I Fantastici 4: Gli inizi Recensione

Lug 24, 2025 - 00:00
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I Fantastici 4: Gli inizi Recensione

I fantastici 4 gli inizi coverNel pantheon Marvel, i Fantastici 4 sono la prima famiglia dei supereroi. Creati da Stan Lee e Jack Kirby nel 1961 con Fantastic Four #1, hanno rivoluzionato il genere introducendo eroi con dinamiche umane e conflitti interiori. Tuttavia, trasportarli sul grande schermo si è rivelata per decenni un'impresa fallimentare. Le versioni cinematografiche del 2005 e 2007, firmate da Tim Story, furono accusate di superficialità e tono dissonante rispetto alla profondità dei fumetti originali. Il reboot del 2015 diretto da Josh Trank fu un disastro produttivo e narrativo: oscuro, privo di carisma e profondamente scollegato dallo spirito avventuroso e umano che ha sempre contraddistinto il gruppo. I Fantastici 4: Gli inizi (o meglio First Steps) in sala dal 23 Luglio 2025, diretto da Matt Shakman, debutta come apripista della Fase Sei dell’MCU e segna l’esordio ufficiale del quartetto nello stesso universo Marvel. Ambientato su Terra-828, universo parallelo retro‑futuristico anni ’60, il film si distacca dalle origini già viste e consegna un racconto centrato sui legami tra Reed, Sue, Johnny e Ben, pronti ad affrontare il peso di una famiglia in crescita mentre il mondo – e l’universo – sta per cambiare. [caption id="attachment_1101457" align="aligncenter" width="1200"]I fantastici 4: gli inizi group I Fantastici 4: Gli inizi mostra sin da subito la grande influenza dei quattro membri sul mondo[/caption]

I Fantastici 4: Gli inizi Recensione | Una famiglia fantastica

Il film apre le danze con Reed Richards (Pedro Pascal) e Sue Storm (Vanessa Kirby) già consolidati come coppia di scienziati e futuri genitori. L’idea di introdurre la gravidanza di Sue non è una licenza creativa, ma una scelta che affonda le radici nei fumetti, dove in Fantastic Four #267 (1984, John Byrne), la maternità di Sue è centrale nella trama. Come allora, anche qui l’equilibrio tra eroismo e famiglia diventa il tema dominante.

Johnny Storm (Joseph Quinn) è un fuoco d’impulso e leggerezza, ma si avverte, come nelle run di Mark Waid e Karl Kesel, il desiderio più profondo di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Ben Grimm (Ebon Moss-Bachrach), come da tradizione Kirbyana, è il cuore tragico del gruppo: enorme, roccioso, eppure capace di profonda dolcezza. La sua “cosa” è più interiore che fisica, e il film lo dimostra in ogni gesto e silenzio.

Il gruppo è trattato come una famiglia reale, fatta di difetti, tenerezze, e disaccordi. Questo approccio restituisce finalmente il tono autentico dei fumetti classici, dove i conflitti non erano nemici, ma dinamiche familiari da risolvere insieme.

La grande forza del film sta nel mettere a nudo i personaggi. Sue Storm, spesso sottovalutata in passato, qui emerge come la figura più matura e centrale. Vanessa Kirby le conferisce carisma e gravitas, richiamando le versioni potenti e assertive viste in storie come Fantastic Four vol. 3 #50, dove Sue guida il team con autorità e compassione.

Reed, da parte sua, non è il solito scienziato geniale e distante. Pascal interpreta un uomo diviso tra il dovere scientifico e quello paterno, in linea con quanto visto in Fantastic Four #1234 (2001, Grant Morrison), dove la complessità della sua psiche viene esplorata in modo più profondo rispetto alle versioni superficiali viste al cinema in passato. [caption id="attachment_1101458" align="aligncenter" width="1200"]I fantastici 4 gli inizi family Il tema principale del film è il senso di responsabilità di una famiglia[/caption]

La minaccia principale del film arriva da Galactus, doppiato con voce possente da Ralph Ineson e accompagnato da una Silver Surfer (Julia Garner) reinterpretata con toni di malinconica determinazione. Il film attinge direttamente da Fantastic Four #48–50 (1966), la leggendaria "trilogia di Galactus" firmata da Stan Lee e Jack Kirby, ma purtroppo non riesce a restituire il senso di maestosità e terrore cosmico che il personaggio incarna nei fumetti.

Galactus viene introdotto in modo affrettato, quasi come una presenza inevitabile più che come un'entità complessa e filosofica. Nei fumetti, è la personificazione della fame cosmica, una forza della natura con un’etica tutta sua, spesso al centro di dilemmi morali (come accade in Fantastic Four #262 o in The Ultimates di Al Ewing).

Qui, però, diventa un semplice catalizzatore del terzo atto, con poche battute, motivazioni vaghe e un’apparizione visiva che — per quanto imponente — non lascia davvero il segno.

Il film perde così l’occasione di esplorare un tema centrale della mitologia Marvel: l’equilibrio tra distruzione e necessità cosmica, tra potere assoluto e responsabilità. Silver Surfer ha qualche momento emotivo interessante, ma anche lei sembra vincolata da una sceneggiatura che non osa affondare nel conflitto tra servitù e coscienza, tema affrontato magistralmente in Silver Surfer: Parable di Moebius e Stan Lee.

Nonostante l’iconicità del villain, la sua presenza è ridotta a un climax visivamente potente ma emotivamente scarico, più funzione narrativa che personaggio. E per una figura come Galactus, che rappresenta la vastità stessa dell’universo Marvel, è un’occasione mancata piuttosto pesante. [caption id="attachment_1101461" align="aligncenter" width="1200"]I fantastici 4 gli inizi galactus Galactus è il personaggio che ne esce peggio dalla pellicola[/caption]

Registicamente semplice ma efficace

La scelta di ambientare l’azione in un’epoca retro-futuristica anni Sessanta non è solo estetica: ricrea una dimensione nostalgica, quasi fiabesca, in cui lo schermo diventa una casa a cielo aperto, con spazi che fondono tecnologia e semplicità domestica. Il Baxter Building sembra più un salotto che un quartier generale, in un contrasto voluto tra l’umano e il cosmico. Shakman adotta la camera ravvicinata nei momenti più personali, nei dialoghi tra Sue e Reed, nei piccoli gesti tra fratelli, mentre le esplosioni e i viaggi cosmici vengono calibrati come accessori funzionali alla narrazione emotiva. La colonna sonora di Michael Giacchino accompagna il tutto con equilibrio: alterna momenti solenni ad accenti più intimi, sostenendo sia l’azione che le pause emotive. Il leitmotiv familiare, costruito su archi morbidi e fiati vintage, accompagna con sensibilità le dinamiche tra i personaggi, rendendo tangibile il peso delle scelte. Nonostante l’ottimo impianto, il film non è privo di difetti. Alcune scene familiari, soprattutto nel secondo atto, rallentano il ritmo e appesantiscono la narrazione. Inoltre, chi si aspetta una trama intricata, con vari collegamenti al grande disegno Marvel e piena di colpi di scena potrebbe trovarla prevedibile. Ma forse è un prezzo da pagare per una struttura narrativa più umana e riflessiva.

CGI: non tutto è davvero... fantastico

Nonostante il notevole lavoro artistico e il fascino estetico retro-futurista che permea tutto il film, I Fantastici 4: Gli inizi mostra in alcuni momenti limiti evidenti sul piano della CGI. È un aspetto sorprendente, soprattutto considerando l’importanza della componente visiva per una pellicola che si muove tra viaggi interdimensionali, trasformazioni fisiche e battaglie cosmiche.

Il design visivo di Galactus, ad esempio, è concettualmente ispirato — con richiami diretti all’estetica di Jack Kirby, volumi monumentali e colori saturi — ma in alcuni frame risulta troppo digitale, quasi piatto, perdendo profondità e imponenza.

Anche la Silver Surfer, interpretata con intensità da Julia Garner, soffre in alcune sequenze ad alta velocità: i riflessi metalizzati e le superfici liquide sono rese in modo disomogeneo, alternando momenti spettacolari ad altri che ricordano l’animazione da trailer videoludico.

Anche l'aspetto di Ben trasformato mostra qualche incertezza: se da vicino la texture rocciosa è convincente, nei movimenti d’azione la sua animazione non sempre si integra perfettamente con gli sfondi, creando una leggera disconnessione visiva che distrae nei combattimenti più concitati.

Va detto che la direzione artistica e la fotografia aiutano molto a mascherare queste imperfezioni, inserendole in un contesto visivo coeso e stilizzato. Tuttavia, in un’epoca in cui l’MCU ha già ricevuto critiche per il sovraccarico di effetti digitali non sempre rifiniti (vedi Quantumania), queste sbavature diventano più evidenti. [caption id="attachment_1101460" align="aligncenter" width="1200"]I fantastici 4 gli inizi cgi In alcuni frangenti la CGI non è proprio centrata ma siamo lontani dai disastri del passato[/caption]

Conclusione: un ritorno al cuore dei Fantastici 4

I Fantastici 4: Gli inizi è molto più di un reboot: è una restituzione d’identità. Non cerca il sensazionalismo, ma mette al centro l’essenza che da oltre 60 anni fa del quartetto Marvel un’icona: la loro umanità, le fragilità, l’amore reciproco.

È un film imperfetto, ma vero. Visivamente affascinante anche se non sempre impeccabile, narrativamente centrato anche con qualche sbilanciamento. Resta comunque il picco massimo della qualità visiva e narrativa che i Marvel Studios stanno raggiungendo dopo il buonissimo Thunderbolts* (o New Avengers) e l'ultimissima serie di Ironheart - qui per la nostra recensione.

Con rispetto per i fumetti, un cast affiatato e una visione finalmente coerente, segna un nuovo inizio per i Fantastici 4… questa volta davvero degno del nome. Mi raccomando di non lasciare subito la sala, ci sono due scene post credit di cui una fondamentale per il prossimo Avengers: Doomsday.  

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