L’Arcivescovo ai chierichetti: «Nel Giubileo il fuoco che riscalda la vita»



Arrivano in gruppi, allegri, rumorosi, festanti, qualcuno già con la veste da chierichetto indossata, e si avvicinano all’ingresso del Duomo per vivere la memoria del loro battesimo ed entrare finalmente in Cattedrale. Là dove si celebra l’atteso Giubileo diocesano dei chierichetti con la presenza dell’Arcivescovo: 3500 ministranti che, con accompagnatori, catechisti e catechiste, e sacerdoti, arrivano da tutta la Diocesi per un meeting che, in questo anno giubilare, si articola in modo particolare attraverso tre momenti, proprio a sottolineare la valenza penitenziale della celebrazione.
La celebrazione
Tra canti, preghiera per papa Leone XIV, riflessione, ascolto della Parola di Dio si va, infatti dalla gioia della Lode alla gioia del perdono, per giungere alla gioia della fede.
Due le testimonianze: di suor Eleonora Rocco dell’Istituto Maria Ausiliatrice, per 15 anni chierichetta – anche così, spiega, «il Signore mi ha preparato a essere quella che sono ora» – e del catecumeno Matteo, 18 anni, che ha ricevuto il battesimo nella notte di Pasqua del 2024 e che sottolinea: «Frequentando l’oratorio è iniziata a crescere la mia fede cristiana. Gesù mi ha reso quello che sono e ne sono felice. Il Signore mi ha fatto una persona migliore e mi fa dire “io sono con Te e Tu con me”, per sempre».
Poi, dopo le richieste di perdono e lo scambio della pace, è l’Arcivescovo, nel suo intervento, a narrare dell’immaginario ragazzino Henry, «che abitava in un grande palazzo, dove c’era una porta chiusa che dava su un locale misterioso. Una stanza che Henry pensava fosse abitata da un fantasma perché sentiva dei rumori». Una stanza di cui aver paura, insomma, «della quale Henry non aveva mai avuto coraggio di aprire la porta: una stanza dei mostri, fino al giorno in cui, con il padre, vi era entrato accorgendosi che dentro non c’era un fantasma, ma la caldaia».
Una metafora «per dire a tutti noi, in questo anno del Giubileo, che se c’è una porta che non si apre per paura, si può comunque entrare in quella stanza, in quell’angolo misterioso della vita dove abitano i sensi di colpa».
Questo è il Giubileo
«Se vi lasciate condurre, potete accorgervi che lì c’è il fuoco che riscalda tutta la vita. Questo è il Giubileo: è il momento in cui la stanza, che sembra pericolosa, viene aperta e si trova ciò che riscalda. Il Giubileo ci chiede di convertirci: dentro di noi c’è lo Spirito santo, per cui anche ciò che è sbagliato viene corretto. Attraverso la confessione e il pentimento possiamo buttare via quello che non funziona e non va bene, perché lo Spirito santo trasforma in luce anche i peccati. Questo è il Giubileo: la comunione, la confessione, la preghiera per il Papa e il Credo».
Arriva, così, dall’Arcivescovo, anche il suggerimento di un gesto di penitenza «che vorrei che ciascuno sentisse come un dovere». Si tratta di «fare bene la genuflessione davanti al Santissimo sacramento e, mentre si compie, dire “Signore mio, amico mio”. Il Signore, nel tabernacolo, accoglie la tua preghiera e ti rassicura».
Infine, dopo la professione di fede, rinnovata con la recita corale del Credo, la preghiera secondo le intenzioni del Papa, la preghiera del chierichetto e la benedizione finale c’è tempo anche per qualche avviso, proposto da don Michele Galli, responsabile diocesano del Movimento Chierichetti (Mo.Chi.) e direttore della rivista del Seminario Fiaccolina, dedicata ai più piccoli. È lui a richiamare il sempre attesissimo appuntamento della “Tre Giorni Chierichetti” (in programma a La Montanina di Pian dei Resinelli a fine giugno, info www.seminario.milano.it) e a presentare i due nuovi sussidi pensati per i chierichetti e per i cerimonieri o per quanti sono chiamati a guidare i ministranti nel loro servizio: Con Te sull’altare. Servire con gioia, completamente rinnovato a 25 anni dall’ultima edizione, e Preparare la festa. Servire con gioia (Centro ambrosiano). Il primo dei quali – a cura dello stesso don Galli e di Ylenia Spinelli – al termine della celebrazione viene donato a tutti i chierichetti presenti in Duomo.
Al termine, tra foto di gruppo e immancabili selfies, in un Duomo che si riempie di voci, non manca la consegna, come tradizione, degli attestati di partecipazione al Corso cerimonieri, quest’anno svoltosi a Biassono, Lecco, Milano e presso il Seminario di Venegono Inferiore.
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