Perché la Consulta ha salvato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio

L’abrogazione dell’abuso di ufficio non è incostituzionale. Lo ha reso noto ieri la Consulta secondo la quale, all’esito dell’udienza pubblica svoltasi due giorni fa, ha ritenuto infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate da quattordici autorità giurisdizionali, tra cui la Corte di Cassazione, sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio ad opera della legge numero 114 del 2024. Secondo i giudici (relatore Viganò) dalla Convenzione di Merida, ratificata nel nostro Paese nel 2009, non è ricavabile né l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell’ordinamento nazionale. La motivazione della sentenza sarà pubblicata nelle prossime settimane.
Secondo le toghe di piazza Cavour l’eliminazione del reato avrebbe compromesso l’intero sistema di prevenzione e contrasto agli illeciti nella pubblica amministrazione. A essere stigmatizzato dai magistrati non è stata solo la cancellazione della norma incriminatrice, ma la circostanza per cui l’abrogazione della stessa non sia stata accompagnata da strumenti alternativi di controllo o di sanzione disciplinare, generando un eventuale vuoto normativo. In pratica la riforma avrebbe eliminato tale presidio senza prevedere misure sostitutive efficaci. Diverso il parere dei molti avvocati che sono intervenuti nell’udienza pubblica e che, difendendo la scelta del Governo, hanno sostenuto che a colmare eventuali lacune legislative a causa dell’abrogazione del reato di abuso di ufficio è intervenuta la norma nuova sul peculato per distrazione.
Soddisfazione da parte del Ministro Nordio: “Esprimo la massima soddisfazione per il contenuto del provvedimento della Corte Costituzionale, che ha confermato quanto sostenuto a più riprese in ordine alla compatibilità dell’abrogazione del reato di abuso di ufficio con gli obblighi internazionali. Mi rammarica che parti della magistratura e delle opposizioni abbiano insinuato una volontà politica di opporsi agli obblighi derivanti dalla convenzione di Merida. Auspico che nel futuro cessino queste strumentalizzazioni, che non giovano all’immagine del nostro Paese e tantomeno all’efficacia dell’Amministrazione della giustizia” ha concluso il guardasigilli. La norma, che porta il nome del responsabile di Via Arenula e che prevede appunto l’abrogazione dell’abuso di ufficio e modifiche al traffico di influenze, era stata approvata in via definitiva a luglio 2024.
Plaudono alla decisione anche diversi parlamentari di Forza Italia. “Per mesi e mesi la propaganda della sinistra, dell’Anm, dei forcaioli ha descritto l’abrogazione dell’abuso d’ufficio come un intervento incostituzionale. Hanno interpretato le convenzioni internazionali in modo distorto per sostenere i loro interessi politici, ci hanno descritto come complici dei criminali. Oggi (ieri, ndr) si è espressa la Corte Costituzionale e li ha smentiti. Hanno perso ogni credibilità sui temi della giustizia” ha affermato Enrico Costa, deputato di Forza Italia, autore tra l’altro di una pubblicazione sulle vicende di 150 sindaci indagati per abuso d’ufficio e dopo anni prosciolti. Ha aggiunto il suo collega Pietro Pittalis, vice presidente della Commissione giustizia della Camera: “Il reato di abuso d’ufficio è inutile, lo dicono i numeri – a fronte di oltre 5400 procedimenti appena 18 sono stati definiti con sentenza di condanna – ma è anche dannoso non solo per l’ingolfamento delle nostre aule giudiziarie, ma anche per spese e costi assolutamente evitabili, che poi si ripercuotono anche sul Pil del nostro Paese. Forza Italia continuerà nella sua azione con l’obiettivo di dare ai cittadini, finalmente, una giustizia giusta”.
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