Delpini agli ucraini: «La pace sia con voi»



«La pace sia con voi». Non sono scelte a caso, le parole dell’Arcivescovo. Le pronuncia a Monza, nel terzo e ultimo appuntamento voluto per riflettere e pregare sulla guerra in Ucraina, insieme all’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, alla Comunità dei Tre Gerarchi, Duomo e Decanato di Monza, Caritas, Scout e Azione cattolica ambrosiana. Delpini accende una candela, per moltiplicare la luce e la speranza. Recita un Padre Nostro, poi sceglie le stesse parole con cui Leone XIV si è presentato al mondo. «Riceviamo la pace per Gesù risorto – prosegue – e siamo lieti e commossi per questo dono. Ma questa frase ci ferisce il cuore perché pace non c’è, per la guerra dell’aggressore contro il popolo che non può reagire e che non trova adeguato sostegno nella comunità internazionale».
Nella chiesa di Santa Maria degli Angeli si prega per sciogliere i nodi di una tragedia che da tre anni insanguina un Paese e la coscienza di ciascuno. Per questo, a Monza ci si accosta alla tragedia bellica con la sensibilità di chi vuol capire grazie a letture, canti e musica di strumenti ad archi. Perché l’arte è strumento per accostarsi all’infinito e raggiungere la verità. Lo sguardo di Delpini sembra perdersi in un orizzonte che porta distante, mentre il violino tocca le corde del dolore. «Le ragioni del diritto sono calpestate, è una ferita profonda. Per questo, “la pace sia con voi” significa l’impegno a pensare come sia la pace giusta, a pensare per quali vie questa pace possa essere raggiunta, e assumere l’impegno che è dentro le nostre possibilità, perché la pace giusta si ristabilisca in tutto il mondo e in particolare in Ucraina. Pensare, comprendere, agire, parlare, convincere: “La pace sia con voi” è l’augurio che anche io voglio fare. Sono qui a rappresentare tutta la Chiesa ambrosiana per dire da che parte stiamo e con l’auspicio che gli oppressi siano liberati dalla mano dell’oppressore. Sono qui per ribadire che confidiamo in Dio, che sta dalla parte di coloro che sono ingiustamente aggrediti», conclude l’Arcivescovo.
Le letture
Si parla di neutralità in tempo di guerra e pace giusta, sul modello consolidato con successo dai Dialoghi di pace diocesani. E mentre fuori il sole scalda la domenica pomeriggio, nella penombra della chiesa di via Zucchi la luce arriva sì dalle vetrate che raffigurano i cherubini. Ma anche, se non soprattutto, da quelle letture sussurrate appena e che immergono i circa 150 presenti in una meditazione profonda. «Dal febbraio 2022 ascoltiamo quotidianamente in tv le notizie sulla guerra in Ucraina – è uno dei passaggi delle voci che si alternano sull’altare – e spesso, pur parlando di pace, i presunti esperti si accapigliano. Per chi voglia farsi un’idea libera, sono rare le occasioni per capire cosa pensino realmente gli ucraini e gli ucraini cattolici». L’appuntamento diviene presa di coscienza e approfondimento storico e geopolitico, oltre che spirituale. «La neutralità può essere soltanto il risultato di giudizio e analisi accorate. Ma anche la neutralità ha rischi nascosti e inizia a tradire propri valori, se è causata dall’indifferenza, dalla codardia o da un atteggiamento utilitaristico».
Se la musica accarezza il cuore, le parole lo percuotono: «La Comunità internazionale deve lavorare per la pace e per preservare la dignità umana: la neutralità non deve diventare approvazione passiva dell’ingiustizia e del crimine. Esiste un imperativo morale di difendere valori su cui la stessa Comunità internazionale si basa. Perseguire un’apparente neutralità è un tradimento della dignità umana». Anche se, districarsi nei significati più profondi di questi concetti, impone anche un distinguo non scontato: «Esiste anche una neutralità positiva», differenziano infatti i testi letti a Monza. E il riferimento è alla Santa Sede e alla sua volontà di «non limitarsi all’osservazione, ma si adoperarsi per la pace e il dialogo. C’è comunque una diplomazia politica e una morale, che distingue chiaramente l’aggressore dalla vittima dell’attacco, come non mancò di ricordare anche Papa Francesco l’8 gennaio 2024».
Anche perché, questo è il pensiero esplicitato, «è nostro dovere difendere la vita del prossimo, soprattutto bambini e anziani. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici, come ricorda il Vangelo di Giovanni. La guerra deve finire con il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e le scuse politiche. Il male impunito, continua a causare più vittime».
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