Maria: «Quel buongiorno quotidiano che ti fa sentire accolto e accudito»

Maggio 15, 2025 - 23:00
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Maria: «Quel buongiorno quotidiano che ti fa sentire accolto e accudito»

Per un anno Maria Beltrami è stata accolta a Casa Ronald di Brescia per permetterle di stare vicina al figlio in cura all’oncoematologia pediatrica di Brescia. Quello trascorso nella struttura di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald dedicata all’accoglienza dei familiari dei minori in cura negli ospedali bresciani è stata un’esperienza importante. Anche se non è stata la prima volta che come caregiver ha sperimentato un’accoglienza.

Da Mantova a Brescia

«Noi siamo di Mantova, ma per curare Luca colpito dalla leucemia siamo andati a Brescia perché lì c’è l’oncoematologia pediatrica. La prima volta nel 2019 quando lui aveva 12 anni, grazie a un’associazione abbiamo avuto un appartamento dove appoggiarci», racconta. La malattia è andata in remissione per qualche anno prima di ripresentarsi a novembre del 2023. A questo punto il ritorno a Brescia l’accoglienza a Casa Ronald. «Siamo rimasti lì per un anno fino a novembre scorso, quando siamo andati a Monza per il trapianto», spiega Maria.

Le ferie solidali dei colleghi di lavoro

Come stare un anno lontano da casa, ma soprattutto lontano dal lavoro? «Io sono un’Oss e a quel punto avevo già usato tutti i congedi straordinari e i permessi negli anni successivi al primo ricovero, avevo seguito Luca per tutte le terapie a Verona. Insomma a novembre 2023 non avevo più ferie e permessi da usufruire e qui mi sono venuti incontro i colleghi di lavoro: mi hanno donato i loro giorni», racconta. Le ferie solidali sono state indispensabili: «È stato un gesto bellissimo. Ne sto ancora usufruendo». 

Maria osserva anche che pur avendo 35 anni di lavoro, «non ho ancora l’età per andare in pensione, ho 55 anni. Sono sola, il papà di Luca è uscito dalla nostra vita molto presto e io devo lavorare». 

Il valore del rapporto umano

Grazie quindi al gesto solidale dei colleghi di lavoro, Maria ha potuto trascorrere un anno in Casa Ronald senza rischiare di perdere il posto. «Quello che ho trovato lì è stato un vero rapporto umano», spiega. «C’è sempre qualcuno, una presenza sia di volontari sia di operatori. Quando esci al mattino e quando torni alla sera c’è sempre un saluto, una buona parola. Per chi deve affrontare una giornata in ospedale il buongiorno del mattino alleggerisce il cuore. Non toglie le preoccupazioni, ma fa la differenza». 

Ci sono stati tanti piccoli gesti, cose banali che in questi momenti apprezzi davvero tanto. Come farti trovare i fazzolettini di carta, ma anche il vassoio della colazione… non sembra, ma fanno davvero la differenza 

Il Family centered care

Nello stile delle Case Ronald e delle Family Room, infatti, vi è il Family centered care: un’attenzione particolare, la cura per tutto il nucleo familiare dei piccoli pazienti. Ci possono essere attività come i clown o i fisioterapisti, ma anche la parrucchiera per le mamme o i massaggi shiatsu, la pizzata settimanale o la colazione speciale della domenica. «Ci sono stati tanti piccoli gesti, cose banali che in questi momenti apprezzi davvero tanto. Come farti trovare i fazzolettini di carta, ma anche il vassoio della colazione… non sembra», insiste Maria, «ma fanno davvero la differenza». 

Un altro aspetto molto apprezzato sono state le feste di compleanno. Come quella della mamma ottantenne, la nonna di Luca. «Mia mamma è autonoma, ma è venuta con me a Casa Ronald per tutto il periodo, non mi sentivo tranquilla a lasciarla a Mantova da sola. E quando ha compiuto gli anni abbiamo fatto una piccola festa».

Da sx Vilma (la nonna), Maria e Luca in occasione della festa di compleanno

Tornando all’anno trascorso a Brescia, c’è un aspetto che Maria ci tiene a sottolineare: i rapporti umani nati. «È vero che quella di Luca è una malattia che impone un certo isolamento. Ma devo dire che in quei 12 mesi a Casa Ronald sono nati dei rapporti umani importanti. Sia con altre mamme con cui ci si incontrava nella stanza lavanderia, sia con i volontari. Rapporti che non si sono interrotti anche quando siamo andati a Monza per il trapianto. In questi mesi non sono mancate le telefonate di vicinanza». 

Un aiuto per affrontare l’essere caregiver

Le persone come Maria Beltrami, caregiver di un figlio malato e allo stesso tempo persona che assiste un genitore anziano, vengono classificate come “generazione sandwich”. «In realtà è vero che ho dovuto portarmi addosso tutto, ma mio figlio mi dà sostegno e il fatto di aver potuto contare su tante persone in Casa Ronald mi ha davvero aiutata ad affrontare tutto».

Nell’immagine in apertura da sx Vilma, Maria e Ilena (operatrice di Casa Ronald Brescia) – tutte le foto sono da Ufficio stampa

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Redazione Redazione Eventi e News