Cuba. La repressione colpisce chi distribuisce riso e medicine

Aprile 8, 2025 - 15:30
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Cuba. La repressione colpisce chi distribuisce riso e medicine

di Giuseppe Gagliano –

Mentre il regime cubano racconta al mondo di essere assediato da embarghi e complotti imperialisti, la realtà quotidiana sull’isola ci restituisce un’immagine diversa, e ben più tragica: quella di uno Stato che reprime anche chi distribuisce cibo e cura i malati. Il caso di José Daniel Ferrer, storico leader dell’opposizione e fondatore dell’Unione Patriottica di Cuba (UNPACU), è emblematico di questo paradosso.
Nei giorni scorsi la casa di Ferrer, divenuta negli anni un centro di solidarietà dal basso, di assistenza medica gratuita e pasti caldi per gli ultimi, è stata accerchiata per oltre 27 ore dalla Polizia Nazionale Rivoluzionaria e da agenti in borghese. Lo scopo? Bloccare la distribuzione di cibo e cure gratuite a centinaia di cittadini dimenticati dallo Stato. Una repressione brutale, che va ben oltre l’ordinaria sorveglianza politica: oltre 40 persone fermate, tra volontari e beneficiari, minacce, perquisizioni arbitrarie, arresti senza mandato. E alcuni, come i fratelli noti come “Caguairan”, semplicemente scomparsi.
Ferrer e i suoi non distribuivano volantini sovversivi, ma riso e medicine. Sua moglie, la dottoressa Nelva Ortega, continua a visitare pazienti che il sistema sanitario ufficiale ignora, in una Cuba stremata da blackout, carenze croniche e crisi energetica. Eppure, per il governo, tutto questo è una minaccia politica. L’esistenza stessa di un modello alternativo, per quanto minimo, rappresenta un pericolo per la narrativa unica del Partito Comunista: o sei con lo Stato, o sei contro di esso.
Gli Stati Uniti hanno condannato l’episodio. Ma le dichiarazioni dell’Office of Western Hemisphere Affairs restano flebili, incapaci di incidere su un regime che da decenni vive e si rafforza proprio in funzione del nemico esterno. Più efficace, forse, il sostegno morale che arriva dai cittadini: sui social, la diaspora cubana e molti attivisti invocano libertà, riconoscenza e giustizia.
In realtà il vero timore del regime non è Ferrer, ma ciò che rappresenta: una società civile che non chiede permesso per aiutare. In un Paese in cui l’autonomia è considerata sovversione e l’assistenza un atto ostile, anche una pentola di riso può diventare un’arma. È questo il volto più crudele della repressione: non solo impedire il dissenso, ma spezzare la solidarietà.

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Redazione Redazione Eventi e News