Svelato il piano B di Bruxelles sui dazi Usa: contromisure per 95 miliardi di euro e ricorso al WTO

Bruxelles – Dall’impulsiva ritorsione al più ragionato riequilibrio. La Commissione europea svela il piano B per rispondere ai dazi americani già in vigore e a quelli che – se Bruxelles e Washington non dovessero nel frattempo trovare un accordo – scatteranno al termine della sospensione di 90 giorni indetta da Donald Trump. Non più l’approccio “dollaro per dollaro” ipotizzato nel primo pacchetto (poi congelato) di contromisure sui dazi su acciaio e alluminio, ma una risposta più attenta a “non spararsi sui piedi“, spiega un alto funzionario dell’esecutivo Ue.
La priorità – sottolinea senza soluzione di continuità la Commissione europea – è la ricerca di una soluzione “reciprocamente vantaggiosa ed equilibrata” con la Casa Bianca. C’è tempo fino al 10 luglio, prima che le tariffe reciproche americane del 25 per cento sull’import dall’Ue entrino in vigore. È vero però che, già ora, il blocco Ue è soggetto a dazi del 25 per cento su acciaio, alluminio, automotive e componenti, oltre che a tariffe del 10 per cento su tutti i beni esportati nel mercato a stelle e strisce. All’incirca il 70 per cento delle esportazioni Ue oltreoceano sono già colpite, per un valore di 379 miliardi di euro. “Oggi esiste un certo grado di asimmetria”, ammettono dal palazzo Berlaymont. Asimmetria che, in un certo grado, rimarrà anche se dovessero fallire i negoziati.
La Commissione europea ha stilato un elenco – sottoposto da oggi a consultazione pubblica fino al 10 giugno – di importazioni dagli Usa da colpire, che copre un’ampia gamma di prodotti industriali e agricoli. Per un valore, calcolato sul volume delle importazioni del 2024, di 95 miliardi di euro. Circa un quarto del valore delle esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti già soggette a nuovi dazi. L’idea è però che queste contromisure possano essere “più durature”, e che dunque debbano essere sostenibili.
Nella lista di Bruxelles, precisano fonti Ue, ricompaiono vini e liquori americani per un valore di 1,3 miliardi di euro. E poi: prodotti agroalimentari per un valore di 6,4 miliardi di euro e ittici per mezzo miliardo, aeromobili per circa 10,5 miliardi, automobili e componenti per 12,3 miliardi, macchinari agricoli e industriali per 12 miliardi, prodotti legati all’industria sanitaria per 10 miliardi, apparecchiature elettriche per 7,2 miliardi. E altre voci. D’altra parte, la Commissione europea ha tenuto fuori dall’elenco prodotti farmaceutici, materiali critici e beni che “consideriamo davvero sensibili e importanti”. Oltre che quelli inclusi nell’elenco – attualmente sospeso – di contromisure sulle importazioni di acciaio, alluminio e prodotti derivati, che dovrebbero colpire merci per un valore di 21 miliardi di euro.
Parallelamente, la Commissione europea valuterà le impressioni degli stakeholders in merito a possibili restrizioni su alcune esportazioni dell’Ue di rottami di acciaio e prodotti chimici verso gli Stati Uniti per un valore di 4,4 miliardi di euro. “Non stiamo discutendo di potenziali misure nel settore dei servizi, ma questa rimane un’opzione”, afferma un alto funzionario. Nel cassetto degli strumenti a disposizione, c’è sempre quel bazooka anti-coercizione che permetterebbe a Bruxelles di tassare pesantemente i profitti deille big tech americane nel vecchio continente.
Un’altra via che l’Ue è decisa a percorrere è quella che porta all’Organizzazione Mondiale del Commercio, dove Bruxelles avvierà una controversia contro gli Stati Uniti, perché “è opinione inequivocabile dell’Ue che tali dazi violino palesemente le norme fondamentali del WTO”. Se nel frattempo i negoziati con Washington dovessero portare a risultati positivi, “il contenzioso può essere sospeso in qualsiasi momento”, puntualizza una fonte. Infine, la Commissione assicura che continuerà a “monitorare attentamente” il potenziale dirottamento delle esportazioni globali verso il mercato dell’Ue, che potrebbe essere causato dai dazi imposti dagli Stati Uniti ai paesi terzi, e che proseguirà nel suo sforzo di diversificazione per trovare nuovi sbocchi per le esportazioni e nuove fonti di approvvigionamento.
Una volta chiusa la consultazione pubblica, l’esecutivo Ue metterà a punto la sua proposta di adozione di contromisure e la sottoporrà ai Paesi membri secondo la procedura detta di ‘comitatologia‘, nella quale per impedire l’adozione dell’atto di esecuzione è necessario il voto contrario della maggioranza qualificata degli Stati Ue. Fonti del Consiglio dell’Ue hanno rivelato che “in generale c’è fiducia nel lavoro e nella direzione intrapresa dalla Commissione“.
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