Vaia a Nova: “Preoccupa la nuova variante HKU5-CoV-2 ma niente allarmismi, sì a piani di prevenzione”

“Non bisogna creare allarme ma sviluppare piani di prevenzione efficaci”. E’ questa la ricetta indicata ad Agenzia Nova dal professor Francesco Vaia, ex direttore dell’ospedale Spallanzani di Roma, per far fronte all’eventuale diffondersi di nuove varianti di Coronavirus, ancora sotto la lente di ingrandimento degli scienziati internazionali per gli eventuali rischi di una nuova pandemia. Fra queste varianti, quella che al momento preoccupa di più è la HKU5-CoV-2 scoperta in Cina a febbraio su alcuni animali e che, stando a degli studi pubblicati su riviste internazionali, potrebbe mutare infettando una gamma più ampia di animali rispetto al Covid-19. Ciò comporterebbe una maggiore probabilità di passare da una specie all’altra ed il timore è che possa infettare anche gli esseri umani, causando una nuova epidemia diffusa.
Per il professor Vaia, fra i più competenti in materia di Coronavirus, anche questa variante “segue il destino delle altre: ha un’alta contagiosità ma una bassa virulenza e di conseguenza anche una minore patogenicità”. Ad ogni modo, ha chiarito il professor Vaia è sempre importante “seguire” l’evoluzione e gli studi su queste nuove varianti, anche “quando ciò che accade, o potrebbe accadere, è apparentemente lontano da noi”. Per questo, secondo il professore, è necessario “andare oltre la visione da cortile, come abbiamo sempre indicato” anche in occasione della precedente pandemia o di studi relativi ad altre e nuove varianti.
“Quello che accade dall’altra parte del mondo – ha ribadito il professore – ci deve interessare molto” perchè “in un mondo globalizzato, in cui c’è alta mobilità, bisogna sempre porre attenzione al diffondersi di malattie infettive”. Questo però “senza creare inutili allarmismi” soprattutto se “ci facciamo trovare preparati con piani adeguati”. Dunque “nessun allarme ma piani di prevenzione specifici”.
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