcuni casi, sfiducia verso le istituzioni scolastiche. L’Education Policy Institute (educationpolicy.org.uk) ha stimato che gli studenti che mancano regolarmente da scuola accumulano in media sei mesi di ritardo nel percorso di apprendimento. La pandemia ha aggravato il problema, rompendo l’abitudine alla presenza quotidiana e accelerando la diffusione di modelli educativi ibridi. Molti ragazzi, abituati a seguire online, faticano oggi a tornare stabilmente in aula. Per il governo, dunque, l’AI diventa uno strumento di monitoraggio continuo e di intervento mirato.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella governance educativa

L’uso dell’AI per gestire le politiche scolastiche non è nuovo nel Regno Unito. Già nel 2020, durante la pandemia, un algoritmo governativo era stato impiegato per assegnare i voti degli esami finali, generando un caso nazionale per le sue distorsioni. Da allora, il dibattito sull’uso etico dei dati in ambito educativo è diventato centrale. Il nuovo sistema di target si presenta però come diverso: non giudica, ma “suggerisce”. Secondo il DfE, i dati elaborati non avranno valore punitivo, ma serviranno a orientare politiche locali e piani di supporto. Ogni scuola, in base al proprio target, potrà essere abbinata a istituti con caratteristiche simili e risultati migliori, così da apprendere strategie efficaci di gestione della frequenza. L’AI elaborerà previsioni basate su modelli di regressione e apprendimento supervisionato, aggiornati ogni trimestre. Ciò consentirà di individuare trend emergenti — ad esempio un calo improvviso di presenze in una certa area — e reagire rapidamente. Il governo ha promesso che i dati saranno trattati nel rispetto del Data Protection Act 2018 e delle linee guida di ICO (Information Commissioner’s Office). Tuttavia, diversi esperti di educazione e diritti digitali, tra cui il Centre for Data Ethics and Innovation (gov.uk/cdei), hanno chiesto una policy di trasparenza più ampia, temendo che gli algoritmi possano amplificare i bias già presenti nei dati di partenza.

Le voci critiche dei sindacati e delle scuole

Le organizzazioni sindacali degli insegnanti hanno accolto la notizia con scetticismo. Paul Whiteman, segretario generale della National Association of Head Teachers (NAHT), ha dichiarato che “le scuole stanno già lavorando oltre ogni limite per migliorare la frequenza, ma nuovi obiettivi non aiuteranno: è il modo sbagliato di agire”. Pepe Di’Iasio, leader dell’Association of School and College Leaders (ASCL), ha espresso una posizione simile: “Molti fattori che causano l’assenteismo sono fuori dal controllo delle scuole. Imporre target aggiuntivi significa solo aumentare la pressione su dirigenti e docenti, già sottoposti a forte stress.” Secondo i sindacati, il governo dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento dei servizi di salute mentale per studenti e famiglie, piuttosto che su strumenti di sorveglianza digitale. Dati diffusi dal Royal College of Psychiatrists mostrano infatti che un adolescente su sei nel Regno Unito soffre di sintomi d’ansia o depressione, con impatti diretti sulla partecipazione scolastica. Inoltre, le scuole lamentano carenze di personale e fondi: circa il 40% degli istituti secondari dichiara di non avere risorse sufficienti per sostenere programmi di attendance mentoring o per contattare regolarmente le famiglie degli studenti assenti.

Un confronto politico più ampio

La decisione di introdurre target basati sull’AI non può essere separata dal contesto politico in cui nasce. Dopo anni di tagli e difficoltà post-pandemiche, il nuovo governo laburista di Keir Starmer ha promesso di restituire “credibilità e rigore” al sistema scolastico, puntando su innovazione e dati. Bridget Phillipson, considerata una delle figure più pragmatiche del gabinetto, ha fatto della frequenza scolastica una priorità nazionale, sostenendo che il successo educativo è la base per la crescita economica. In questa prospettiva, l’intelligenza artificiale è vista come un mezzo per migliorare la governance: una sorta di “termometro nazionale” che misura l’efficacia delle politiche locali. Tuttavia, parte dell’opposizione conservatrice e molti osservatori hanno espresso dubbi. Il quotidiano The Guardian(theguardian.com/education) ha definito il piano “un esperimento audace ma rischioso”, mentre il Times Education Supplement ha evidenziato che “i dati non bastano senza un investimento strutturale nelle persone”. L’esperienza di altre riforme digitali in ambito pubblico, come quella sanitaria o fiscale, mostra infatti che la tecnologia, se non accompagnata da un solido sostegno umano, può generare frustrazione invece che progresso.

Le radici culturali dell’assenteismo

Comprendere il fenomeno dell’assenteismo in Inghilterra richiede uno sguardo oltre i numeri. Storicamente, la scuola britannica ha basato la propria identità sull’obbligo e sulla disciplina. Dalla Elementary Education Act del 1870, che rese l’istruzione primaria gratuita e obbligatoria, il principio che “ogni bambino deve essere in classe” è stato al centro della cultura civica. Eppure, la modernità ha complicato questo modello. L’aumento delle disuguaglianze, la diffusione dei social media e il cambiamento delle dinamiche familiari hanno ridefinito la motivazione allo studio. Un rapporto del British Educational Research Association del 2024 ha mostrato che la percezione di “rilevanza” del percorso scolastico è in calo tra i giovani: molti studenti non vedono un legame diretto tra scuola e futuro lavorativo. In questo scenario, l’assenza non è solo un segnale di disagio, ma una forma di distacco simbolico dal sistema. Alcuni presidi hanno descritto la situazione come una “crisi di appartenenza educativa”: gli studenti non si sentono più parte di una comunità scolastica. È su questo punto che molti esperti chiedono al governo di intervenire, promuovendo programmi di motivazione e cittadinanza attiva, piuttosto che solo monitoraggio numerico.

Tecnologia e umanità: un equilibrio possibile

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole inglesi è un banco di prova per il rapporto tra dati e umanità. Da un lato, la possibilità di analizzare in tempo reale i trend di frequenza rappresenta un progresso notevole: consente di individuare con precisione gli studenti a rischio, ottimizzare le risorse e valutare l’impatto delle politiche locali. Dall’altro, resta il rischio di ridurre la complessità del sistema educativo a un insieme di numeri. L’University College London (UCL) (ucl.ac.uk) ha avviato uno studio sull’impatto dei sistemi di AI nella gestione scolastica, sottolineando la necessità di un approccio “umano-centrico”. L’obiettivo, spiegano i ricercatori, non è sostituire il giudizio pedagogico con algoritmi, ma amplificarlo. L’intelligenza artificiale può aiutare a individuare i problemi, ma solo gli insegnanti possono risolverli. Alcuni istituti pilota stanno già sperimentando un uso integrato dei dati, combinando indicatori quantitativi (presenze, punteggi, orari) con osservazioni qualitative fornite da docenti e tutor. È in questa convergenza tra tecnologia e sensibilità umana che molti vedono la chiave per un futuro educativo sostenibile.

Una sfida europea e globale

La questione della frequenza scolastica non è solo britannica. Anche in altri Paesi europei, l’assenteismo è in aumento. In Francia, il Ministero dell’Istruzione ha introdotto nel 2024 un sistema digitale di tracciamento, mentre in Italia il dibattito si concentra su come affrontare le “assenze emotive” legate all’ansia. L’uso dell’intelligenza artificiale in campo educativo è oggetto di studi da parte dell’OCSE (oecd.org) e dell’UNESCO (unesco.org), che ne riconoscono il potenziale, ma avvertono dei rischi legati alla privacy e alla trasparenza. L’iniziativa britannica, dunque, potrebbe diventare un caso di riferimento: un esperimento da cui altri governi trarranno insegnamenti, positivi o negativi. Nel frattempo, le scuole inglesi si preparano ad affrontare questa nuova era dei dati, cercando un equilibrio tra efficienza algoritmica e libertà educativa.

Il futuro dell’educazione tra dati e comunità

A quasi due secoli dalle prime leggi sull’istruzione obbligatoria, la scuola inglese torna al centro del dibattito pubblico. L’introduzione dei target di frequenza generati da AI segna un cambiamento epocale nella governance dell’istruzione: da un sistema basato sulla fiducia e sull’autonomia, a uno orientato alla misurazione continua. Ma la vera sfida non sarà tecnica, bensì culturale. Come ricorda un editoriale di The Guardian, “possiamo usare i dati per capire il mondo, ma solo le persone possono cambiarlo”. Il successo o il fallimento di questa riforma dipenderanno dalla capacità di combinare innovazione e compassione, efficienza e comprensione. Se l’intelligenza artificiale diventerà uno strumento al servizio della comunità, potrà davvero contribuire a costruire una scuola più giusta e inclusiva. In caso contrario, rischierà di trasformarsi in un altro indicatore privo di anima, incapace di vedere ciò che i numeri non raccontano: le vite, le paure e i sogni di milioni di studenti che ogni mattina varcano — o scelgono di non varcare — la soglia della scuola.

Domande frequenti (per famiglie e personale)

Questi obiettivi cambiano l’orario o le regole dell’obbligo?
No. L’obbligo scolastico e le assenze giustificate/ingiustificate restano regolati dalle norme vigenti. Il target è un traguardo operativo interno: serve a misurare progressi realistici e a indirizzare il supporto, non a modificare diritti o doveri. Le linee generali restano quelle pubblicate dal Department for Education, consultabili sul portale istituzionale (DfE – School Attendance).

I dati di mio/a figlio/a sono al sicuro?
I registri di presenza sono trattati secondo il Data Protection Act 2018 e le statutory guidance. Le scuole devono informare le famiglie su che cosa viene condiviso e con chi. L’ICO fornisce linee guida su AI e protezione dati; in caso di dubbi si può chiedere alla scuola il record of processing o rivolgersi al DPO di istituto (ICO – Data Protection and AI).

Ofsted userà questi numeri nelle ispezioni?
No, il governo ha chiarito che i target non saranno accessibili a Ofsted e non entreranno nei giudizi ispettivi. L’intento dichiarato è di apprendimento tra pari, non di valutazione esterna. Le cornici di ispezione rimangono quelle ufficiali dell’ispettorato, consultabili sul sito istituzionale (Ofsted).

L’algoritmo può sbagliare o essere “ingiusto”?
Qualsiasi modello può introdurre errori o bias. Per questo si chiedono model card chiare, audit esterni e canali per la segnalazione di target ritenuti non realistici. I centri di ricerca universitari e gli organismi pubblici di etica dei dati spingono per una trasparenza sostanziale, non solo formale.

Che cosa cambia, in concreto, per studenti e famiglie?
Dovrebbero ricevere più contatti in caso di assenze ripetute, piani di rientro meglio personalizzati, e — laddove possibile — servizi di supporto più rapidi. L’AI non decide al posto della scuola; aiuta a prioritizzare le azioni. La relazione educativa resta il punto.

Questa misura risolve l’assenteismo?
No, da sola no. Può però ridurre l’inerzia organizzativa, illuminare le zone d’ombra e accelerare le soluzioni che già funzionano. Se accompagnata da investimenti in salute mentale, trasporti e sostegno alle famiglie, diventa una levaimportante.


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