Sla, così ferie e permessi donati hanno rotto l’isolamento

«Un segnale potente di quella solidarietà che rende una comunità di lavoro una vera comunità di cura» sono queste alcune delle parole scelte dalla presidente dell’Associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica – Aisla, Fulvia Massimelli, per descrivere il gesto compiuto dai colleghi di un uomo colpito dalla Sclerosi laterale amiotrofica – Sla.
Questo segnale è accaduto a Castelnuovo (Tn) dietro i cancelli di una fabbrica di legno lamellare, la X-Lam Dolomiti Spa. Qui, i lavoratori e le lavoratrici hanno scelto di rinunciare a qualcosa per restituire tempo e dignità a un collega colpito dalla Sla. Hanno donato le loro ferie, i permessi, le ore accumulate. Per Gezim Smoqi, questo il nome del lavoratore di origine albanese. Per la sua famiglia. Per accompagnarlo in un cammino difficile, sostenendolo non solo economicamente, ma soprattutto umanamente
La banca ore solidale, uno strumento potente
Il tutto è stato reso possibile dalla disponibilità dell’azienda e dal sostegno della Feneal Uil Trentino Alto-Adige. Quanto accaduto è la concreta applicazione di uno strumento ancora poco conosciuto, ma straordinariamente potente: la “banca ore solidale”. Un modello (istituito con il D.Lgs. 151/2015, il cosiddetto JobsAct, ndr.), in cui il tempo si fa dono, e la solidarietà esce dalle parole per entrare nei turni di lavoro, nei badge da timbrare, nella carne viva dei rapporti umani.
Con la lettera aperta inviata ai dipendenti e al Cda dell’impresa coinvolta, Aisla ha voluto esprimere pubblicamente la propria gratitudine a tutti i protagonisti di questa vicenda: «Avete scelto di restare accanto, quando la malattia tende a isolare», scrive Massimelli «e avete dimostrato che il lavoro può essere anche luogo di cura e di comunità».
Il racconto di Gezim Smoqi
Oggi Gezim Smoqi si trova al Centro Clinico NeMO di Trento, dove sta affrontando un periodo di ricovero. È lui stesso a raccontare cosa significhi, davvero, ricevere questo tipo di sostegno: «Posso affrontare questo momento con serenità grazie alla generosità dei miei colleghi e dell’azienda. Se sono qui, è merito loro: mi hanno concesso il tempo necessario per concentrarmi su questo nuovo percorso che la malattia impone a me e alla mia famiglia».
«La Sla porta via tanto», continua Gezim «ma mi ha anche permesso di riscoprire il valore profondo delle relazioni umane. Non solo attraverso il supporto dell’azienda, ma anche grazie agli operatori sanitari che ho incontrato al Centro NeMO: non sono semplicemente professionisti, sono persone che mettono il cuore in ogni gesto, che vanno oltre il loro ruolo con una straordinaria umanità. Non mi sarei mai aspettato che così tante persone avessero un pensiero per me. Sentire il loro interesse sincero mi dà coraggio e forza. Qui al NeMO mi sento protetto, accolto, a casa. Ogni giorno riceviamo sostegno, sempre accompagnato da un sorriso. E questo, credetemi, fa tutta la differenza del mondo».
Una storia da raccontare e replicare
Aisla ha scelto di raccontare questa vicenda perché spiegano dall’associazione: «In un tempo spesso segnato dall’indifferenza, questa storia risuona come un richiamo. È una storia che merita di essere raccontata, ricordata, forse replicata. E quale occasione migliore della Pasqua per raccontarla?».
Nell’immagine in apertura Gezim Smoqi con i suoi familiari durante il ricovero al Centro clinico NeMO – tutte le immagini da ufficio stampa
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