Gender Gap, migliorano i dati mondiali, ma lontanissima la parità

Lug 25, 2025 - 02:30
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Gender Gap, migliorano i dati mondiali, ma lontanissima la parità

lentepubblica.it

Le differenze tra uomini e donne a livello globale, definite universalmente col termine gender gap, continuano ad essere un problema mondiale che sembra non riuscire ad essere superato efficacemente né da misure nazionali, né da misure europee e globali. 


Non fa eccezione l’edizione 2025, presentata di recente, del report prodotto dal World Economic Forum (WEF) che da poco meno di 20 anni, dal 2006, monitora i progressi globali verso la parità di genere.

Il rapporto WEF 2025

I risultati del rapporto annuale vengono letti e interpretati attraverso un’analisi sistematica di quattro macro ambiti e cioè l’economia, l’istruzione, la salute e la partecipazione politica. I risultati registrati nell’Edizione 2025 presentano il quadro migliore dalla pandemia a oggi, fotografando un divario di genere globale al 68,8%. Dati in miglioramento ma scenario che rimane drammatico in molti stati, e non entusiasma nemmeno per la situazione nei paesi più in alto in classifica soprattutto se si tiene conto del fatto che mantenendo questo ritmo, la piena parità potrà verificarsi solo tra 123 anni.

Finlandia, Islanda e Norvegia si confermano al vertice della classifica, consolidando il primato dei Paesi nordici sul panorama Mondo. A livello nazionale è l’Islanda l’unico Paese al mondo a superare la soglia del 90% che mantiene per il sedicesimo anno consecutivo la posizione in vetta nel settore dell’economia, confermandosi la più paritaria al mondo 92,6%, a soli 7,4 punti di distacco dalla piena uguaglianza tra uomini e donne.

L’italia fanalino di coda d’Europa

Il nostro Paese, seppure presenta dei piccoli miglioramenti che permettono all’Italia di guadagnare due posizioni rispetto all’anno precedente, si piazza al lontano 85esimo posto su 148 nazioni analizzate, nemmeno alla metà della classifica.

L’Europa domina la classifica occupando ben otto posizioni tra le prime 10 dei Paesi più paritari al mondo, anche se a livello globale l’area a registrare i punteggi migliori resta l’America del Nord.  La maggior parte dei progressi registrati in tutto il mondo, hanno visto incrementi nei settori della politica (22,9%) e dell’economia (61%), due degli ambiti nei quali il gender gap resta storicamente più vasto. Se l’evoluzione proseguirà a questo ritmo, tuttavia, il divario di genere nella politica si azzererà solo tra 162 anni, mentre quello nell’economia tra almeno 135.

Le altre due dimensioni del “gender gap index”, vale a dire l’indice che il WEF utilizza per classificare i Paesi, indice ottenuto presentando la media dei punteggi di ogni nazione nei quattro ambiti selezionati come focus rivelatori, a livello sanitario, politico, economico ed educativo mantengono globalmente punteggi molto alti attestandosi rispettivamente al 95,1% per l’istruzione e al 96,2% per la salute.

Lo scenario mondiale

Tra i 145 Paesi presenti nel report, sia pubblicato, quello di recente che rapportandoli a quelli 2024, poco più della metà dei paesi registra miglioramenti. Bene il Bangladesh che migliora di ben +8,6 punti percentuali, Il Regno Unito  sale di +4,9 ed il Benin di +4,6, guidano la classifica dei progressi. Maglia nera a Togo che involve con un -5,3, il Mozambico con un -3,9 e la  Sierra Leone , -3,1.  In maniera meno netta, ma comunque significativa, si  dei miglioramenti che riguardano Estonia, Repubblica Dominicana, Mongolia e Moldavia, in negativo Kenya, Nicaragua, Perù, Portogallo, Macedonia del Nord e Tagikistan che si allontanano dall’obiettivo.  Dal 2006 a oggi, i Paesi dove sono stati registrati i più grandi passi in avanti verso la parità di genere sono Bangladesh, Ecuador, Etiopia, Messico e Arabia Saudita.

La situazione dell’Italia presenta progressi disomogenei. Nel Gender Gap Report 2025 il Belpaese guadagna due posizioni rispetto all’anno precedente, passando dall’87esimo all’85esimo posto su 148 Paesi analizzati.  I miglioramenti che fanno scalare le due posizioni al nostro Paese sono nei punteggi legati a istruzione, dove l’incremento lo porta dal 55esimo al 51esimo posto, la salute, dove dal 94esimo scaliamo fino all’89esimo e un piccolo progresso sul fronte della partecipazione politica settore nel quale si passa dal 67esimo al 65esimo, mentre i dati mostrano un arretramento sul fronte dell’economia, dove si passa dalla 111esima alla 117esima posizione.  Sono proprio questi i dati dove si concentrano le maggiori criticità per il nostro sistema Paese, che si piazza ben 99esimo per partecipazione alla forza lavoro femminile, 114esimo per parità salariale, 104esimo per salario stimato, 94esimo per presenza di manager, legislatrici e funzionarie.

Se le raggazze studiano di più

A fronte di questi dati le giovani non sembrano volersi rassegnare e fanno sì che l’Italia registri punteggi massimi per il tasso di alfabetizzazione femminile ed anche per l’iscrizione delle studentesse all’università. Sforzo che sembra essere davvero poco efficace visti anche i dati raccolti nell’ultima indagine ista sul divario retributivo di genere in Italia.  L’indagine nazionale suffraga i dati reperiti a livello Europeo e ne fa match dal quale si evince come siano proprio le donne più istruite a essere retribuite meno rispetto ai colleghi, con un dato del 16,6% in meno, rispetto alla media nazionale del 5,6%.

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