Ferragamo chiude il primo trimestre in calo del 2,6% ma la pelletteria sfiora +10%
Il Gruppo Salvatore Ferragamo ha chiuso il primo trimestre dell’anno con ricavi consolidati pari a 221 milioni di euro, in calo del 2,6% a tassi di cambio correnti e dell’1% a tassi di cambio costanti rispetto allo stesso periodo dell’esercizio 2024. Il risultato è stato penalizzato in particolare dal contesto negativo dei consumi in Asia Pacifico e dalla performance debole del canale direct to consumer secondario. Il segmento dtc include negozi monomarca gestiti direttamente e le vendite online gestite direttamente e da altre piattaforme e-commerce. I risultati del Q1 sono leggermente inferiori rispetto al consenso degli analisti di Visible Alpha, che si attestava a 223 milioni di euro.
Analizzando i dati per aree geografica si evince che l’Emea ha registrato un aumento delle vendite pari al 9,1% (+8,3% a tassi di cambio costanti) pari a 54,2 milioni, con risultati positivi sia per il canale direct to consumer che per il canale wholesale. Il canale dtc primario ha continuato a sovraperformare il secondario, grazie sia agli acquisti dei turisti, in particolare Americani, che dei consumatori locali.
Il Nord America ha visto una crescita del 3,7% (+1,5%) grazie all’andamento positivo del canale dtc primario e del wholesale arrivando a 62,2 milioni. Le vendite in Centro e Sud America sono diminuite dello 0,8% (+12,2%) con il canale dtc in aumento a doppia cifra a tassi di cambio costanti e un andamento positivo per il canale wholesale per un totale di 16,5 milioni.
L’area Asia Pacifico, a quota 63,7 milioni, ha visto una flessione del 13% (-13,7%) a causa di un contesto di consumi particolarmente debole che ha significativamente impattato il traffico. Il mercato giapponese ha riportato un aumento delle vendite del 4,1% (+3,6%) soprattutto grazie agli acquisti dei turisti arrivando a 20,7 milioni.
Il canale distributivo direct to consumer ha riportato vendite pari a 163,7 milioni, in calo 3,6% (-4,5%) con performance positive in Europa, Giappone e America Latina che hanno in parte controbilanciato i risultati negativi in Asia Pacifico. Il wholesale, a quota 53,8 milioni, ha registrato un aumento pari al 7,9% (+10,3%) con risultati positivi in tutte le aree geografiche.
Alle vendite nette composte da direct to consumer e wholesale pari a 217,6 milioni, in calo dello 0,9% (-1,2%), si aggiungono i ricavi derivanti da locazioni immobiliari (pari a 1 mln, +17,8% a cambi correnti) e licenze e prestazioni (4,2 mln, +6,7%); arrivando al totale di 221 milioni.
Per quanto concerne le categorie merceologiche la pelletteria Ferragamo cresce quasi double digit sia a cambi correnti (+9,6%) che a cambi costanti (+9,8%) a quota 96,2 milioni e rappresenta il 44,2% del giro d’affari del Gruppo. Seguono le calzature con vendite per 92,1 milioni ma in flessione del 9,6% (-10,1%). Le proposte di prodotti in seta raggiungono i 16,2 milioni, in decrescita dell’1,9% (-2,9%), il ready to wear cala del 3% (-2,6%) arrivando a 13 milioni.
“Nei primi mesi dell’anno, abbiamo continuato a focalizzarci sul core business della pelletteria, consolidando ulteriormente la categoria borse, dove stiamo rafforzando l’offerta di modelli continuativi come la ‘Hug Bag’ e introducendo nuovi best seller come la ‘Soft Bag’. Il nostro impegno ha portato nel primo trimestre alla performance positiva della categoria pelletteria”, ha dichiarato l’azienda in una nota. Nella call con gli analisti avvenuta dopo la condivisione dei dati Ernesto Greco, executive board member, ha sottolineato l’importanza del segmento accessori: “Crediamo che nei nostri negozi dovremmo dedicare più spazio sugli scaffali ai prodotti in pelle e agli accessori, e probabilmente ridurre leggermente lo spazio dedicato all’abbigliamento. Forse in passato non abbiamo prestato sufficiente attenzione ad alcuni mercati, ora puntiamo a creare una sorta di prodotti derivati, ad esempio la borsa ‘Hug’ è stata progettata appositamente per i mercati americano ed europeo, e crediamo che dovremmo apportare alcune modifiche per rendere questo modello adatto anche ai mercati cinese e asiatico, perché richiedono alcune differenziazioni. L’idea è di agire in modo locale nell’assortimento dei prodotti, molto più mirato rispetto al passato. Stiamo lavorando all’introduzione di modelli entry price perché ci sono clienti che sono pronti ad acquistare prodotti di lusso ma non a spendere troppo”.
Alla domanda sui potenziali aumenti di prezzo, alla luce dei dazi imposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Ferragamo è pronto a implementare un aumento di prezzo negli Usa, “diciamo a una cifra media e, naturalmente, probabilmente applicheremo anche un aumento di prezzo di precisione in tutti gli altri mercati, al fine di bilanciare il divario di prezzo tra i diversi territori”, ha spiegato Greco, come riporta Wwd. Parlando degli ultimi mesi dopo la chiusura del Q1 il manager ha dichiarato che “aprile è stato sicuramente negativo, mentre soprattutto l’ultima settimana di maggio sta migliorando, forse grazie ad alcune buone notizie provenienti dal mercato. Certo, non siamo in grado di affermare che si tratti di un cambiamento netto, vedremo. A dire il vero, credo che ci serva una sorta di indovino per capire cosa succederà”.
Lo scorso febbraio Marco Gobbetti ha lasciato la poltrona di amministratore delegato di Ferragamo che occupava dal gennaio 2022; nell’aprile del 2024 il marchio aveva rinnovato la fiducia al manager annunciando la prosecuzione del suo incarico per un altro biennio, fino al 2026. Non è stato comunicato quando verrà nominato un nuovo CEO. La direzione creativa è affidata a Maximilian Davis dal marzo 2022.
Oggi il titolo il borsa del gruppo cala di oltre cinque punti percentuali.
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