Volontario, perché lo fai?

Novembre 6, 2025 - 21:00
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Volontario, perché lo fai?

Emma Monzeglio ha 25 anni e ha già fatto tre missioni di soccorso sulla Life Support di Emergency: «Il mio compito a bordo era dare ad ogni persona una bottiglia d’acqua, due coperte, un sorriso. Sorridevo sempre, perché volevo che chi saliva a bordo sapesse che non doveva più avere paura», racconta. Ha scelto di stare in mare nonostante sappia benissimo di non poter fermare le morti nel Mediterraneo: «Se pensi di cambiare il mondo, è vero, il volontariato non serve a niente. Ma per me è un modo per affrontare insieme agli altri i problemi di questo mondo. È un fatto politico. In questo senso, serve tantissimo», spiega.

Paolo Talenti lo trovi ogni mercoledì sera allo spiazzo di via sant’Arialdo, a Milano, incastonato tra la stazione ferroviaria di Rogoredo e il “bosco” della droga: «Lo so che è difficile che smettano, ma l’importante è dare loro una possibilità», dice.

Anna Maria Borlengo invece da 45 anni tutte le domeniche mattina si alza alle 6,30, sale in auto e raggiunge la Piccola Casa della Divina Provvidenza di Alba, meglio nota come “Cottolengo”: «Faccio dialoghi bellissimi con persone che non hanno mai detto una parola in tutta la loro vita». 

Impotenza, la cifra del nostro tempo

Sono tre delle dieci intense storie che aprono il nuovo numero di VITA, dedicato al volontariato: Volontario perché lo fai? . Abbiamo scelto un taglio particolare, sottolineato da quel “nonostante” consapevolmente enfatizzato ed estremizzato che segna tutto il primo capitolo, ritornando per dieci volte nei dieci titoli delle storie. Perché? Perché impotenza è la cifra del nostro tempo. Tutto ci pare deciso altrove, sopra, lontano. Incidere o fare la differenza ci sembra impossibile. Qual è allora il senso dell’impegno personale, qui e ora? Perché fare volontariato?

Sono queste le domande, un po’ provocatorie, a cui il nuovo numero di VITA vuole rispondere. Volontario perché lo fai? è un numero schierato, che difende con forza le ragioni e il senso del “noi ci impegniamo”: quello di 4,7 milioni di italiani che si spendono gratuitamente per gli altri e per il bene comune. Nonostante tutto. Non è un negativo, ma un ribadire che — come spiega bene nel capitolo 3 Paolo Venturi — «l’impotenza può esistere rispetto all’esito, ma non rispetto al senso. E la misura dell’azione volontaria non è l’esito, ma il senso».  L’illustrazione di copertina è di Christian Romano.

Impotenza è la cifra del nostro tempo, ma in Italia ci sono 4,7 milioni di persone che si spendono per gli altri.
Qual è il senso di questo impegno? Le risposte all’interno del magazine ‘‘Volontario, perché lo fai?

Volontari nonostante tutto

Nel capitolo 1, Volontari nonostante tutto, abbiamo incontrato dieci volontari impegnati in dieci luoghi di confine, là dove è più facile pensare “tanto non cambia niente”. Emma, Giovanni, Paolo, Marianna, Roberta… il “perché lo fai?” ce l’hanno spiegato loro e ha molto a che fare con la possibilità di esprimersi, di prendere posizione, di fare scelte di campo, di divenire se stessi proprio nello stare in relazione con gli altri. Il senso, proprio e soprattutto in questi luoghi di confine, brilla luminoso sul nonostante. 

I vivai del volontariato

Il capitolo 2, A scuola di attivismo, racconta 20 esperienze: poca teoria, molta pratica. Non i “soliti” corsi per diventare volontario, ma venti vivai del volontariato e dell’attivismo, dove scoprire il gusto dell’impegno civico, dai 34.500 capi scout di Agesci all’attivissima e sorprendente Acfil, espressione della comunità filippina di Torino, passando — fra gli altri — per l’esperienza di AltaVoce Academy di Save the Children, il coinvolgimento dei volontari nell’équipe che Fondazione Don Gnocchi sta sperimentando o il passaggio da beneficiari a volontari che Coopi sta accompagnando.

A Chiara Tommasini, presidente di Csvnet, abbiamo lanciato la sfida delle sfide, rispondere alla domanda “come si fa a coinvolgere i giovani e a far nascere e crescere in loro la voglia di impegno civico?”: «I volontari non devono essere considerati delle mani su cui fare affidamento, ma delle teste che riflettono e agiscono insieme agli altri».

Nel capitolo trovate anche una riflessione sulle quattro leve che oggi possiamo mettere in campo: la novità della certificazione delle competenze dei volontari spiegata dalla viceministra Maria Teresa Bellucci, il servizio civile universale con Laura Milani, l’effetto snowballing dei mini-grant e (chissà) la nuova frontiera del nudging


Che cosa muove il nostro impegno?

Il capitolo 3, I motori del volontariato, è un’ambiziosa attualizzazione del bellissimo e sempre valido “Noi ci impegniamo” che don Primo Mazzolari scrisse nel 1949: noi ci impegniamo «non per riordinare il mondo, ma per amarlo». Se non è più la solidarietà a muoverci, come tutte le indagini da qualche anno ci dicono, che cosa ci muove? Da comunità a speranza, passando per frustrazione e scambio, dieci parole tracciano la rotta del nostro impegno per gli altri, oggi. Dieci le firme che abbiamo coinvolto: Elena Marta, Paolo Venturi, Riccardo Guidi, Stefano Laffi, Andrea Cardoni, Ivo Lizzola, Fabrizio Barca, la scrittrice Silvia Avallone, la giornalista Daria Bignardi e il comico Gabriele Corsi. Le parole che hanno scelto vi sorprenderanno.

Presenteremo il nuovo numero del magazine a Firenze, mercoledì 19 novembre alle ore 18, ospiti di Fondazione CR Firenze (Innovation Center, Lungarno Soderini 21). 


Volontariato aziendale, c’è spazio per crescere

Di volontariato si parla anche nelle sette pagine a marchio “Produrre Bene”, curate da Giampaolo Cerri, in continuità con la sua newsletter del lunedì. L’inchiesta a firma di Alberto De Pasquale è dedicata al volontariato aziendale, in particolare al volontariato di competenza. Secondo l’ottavo rapporto Noi doniamo dell’Istituto italiano della donazione, lo strumento è ancora poco utilizzato: l’88% delle imprese ha dichiarato di non aver mai attivato progetti di volontariato. Le esperienze di Fastweb + Vodafone, Edison e Fondazione Eos, Snam e – raccontate lato associazioni – i mentor e i dream coach di JA Italia così come il volontariato di competenza di cui beneficia Fondazione Asilo Mariuccia, dimostrano non solo il valore di questo volontariato, ma anche quanto potrebbe concretamente integrarsi nel sistema produttivo delle aziende stesse.

Societas: dal 5 per mille all’umanità nell’AI

Nel magazine di novembre trovate molto altro. L’editoriale del direttore Stefano Arduini è dedicato al 5 per mille: grazie alla campagna “5 per mille, ma per davvero”, promossa da VITA insieme a 67 organizzazioni, il Governo ha inserito in Legge di Bilancio l’innalzamento del tetto del 5 per mille, che dovrebbe quindi passare dal 2026 da 525 a 610 milioni di euro: un ottimo traguardo intermedio, ma la vittoria è il definitivo superamento del tetto.

Ivana Pais parla della nascita della coalizione filantropica Humanity Ai, l’illustratore Salvatore Garzillo nella sua rubrica “Chi è successo?” ci presenta Chiara Bisignani, esperta di Diversity & Inclusion ideatrice di #BellaMente, un progetto che mette insieme musica, carcere e neurodivergenza. La parola del mese di Rosy Russo è – udite udite – “temperamatite”.

Communitas

Nella terza parte del magazine, Communitas, trovate una mappa del valore economico del non profit (quasi 93 miliardi di euro secondo gli ultimi dati Istat), mentre Stefano Granata fa il punto sul nuovo Piano nazionale per l’economia sociale e Sergio Gatti parla del credito come strumento di pace. Daria Capitani ci presenta “Parole di partecipazione attiva” il documento corale che la Fondazione Compagnia di San Paolo ha realizzato in collaborazione con l’agenzia per la trasformazione culturale cheFare in un percorso durato due anni. Il changemaker di novembre, infine, è Franco Taverna, “educatore contadino, sempre in cammino”, storico braccio destro di don Antonio Mazzi in Fondazione Exodus: lo racconta Anna Spena, che ha trascorso una mattina al suo fianco.

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Redazione Redazione Eventi e News