Stefano Soglia: trasformare Cremona in una destinazione globale
Stefano Soglia è Destination Manager di Visit Cremona, professionista con una lunga esperienza nello sviluppo territoriale e nella promozione turistica. Si occupa di valorizzare l’identità culturale, artistica ed enogastronomica della città, costruendo strategie innovative di marketing territoriale e coordinando progetti che uniscono istituzioni, imprese e comunità locali. Il suo approccio integra visione strategica e profonda conoscenza del territorio, con l’obiettivo di rendere Cremona e il suo territorio provinciale una destinazione sempre più attrattiva, sostenibile e riconoscibile a livello nazionale e internazionale. Lo abbiamo intervistato per IlNewyorkese.
Che cos’è la DMO e qual è il ruolo di Visit Cremona all’interno del territorio?
La DMO, o Destination Management Organization, è un’organizzazione che gestisce una destinazione turistica. Gestire significa occuparsi di promozione, commercializzazione e sviluppo del prodotto turistico, cercando di diversificare l’offerta per attrarre visitatori compatibili con il territorio. Cremona è una città piccola soprattutto se paragonata con una New York, ma ha un grande potenziale, se si punta sulla qualità. La nostra missione è rendere fruibile e attrattiva la cultura, l’arte e le tradizioni locali, trasformando l’esperienza turistica in qualcosa di autentico. Un esempio emblematico è la liuteria cremonese, facente parte della lista del patrimonio immateriale UNESCO, con 180 botteghe ancora attive. Questi laboratori artigiani, alcuni aperti ai visitatori, permettono di vedere come vengono realizzati violini secondo le tradizioni dei maestri Amati, Guarnieri del Gesù e Stradivari, per citare i più noti. È un’esperienza immersiva che mostra la complessità e la bellezza di un’arte antica ancora viva. Ma il nostro ruolo va oltre: coordiniamo enti pubblici e privati, creando sinergie tra città e comuni della provincia, e costruendo una rete che valorizza l’offerta complessiva del territorio, dai grandi centri come Cremona e Crema fino a realtà più piccole come ad esempio Casalmaggiore o Soncino.
Quali strategie sono state messe in questi anni?
Il progetto è iniziato nel 2023 con il Comune di Cremona, che ha voluto elaborare un piano strategico del turismo, affidato al Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica sede di Piacenza. Facevo parte del team che ha analizzato il territorio, individuando punti di forza e criticità. Dal piano strategico sono emersi due concetti chiave: integrare tutta l’offerta territoriale – dalla liuteria alla musica, dagli eventi culturali al cicloturismo e turismo fluviale e valorizzare i prodotti agroalimentari locali in ottica turistica (in primis il torrone ed i formaggi). La DMO è stata formalmente creata nel 2024, dopo un anno di maturazione dell’idea, con la firma di una lettera di intenti tra comuni principali, Camera di Commercio e operatori locali. L’obiettivo era mettere in atto una strategia che valorizzasse i punti di forza, riducesse le debolezze e creasse un sistema integrato capace di promuovere Cremona e la sua provincia come destinazione turistica unica. E’ un obiettivo che stiamo portando avanti con passione e buoni risultati.
Come siete riusciti a creare sinergie così efficaci tra musei, teatri, artigiani e operatori locali, trasformando collaborazioni in vere esperienze culturali condivise?
La collaborazione è complessa e richiede tempo, competenze specifiche e strumenti adeguati. Non tutti gli operatori locali sono predisposti a unirsi a un progetto condiviso, quindi occorre spiegare il valore di far parte di un sistema integrato. Il nostro team dialoga quotidianamente con musei, teatri e soggetti privati per coordinare attività e sviluppare nuove proposte. Per esempio, con il Teatro Ponchielli di Cremona organizziamo visite dietro le quinte, mostrando i laboratori dei costumi e le prove, creando esperienze uniche per il visitatore. Oggi siamo un polo culturale in forte crescita, con più di 4.000 imprese creative e un settore culturale che impiega oltre 7.300 persone. Al Museo del Violino, tra l’altro, i violini storici vengono suonati in nell’Auditorium Arvedi, progettato con un’acustica perfetta per esaltare il suono, preservando così la loro vitalità e permettendo esperienze intime e formative per il pubblico. I dati confermano questa vivacità: la ripresa del 2021, con un +58% di arrivi, e i 112.000 visitatori del Museo del Violino mostrano quanto la città sia attrattiva per professionisti, studenti e appassionati da tutto il mondo. L’obiettivo è diversificare l’offerta, invogliare i visitatori a fermarsi più giorni e trasformare Cremona da semplice tappa a destinazione completa. In parallelo, lavoriamo per integrare l’offerta ricettiva, che oggi include più di duemila posti letto, dei quali il 70% in strutture extra-alberghiere, come Airbnb o affitti a breve termine, aumentando la capacità di accoglienza e creando motivazioni per soggiorni più lunghi.

Guardando oltre i confini, in che modo portate l’eccellenza di Cremona sui palcoscenici internazionali, ad esempio negli Stati Uniti, trasformando il patrimonio locale in un racconto globale?
Lavoriamo contemporaneamente sul mercato nazionale ed estero su quello internazionale. La presenza a New York è strategica: incontriamo tour operator e agenzie che operano quotidianamente su questo mercato per far conoscere Cremona e la sua provincia. Ci sono collegamenti concreti: al Metropolitan Museum ci sono cinque strumenti unici provenienti dai grandi maestri cremonesi. Gli Stradivari di Cremona hanno suonato a New York, Dubai, Tokyo, Parigi, Londra, Vienna, Shanghai, grazie alla collaborazione con Ambasciate e Istituti Italiani di Cultura. Claudio Monteverdi, considerato l’ideatore del melodramma all’inizio del diciassettesimo secolo, è nato a Cremona e vede le sue opere rappresentate periodicamente al Lincoln Center e alla Carnegie Hall. E infine, il torrone: a New York può essere assaggiato, ma solo a Cremona si vive l’esperienza completa della produzione. Portare gli americani a scoprire questi aspetti significa far conoscere l’autenticità del territorio, dai suoni della liuteria e delle campane del Duomo, al gusto dei prodotti locali. Il lavoro sul mercato estero non è immediato: richiede anni di costruzione di relazioni con intermediari qualificati, che poi inseriranno Cremona nelle loro programmazioni e pacchetti turistici. Questa dimensione internazionale è fondamentale per attrarre investimenti, talenti e nuovi flussi turistici. Per noi il turismo, in particolare quello musicale, non è solo economia: è un motore di trasformazione culturale e un modo per condividere, davvero, il genio umano che da secoli vive a Cremona.
Qual è la visione futura per Cremona e le sue relazioni con il mercato internazionale?
L’obiettivo è costruire un turismo di qualità che possa apprezzare le molteplici anime del territorio in un sistema unitario e integrato. Vorremmo che gli americani, così come altri turisti internazionali, condividessero la ricchezza multisensoriale del territorio: il suono dei violini storici, il rintocco delle campane del Duomo, il gusto del torrone e la passeggiata tra le vie di città a misura d’uomo. La strategia è quella di rafforzare i mercati chiave, lavorare sul lungo periodo con operatori internazionali, e creare un’esperienza turistica completa e autentica, dove ogni elemento del territorio contribuisce a far innamorare chi visita Cremona. In questo senso, la DMO non è solo un organismo di promocommercializzazione, ma un vero laboratorio di innovazione turistica, capace di valorizzare la tradizione, creare esperienze uniche e costruire percorsi concreti tra il locale e l’internazionale.
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