Tumore al cervello, un comune farmaco per la pressione sembra rallentare il processo

Novembre 30, 2025 - 21:30
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Tumore al cervello, un comune farmaco per la pressione sembra rallentare il processo

Il glioblastoma resta uno dei tumori cerebrali più aggressivi e con meno opzioni terapeutiche efficaci. Tuttavia, una ricerca della University of Pennsylvania, pubblicata su Science Advances, ha individuato un possibile alleato insospettabile: l’idralazina, un farmaco contro l’ipertensione in uso da oltre settant’anni. Lo studio non solo suggerisce che la molecola possa frenare il glioblastoma, ma chiarisce finalmente anche il suo meccanismo d’azione, rimasto finora poco compreso.

Idralazina: un vecchio farmaco con un nuovo potenziale

L’idralazina è un vasodilatatore noto e ampiamente utilizzato per trattare l’ipertensione e la preeclampsia. La sua capacità di rilassare le pareti dei vasi sanguigni è da sempre alla base della sua efficacia clinica. Tuttavia, per decenni il suo meccanismo d’azione preciso non era stato completamente chiarito.

Questo non è un caso isolato: gli esperti stimano che tra il 10% e il 20% dei farmaci in commercio agiscano attraverso meccanismi non ancora del tutto compresi. La ricerca recente, però, ha finalmente fatto luce sul funzionamento dell’idralazina, rivelando un legame inatteso con alcuni processi coinvolti nella crescita tumorale.

La scoperta fondamentale: il ruolo dell’enzima ADO

misurazione di pressione
La scoperta fondamentale: il ruolo dell’enzima ADO (blitzquotidiano.it)

Per capire come agisce l’idralazina, i ricercatori hanno creato una versione modificata del farmaco, chiamata HYZyne, che funziona come una sorta di “sonda molecolare”. Grazie a un tag chimico, questa versione poteva evidenziare i punti della cellula in cui si lega la molecola originaria.

La sonda ha permesso di identificare un attore centrale: l’enzima ADO (2-aminoethanethiol dioxygenase).
Questo enzima è coinvolto nel rilevare i livelli di ossigeno nelle cellule e nel regolare la tensione dei vasi sanguigni attraverso la modulazione di specifiche proteine. Quando l’ADO viene bloccato, il sistema vascolare rimane in uno stato di rilassamento, e di conseguenza la pressione arteriosa si abbassa.

La scoperta più sorprendente è arrivata quando il team ha approfondito il ruolo dell’ADO nel glioblastoma. Studi precedenti avevano già suggerito un collegamento tra l’attività di questo enzima e lo sviluppo di questo tumore. La nuova ricerca ha confermato che il glioblastoma dipende fortemente dall’ADO per mantenere la propria crescita.

Dalla pressione al cervello: come l’idralazina influenza il glioblastoma

Testando l’idralazina sulle cellule di glioblastoma, i ricercatori hanno osservato un fenomeno particolare: le cellule tumorali non morivano, ma entravano in uno stato chiamato senescenza cellulare.

La senescenza è una sorta di modalità “stand-by” della cellula, che smette di replicarsi ma non va incontro a morte cellulare. È come se il tumore venisse “messo in pausa”.
Anche un’unica esposizione all’idralazina è stata in grado di mantenere le cellule in questo stato per diversi giorni.

Questo rallentamento drastico della proliferazione potrebbe rappresentare un’opportunità importante nella terapia del glioblastoma, considerando che:

  • la sopravvivenza media dopo la diagnosi è di 12–18 mesi;
  • la sopravvivenza a 5 anni è appena del 5%;
  • il tumore mostra spesso una forte resistenza ai trattamenti tradizionali come chirurgia, radioterapia e chemioterapia.

La possibilità di “addormentare” le cellule tumorali potrebbe, in futuro, affiancarsi alle terapie esistenti e potenziare l’efficacia complessiva dei trattamenti.

Perché questa scoperta è così importante per la ricerca medica

Gli specialisti definiscono questo lavoro uno degli studi più importanti degli ultimi anni nella comprensione dei meccanismi cellulari. Capire come funziona un farmaco noto da decenni non è solo una curiosità scientifica: è una chiave che può aprire nuove porte terapeutiche.

Sapere con precisione come agisce l’idralazina può:

  • aiutare a chiarire alcuni effetti collaterali del farmaco;
  • permettere di identificare pazienti che potrebbero beneficiarne di più (per esempio in base al loro profilo genetico);
  • suggerire nuovi utilizzi in altre patologie.

Oggi questa ricerca ridisegna la mappa delle possibili terapie per due ambiti molto diversi: la preeclampsia, che resta una condizione rischiosa durante la gravidanza, e il glioblastoma, uno dei tumori più complessi da affrontare.

Gli esperti: entusiasmo, cautela e nuove prospettive

Diversi specialisti hanno commentato i risultati dello studio, sottolineando l’importanza della scoperta, ma anche la necessità di procedere con prudenza.

Uno dei punti più apprezzati è la possibilità di utilizzare un farmaco economico, già disponibile in tutto il mondo, con un profilo di sicurezza ben noto. In un contesto come quello dell’oncologia, dove molte terapie sono costose, difficili da reperire e altamente tossiche, un’opzione simile sarebbe rivoluzionaria.

Tuttavia, alcuni esperti fanno notare che indurre la senescenza tumorale non equivale a eliminare il tumore. Perché il trattamento sia efficace sul lungo periodo:

  • sarebbe probabilmente necessaria una terapia continua;
  • il tumore potrebbe sviluppare resistenza, aumentando la produzione di ADO;
  • non è ancora chiaro se questo effetto si verificherebbe anche nel cervello umano, e non solo in laboratorio.

Per questo motivo serviranno studi clinici ben progettati prima di poter valutare con certezza l’efficacia dell’idralazina nel trattamento dei tumori cerebrali.

L'articolo Tumore al cervello, un comune farmaco per la pressione sembra rallentare il processo proviene da Blitz quotidiano.

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