Tutto quello che c’è da sapere sui Robot umanoidi: tipologie, caratteristiche e funzioni

Aprile 30, 2025 - 16:30
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Tutto quello che c’è da sapere sui Robot umanoidi: tipologie, caratteristiche e funzioni

ROBOTICA UMANOIDE

Tutto quello che c’è da sapere sui Robot umanoidi: tipologie, caratteristiche e funzioni



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I robot umanoidi rappresentano una delle frontiere più avanzate della robotica. In questo articolo vediamo le distinzioni tra robot antropomorfi, umanoidi e androidi, analizzando le loro applicazioni in ambito industriale e domestico. Vedremo quali sono le caratteristiche tecniche principali (sensori, attuatori e l’integrazione dell’AI Fisica) e quali sono i principali robot umanoidi sul mercato.

Pubblicato il 30 apr 2025



robot umanoidi

Il campo della robotica ha compiuto passi da gigante negli ultimi decenni, portando alla creazione di macchine sempre più sofisticate e capaci di interagire con l’ambiente circostante in modi complessi. Tra le varie categorie di robot, i robot umanoidi rappresentano una frontiera particolarmente affascinante e ricca di potenzialità.

Queste macchine, progettate per assomigliare e muoversi come esseri umani, non sono solo il frutto di sfide ingegneristiche avanzate, ma aprono anche scenari inediti in numerosi settori applicativi, dall’industria manifatturiera all’assistenza personale, dalla ricerca scientifica all’intrattenimento. Comprendere le loro tipologie, le caratteristiche tecniche distintive e le funzioni che possono svolgere è fondamentale per cogliere la portata di questa evoluzione tecnologica e le sue implicazioni future.

L’interesse verso i robot umanoidi è alimentato dalla loro intrinseca capacità di operare in ambienti progettati per l’uomo, utilizzando strumenti e infrastrutture esistenti senza la necessità di modifiche radicali. Questa versatilità li rende candidati ideali per una vasta gamma di compiti, promettendo di integrare o sostituire il lavoro umano in contesti specifici, migliorando efficienza e sicurezza.

Tipologie di robot umanoidi e applicazioni

La classificazione dei robot che richiamano la figura umana non è sempre univoca e spesso genera confusione terminologica. È utile fare chiarezza distinguendo tra le diverse categorie e comprendendo come i robot umanoidi si collochino in questo spettro, per poi analizzare i loro campi di applicazione concreti, che spaziano dall’industria pesante fino alla cosiddetta “robotica di servizio“.

Differenze tra Robot antropomorfi, umanoidi e androidi

Sebbene i termini siano talvolta usati in modo intercambiabile nel linguaggio comune, nel gergo tecnico presentano distinzioni significative. Il termine antropomorfo ha una valenza più ampia e si riferisce a qualsiasi robot che presenti caratteristiche o forme che ricordano quelle umane, anche solo parzialmente. Un braccio robotico industriale con articolazioni simili a quelle del braccio umano può essere considerato antropomorfo, pur non avendo un corpo intero.

I robot umanoidi, invece, rappresentano una sottocategoria specifica dei robot antropomorfi. La loro progettazione mira a replicare la struttura corporea fondamentale dell’essere umano: una testa, un tronco, due braccia e due gambe. L’obiettivo non è solo estetico, ma soprattutto funzionale: un robot umanoide è pensato per muoversi e interagire con l’ambiente in modo simile a una persona, sfruttando la locomozione bipede, la capacità di manipolare oggetti con “mani” e di percepire l’ambiente tramite sensori posizionati in modo analogo agli organi di senso umani. Questa somiglianza strutturale e funzionale è ciò che li definisce.

Gli “androidi” costituiscono un’ulteriore specializzazione. Un androide è un robot umanoide progettato per essere esteticamente quasi indistinguibile da un essere umano non solo per la forma corporea, ma anche per l’aspetto della pelle, dei capelli, le espressioni facciali e, in alcuni casi, la capacità di simulare processi biologici minori. La creazione di androidi pone sfide tecnologiche immense, soprattutto per quanto riguarda i materiali, la mimica facciale e l’interazione sociale. Figure come quelle viste nella fantascienza appartengono prevalentemente a questa categoria, che oggi è ancora largamente sperimentale e confinata a prototipi di ricerca o attrazioni.

La distinzione chiave risiede quindi nel grado di somiglianza e nell’obiettivo primario: antropomorfo per caratteristiche generali, robot umanoide per struttura corporea e funzionalità biomimetica, androide per l’indistinguibilità estetica. La maggior parte delle applicazioni pratiche attuali e future nel breve-medio termine riguarda i robot umanoidi, poiché il loro design offre un compromesso efficace tra funzionalità avanzate e complessità realizzativa.

Applicazioni industriali, domestiche e robotica di servizio

La versatilità intrinseca dei robot umanoidi, derivante dalla loro capacità di operare in ambienti pensati per l’uomo, apre a un ventaglio di applicazioni molto ampio. Queste applicazioni si collocano lungo un continuum che va dai contesti produttivi strutturati fino agli ambienti non strutturati della vita quotidiana, definendo il vasto campo della robotica di servizio. La robotica di servizio si occupa infatti di robot che operano a stretto contatto con le persone o in ambienti popolati da esseri umani, fornendo supporto diretto o indiretto. I robot umanoidi sono candidati naturali per questo tipo di compiti, grazie alla loro forma e mobilità.

Nell’ambito industriale i robot umanoidi si propongono come una soluzione flessibile per compiti che richiedono destrezza manuale, mobilità in spazi ristretti o collaborazione diretta con operatori umani. A differenza dei tradizionali robot industriali, spesso fissi e specializzati in un’unica operazione, un robot umanoide potrebbe, in teoria, spostarsi tra diverse postazioni di lavoro, utilizzare attrezzi standard e adattarsi a layout produttivi esistenti.

Potenziali impieghi includono l’assemblaggio di componenti complessi che richiedono manipolazione fine e operazioni di logistica interna, come il prelievo e trasporto di materiali in magazzini o linee produttive non completamente automatizzate. Un’applicazione particolarmente interessante è l’impiego del robot come avatar fisico dell’operatore umano. In questo scenario il robot viene teleoperato a distanza da una persona, che ne controlla i movimenti e ne percepisce l’ambiente attraverso sensori. Ciò permette di eseguire ispezioni, manutenzioni o interventi in aree pericolose (come impianti chimici, centrali nucleari, zone contaminate) o remote (piattaforme offshore, spazio) senza esporre l’operatore a rischi diretti. Il robot agisce come estensione fisica dell’uomo in ambienti ostili.

I robot umanoidi possono poi essere impiegati in attività di collaborazione uomo-robot (cobot), dove la forza e la resistenza del robot si combinano con il giudizio e l’esperienza dell’operatore. Aziende come Tesla con Optimus, Boston Dynamics con Atlas (nella sua evoluzione verso applicazioni pratiche) e altre startup stanno esplorando attivamente queste possibilità, sebbene la diffusione su larga scala sia ancora limitata dai costi, dalla complessità della programmazione e dalle sfide legate alla sicurezza e all’affidabilità in ambienti dinamici.

Nel contesto domestico e assistenziale, che rientra pienamente nella robotica di servizio, i robot umanoidi promettono di offrire supporto prezioso, specialmente in una società con un progressivo invecchiamento della popolazione. Le applicazioni potenziali sono numerose: dall’assistenza agli anziani e alle persone con disabilità (aiuto nella mobilità, somministrazione di farmaci, monitoraggio della salute, compagnia) allo svolgimento di lavori domestici (pulizia, preparazione di cibi semplici, gestione degli elettrodomestici). Possono inoltre fornire supporto educativo e intrattenimento per bambini, oppure fungere da punti di accoglienza e informazione in luoghi pubblici come ospedali, aeroporti o centri commerciali.

Figure come Pepper (SoftBank Robotics) o ASIMO (Honda, ormai ritirato ma fondamentale nello sviluppo) hanno rappresentato passi importanti in questa direzione, focalizzandosi sull’interazione sociale e su compiti specifici.

La capacità di gestire la varietà e l’imprevedibilità dell’ambiente domestico rimane una sfida considerevole. La sicurezza nell’interazione fisica con le persone, la capacità di comprendere comandi vocali in linguaggio naturale in contesti rumorosi e l’adattabilità a situazioni impreviste sono aree di ricerca e sviluppo cruciali per la diffusione della robotica di servizio basata su umanoidi.

Oltre a questi due macro-settori, i robot umanoidi trovano impiego nella ricerca scientifica (es. studio della locomozione bipede, interazione uomo-macchina), nell’esplorazione spaziale (come potenziali assistenti per gli astronauti o avatar per esplorazioni remote) e in missioni di soccorso in aree disastrate, dove la loro mobilità potrebbe permettere di raggiungere luoghi inaccessibili ad altri tipi di robot o veicoli.

Caratteristiche tecniche dei robot umanoidi

La realizzazione di robot umanoidi capaci di replicare, anche solo in parte, le abilità umane richiede soluzioni ingegneristiche estremamente avanzate. La complessità risiede nella necessità di integrare sistemi meccanici sofisticati, una sensoristica ricca e algoritmi di controllo e intelligenza artificiale potenti, il tutto in una struttura compatta e autonoma dal punto di vista energetico.

Sensori e attuatori avanzati

Per interagire efficacemente con il mondo, un robot umanoide deve essere in grado di percepirlo in modo dettagliato e di muoversi con precisione e fluidità. Questo è reso possibile da un insieme complesso di sensori e attuatori.

I sensori sono gli “organi di senso” del robot. La dotazione tipica include sistemi di visione artificiale (telecamere stereo, sensori di profondità come LiDAR o ToF) per la percezione tridimensionale dell’ambiente, il riconoscimento di oggetti e persone e la navigazione. Microfoni multipli consentono l’udito artificiale, utile per localizzare suoni e comprendere il linguaggio naturale. Fondamentali sono anche i sensori di tatto e propriocezione: sensori di forza e coppia nelle articolazioni e negli effettori finali (“mani”) permettono di controllare la manipolazione e reagire ai contatti, mentre sensori tattili sulla superficie forniscono informazioni aggiuntive. Encoder e centraline IMU per la misura inerziale tracciano posizione, orientamento e movimento delle parti del corpo, essenziali per l’equilibrio e il controllo motorio. A seconda delle necessità, si aggiungono altri sensori (temperatura, gas, ecc.).

Gli attuatori sono i “muscoli” del robot. Nei robot umanoidi si usano prevalentemente motori elettrici ad alta efficienza (es. brushless) con riduttori, ma si esplorano anche soluzioni idrauliche per alta potenza o attuatori pneumatici e basati su materiali intelligenti per ottenere una maggiore cedevolezza (compliance), importante per la sicurezza nell’interazione. Il controllo coordinato di decine di attuatori per ottenere movimenti fluidi e stabili, come la complessa deambulazione bipede, rimane una sfida ingegneristica primaria.

Integrazione dell’Intelligenza Artificiale e l’emergere della “AI Fisica”

L’hardware da solo non basta. Ciò che permette a un robot umanoide di passare da una marionetta meccanica a un agente autonomo è l’intelligenza artificiale (AI). L’AI pervade ogni aspetto del funzionamento del robot, dalla percezione all’azione. Algoritmi di machine learning, in particolare deep learning, analizzano i dati sensoriali: reti neurali convoluzionali (CNN) per la visione, reti ricorrenti (RNN) o trasformatori per il linguaggio (NLP). La fusione dei dati da sensori diversi (sensor fusion) crea una comprensione robusta dell’ambiente.

L’AI è poi fondamentale per la pianificazione e il controllo del movimento, calcolando traiettorie sicure ed efficienti e gestendo l’equilibrio dinamico. Tecniche come l’apprendimento per rinforzo (Reinforcement Learning) consentono al robot di imparare compiti complessi (camminare su terreni accidentati, manipolare oggetti sconosciuti) per tentativi ed errori. L’AI gestisce anche l’interazione uomo-robot (HRI), interpretando linguaggio, gesti ed emozioni umane per una collaborazione più naturale. Infine, abilita l’apprendimento continuo e l’adattamento a nuovi scenari.

In questo contesto, sta emergendo con forza il concetto di “AI Fisica” (Physical AI). A differenza dell’AI tradizionale, che opera principalmente su dati digitali (testo, immagini, numeri), l’AI Fisica si concentra sull’interazione diretta dell’intelligenza artificiale con il mondo fisico attraverso il corpo del robot. Si tratta di sviluppare algoritmi capaci non solo di elaborare informazioni, ma di tradurle in azioni fisiche efficaci e sicure in ambienti reali, complessi e imprevedibili.

L’intelligenza artificiale fisica si trova ad affrontare sfide uniche legate alla latenza, all’incertezza sensoriale, alla dinamica del mondo reale e alla necessità di garantire la sicurezza fisica. Per i robot umanoidi l’AI Fisica è fondamentale: devono poter camminare senza cadere su superfici irregolari, afferrare oggetti di forme e pesi diversi senza romperli o farli cadere, interagire fisicamente con le persone in modo sicuro e prevedibile. Tecniche come l’apprendimento per rinforzo applicato direttamente sull’hardware (o tramite simulazioni molto realistiche – sim-to-real transfer), il controllo adattivo e la pianificazione del movimento reattiva sono componenti chiave dell’AI Fisica.

Questa branca dell’AI è di fatto ciò che realmente permette ai robot umanoidi di diventare agenti fisicamente intelligenti, capaci di apprendere dall’interazione con l’ambiente e di generalizzare le proprie abilità a nuove situazioni fisiche, andando oltre la semplice esecuzione di compiti pre-programmati. L’integrazione profonda tra algoritmi di AI e capacità fisiche è la vera essenza dei moderni robot umanoidi autonomi. La potenza computazionale richiesta per questi algoritmi in tempo reale (edge computing) e la gestione energetica rimangono sfide tecniche correlate.

Funzioni e utilità dei robot umanoidi

Al di là delle specifiche applicazioni, l’introduzione dei robot umanoidi in diversi contesti è motivata dalla ricerca di benefici concreti legati all’efficienza, alla sicurezza e al miglioramento della qualità della vita e del lavoro.

Ottimizzazione della produttività e sicurezza

In ambito industriale e logistico i robot umanoidi offrono il potenziale per aumentare significativamente la produttività. La loro capacità di lavorare ininterrottamente, senza fatica e con precisione costante, può superare i limiti umani in compiti ripetitivi o fisicamente usuranti. La loro forma umanoide permette di integrarli in linee produttive esistenti con minori modifiche infrastrutturali rispetto ad altre forme di automazione, utilizzando gli stessi spazi e strumenti degli operatori umani. Questo offre una notevole flessibilità operativa, permettendo ad un robot di spostarsi tra diverse mansioni con relativa facilità.

L’impiego di robot umanoidi può migliorare drasticamente anche la sicurezza sul lavoro. Possono essere assegnati a compiti pericolosi, come la manipolazione di materiali tossici, il lavoro in ambienti estremi (alte temperature, radiazioni) o operazioni in quota o spazi confinati, inclusi quelli accessibili solo tramite teleoperazione (avatar fisico). Sostituendo l’uomo in queste situazioni, si riduce il rischio di infortuni e malattie professionali. La loro sensoristica avanzata e i sistemi di controllo basati su AI contribuiscono a prevenire incidenti, ad esempio garantendo una collaborazione sicura con gli operatori umani.

Supporto nella vita quotidiana e nel lavoro

Oltre l’industria, l’utilità dei robot umanoidi si estende alla sfera personale e professionale quotidiana, nel quadro della robotica di servizio.

Nel settore dell’assistenza i robot possono fornire un supporto fondamentale a persone anziane o con limitazioni fisiche, favorendo autonomia e qualità della vita nel proprio domicilio (aiuto nelle attività giornaliere, monitoraggio, compagnia).

Nel mondo del lavoro, al di là della fabbrica, i robot umanoidi potrebbero assumere ruoli in settori come l’ospitalità, la vendita al dettaglio, la sanità (supporto logistico e assistenziale), l’istruzione e persino in ufficio per compiti di routine, grazie alla loro capacità di interagire, muoversi e manipolare in ambienti antropizzati.

Principali robot umanoidi sul mercato e in sviluppo

Il settore dei robot umanoidi è in rapida evoluzione, con diversi attori che propongono piattaforme sempre più avanzate e un contributo significativo anche da parte della ricerca italiana.

Il panorama dei robot umanoidi è oggi più vivace che mai. Per anni Atlas di Boston Dynamics ha rappresentato lo stato dell’arte nella locomozione dinamica e nell’agilità, sebbene fosse principalmente una piattaforma di ricerca. Recentemente, Boston Dynamics ha presentato una nuova versione di Atlas completamente elettrica, progettata specificamente per applicazioni industriali, segnando un passaggio verso la commercializzazione.

Un altro attore di grande rilievo è Tesla, con il suo progetto Optimus. Annunciato con l’obiettivo di realizzare un robot umanoide a basso costo per compiti generici, sia in fabbrica che potenzialmente in ambito domestico, Optimus punta molto sull’integrazione dell’AI sviluppata per la guida autonoma.

Anche aziende cinesi come Unitree Robotics stanno emergendo rapidamente, con robot come il G1 e l’H1, che dimostrano capacità notevoli nella locomozione e nella resistenza a un prezzo potenzialmente più competitivo.

Agility Robotics, con il suo Digit, si concentra sulla logistica e sulla movimentazione di pacchi, con un design bipede ottimizzato per lavorare in magazzini e ambienti simili a quelli umani.

Altre realtà come Apptronik con Apollo e Figure AI (che collabora con OpenAI e BMW) stanno sviluppando umanoidi pensati per automatizzare mansioni in fabbriche e magazzini.

Sebbene molti di questi robot siano ancora in fase di prototipazione avanzata o di test pilota, la tendenza verso la commercializzazione e l’applicazione in scenari reali è ormai chiara. Le sfide rimangono legate all’affidabilità, alla sicurezza, all’autonomia energetica e, soprattutto, alla capacità di eseguire compiti utili in modo robusto ed economico.

L’eccellenza italiana nella ricerca sugli umanoidi

L’Italia vanta una tradizione importante e centri di eccellenza riconosciuti a livello internazionale nel campo della robotica e, in particolare, nello studio e nello sviluppo dei robot umanoidi.

L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova è uno dei poli principali. Qui è stato sviluppato iCub, un robot umanoide “bambino” diventato una piattaforma di ricerca di riferimento mondiale per lo studio dello sviluppo cognitivo e dell’apprendimento motorio. L’IIT ha anche realizzato robot umanoidi più grandi e potenti come Walk-Man, progettato per operare in scenari di disastro, e più recentemente ergoCub, focalizzato sull’ergonomia e la collaborazione uomo-robot in ambito industriale.

La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, attraverso l’Istituto di BioRobotica, è un altro centro di eccellenza, con ricerche pionieristiche nel campo delle protesi robotiche avanzate, degli esoscheletri e dei robot bio-ispirati, contribuendo significativamente alla comprensione della biomeccanica e del controllo motorio applicabili agli umanoidi.

Anche l’Università degli Studi di Napoli Federico II, con il centro PRISMA Lab diretto dal professor Bruno Siciliano, ha una lunga storia di ricerca nella robotica, con contributi importanti nel controllo del movimento, nella manipolazione e nella robotica collaborativa, aree fondamentali per lo sviluppo di umanoidi capaci.

Questi centri, insieme ad altre università e istituti di ricerca, pongono l’Italia in una posizione di rilievo nel panorama scientifico internazionale, contribuendo con innovazioni fondamentali negli algoritmi di controllo, nella progettazione meccanica, nella sensoristica e nell’interazione uomo-robot, tutti elementi cruciali per il futuro dei robot umanoidi.

Naturalmente, la realizzazione del pieno potenziale dei robot umanoidi richiede il superamento di sfide non solo tecniche, ma anche economiche (costo), sociali (accettazione pubblica, impatto sull’occupazione) ed etiche (privacy, responsabilità, bias algoritmici). Tuttavia, la direzione dello sviluppo tecnologico indica che i robot umanoidi sono destinati a diventare una presenza sempre più rilevante, trasformando progressivamente il modo in cui lavoriamo, viviamo e interagiamo con la tecnologia. La loro evoluzione continua, alimentata dai progressi nei materiali, nella sensoristica, nell’attuazione e soprattutto nell’intelligenza artificiale (in particolare l’AI Fisica), promette di sbloccare capacità ancora più sorprendenti negli anni a venire, rendendo cruciale un dibattito informato e una governance attenta per guidarne l’integrazione nella società.

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Redazione Redazione Eventi e News