The Last of Us Stagione 2 Episodio 3 “The Path” Recensione


Dopo il titanico trauma dello scorso episodio, è ora per noi, Jackson, Ellie e la serie di prendere un respiro, rallentare i ritmi e lasciarsi andare al lutto. Non solo quello di Joel, che è chiaramente personale per noi e per i protagonisti della serie, ma quello di chi, nella battaglia di Jackson Hole dello scorso episodio, è morto combattendo, lontano dalla tortura golfistica di Abby, contro il disastro naturale chiamato "infetti".
“The Path” è un respiro, sicuramente, un'inspirazione forzata e che ci fa male alle costole, ma necessaria prima del salto nel resto della stagione - e, non ne dubito, la prossima - in quella che sarà una maratona di dolore e una spirale di violenza incolmabile.
L'inizio di “The Path” è pace nella distruzione: i cadaveri degli infetti si stanno spegnendo delle ultime fiamme, carboni ardenti di una battaglia che, poche ore prima, ha fatto molti morti in Jackson... e uno fuori.
The Last of Us Stagione 2 Episodio 3 “The Path” Recensione
È un'inizio sobrio, lento. C'è una predominante rossa che parla del fuoco vero appena sopito, e di quello che è pronto a bruciare; parla del sangue versato e di quello che ancora si verserà; parla della violenza che ora Jackson si lascia alle spalle, ma qualcuno seminerà di fronte e dietro a sé a qualche città di distanza. Nella seconda inquadratura non c'è un volto noto, ma quello di un abitante di Jackson che non conosciamo. È un messaggio chiaro, per noi che guardiamo, un messaggio che non sono convinto nel gioco fosse passato con la stessa potenza: noi abbiamo perso Joel, ma non eravamo gli unici ad amarlo, e anche Jackson stessa ha perso Joel. [caption id="attachment_1094101" align="aligncenter" width="1200"]
La veglia
È il movimento di camera successivo quello più simbolico di questi primi momenti di "The Path": la telecamera indietreggia, e mostra le tante, tantissime altre vittime dell'assalto a Jackson. Luna, nel dietro le quinte, l'ha definito "One man wake", "La veglia da un uomo solo", ed è proprio questo che traspare, senza una singola linea di dialogo. Tommy sente di aver fallito: fallito a proteggere Jackson e fallito a proteggere suo fratello. Sono sensazioni che gli sono state estranee per almeno 5 anni, e ora tornano con la calma di un Runner affamato. C'è un ultima cosa da vedere prima della sigla e del salto temporale: se con Tommy siamo nella pace acustica - ma non emotiva - di un obitorio, Ellie (Bella Ramsey, qui completamente sublimata oltre il personaggio videoludico) è in un letto d'ospedale nel caos post-assalto, un ospedale all'opera per salvare il salvabile, per non dover pulire il cadavere di altre persone. [caption id="attachment_1094103" align="aligncenter" width="1200"]
Guarire
Nuovo salto temporale: 3 mesi. 3 mesi perché Ellie possa guarire - fisicamente, sicuro non mentalmente - dagli eventi del secondo episodio. C'è un'ultima persona da vedere prima di essere dimessa, però: Gail. Serve il beneplacet della psicologa, per essere sicuri che Ellie sia guarita. È un dialogo profondamente interessante, quello fra Gail ed Ellie, uno scambio che mostra come la prima sia almeno superficialmente preoccupata per la salute mentale della seconda, ma anche e soprattutto quanto quest'ultima sia capace di dire le cose che Gail ha bisogno di sentirsi dire. Ellie, come Joel, ha un solo linguaggio che conosce: l'azione, l'agire, il fare. Non ha tempo per preoccuparsi della propria salute mentale e, in tutta onestà, a 19 anni chi crede di aver bisogno di terapia? [caption id="attachment_1094104" align="aligncenter" width="1200"]
Il profumo di chi c'era
"The Path" ci concede finalmente di essere da soli, con Ellie. Il peso di Joel è con noi e lei, però, e lo si nota dall'inquadratura di Ellie fuori da casa di Joel: la casa è enorme, occupa tre quarti dell'inquadratura, e lei è di lato, piccolina. Tanti fiori, ormai secchi, di fronte alla staccionata: Joel era amato dalla comunità, e non l'ha perso solo Ellie, ma il dolore di Ellie è, per qualche motivo, più "importante, più "virtuoso". Come nel gioco, "The Path" ci fa esplorare la casa con Ellie, che - forse - non ci passava del tempo da parecchio. Ellie qui non è triste, è più... attutita, ovattata, straniata. È una casa posseduta dal vuoto che Joel ha lasciato, da metà di quella "comunità a due" che ora è irrimediabilmente monca. Intorno ad Ellie Joel non aveva molto, con sé, quando è stato ucciso: orologio e pistola sono riposti in quella scatola sopra il letto, e di nuovo voglio sottolineare ciò che succede e come succede. L'orologio è un oggetto con un enorme e pesantissimo simbolismo, nella prima stagione: è il legame di Joel con Sarah, e il nostro legame al suo dolore degli ultimi 20 anni. Ellie fa un solo commento nella prima stagione, ma l'orologio rotto rimane un inside trauma fra Joel e noi; ora Joel non c'è più e noi non abbiamo agency sulle vicende, quindi per Ellie quell'orologio non vale nulla. [caption id="attachment_1094105" align="aligncenter" width="1200"]
Bugie
Quando Dina confessa di aver mentito a Ellie, di aver sempre saputo, dall'evento di 3 mesi prima, i nomi degli assalitori e dove sarebbero tornati, la telecamera si sgancia da piedistalli e dolly e, solo nelle inquadrature strette, torna l'handycam action del viaggio on the road di Joel ed Ellie. La missione ora ha un tassello in più: abbiamo dei nomi, abbiamo una fazione (i WLF, o Wolves) e abbiamo una città, Seattle. Tommy non è quello del videogioco, qui, e Jackson - o meglio la responsabilità di Tommy verso di essa - è molto più massiva che nell'opera di Naughty Dog. Capisce la rabbia e la voglia di virtuosa giustizia di Ellie, ma quasi la rimette al suo posto nel suo "And don't talk to me like I didn't know him. He was my brother". [caption id="attachment_1094106" align="aligncenter" width="1300"]
Far from home, far from war
Mi diverto davvero moltissimo ad analizzare le differenze fra gioco e serie, e infatti in "The Path" facciamo la prima conoscenza dei Serafiti, temibile fazione per chi ha giocato The Last of Us Part II, e ancora relativa incognita per chi ha avuto solamente a che fare con la serie. Nel gioco li troviamo molto più avanti, ma qui Mazin li piazza con un fare strategico. In fondo The Last of Us non parla di chi sopravvive all'apocalisse, ma di come: i Serafiti sono sopravvissuti grazie alla fede nella Profetessa, una figura distante - e morta da tempo durante i fatti di questo terzo episodio - ma che ancora sembra in grado di guidare i percorsi e i destini dei suoi adepti. E come li incontriamo? Con una comunità a due: un padre e una figlia. Mi aveva inizialmente lasciato interdetto l'introduzione dei Serafiti ora ma, in funzione di una scena che arriverà alla fine dell'episodio, qui la fazione svolge la funzione di rendere i WLF ed Abby ancora più cattivi e giustificatamente da rimuovere dal roster dei vivi, per Ellie e Dina. Ne riparleremo, ma preparatevi a qualche importante rimescolamento di carte emotivo, nella definizione di buoni e cattivi. [caption id="attachment_1094107" align="aligncenter" width="1200"]
Non vendetta, ma giustizia
Ricordi l'inizio della recensione? "The Path" serve a prendere un respiro, e lo vediamo anche in questa scena. Per forza di cose il videogioco è, di base, un action, e non potevamo perdere troppo tempo, quindi lì Ellie e Dina, all'inseguimento di Abby e compagnia, ma soprattutto nel tentativo di intercettare Tommy e farlo tornare a casa, partono subito dopo la morte di Joel, a tomba ancora fresca. Qui, no. Qui Jackson di nuovo fa sentire il suo peso: la comunità sta soffrendo i suoi morti, e Ellie ha bisogno del permesso del consiglio per mettere su una squadra e andare a
Nurture can only do so much
Non mi voglio soffermare troppo sulla scena al calcetto fra Gail e Tommy, ma voglio come sempre portare la tua attenzione su un dettaglio. Nel primo episodio di questa stagione Tommy confessa a Ellie che lei e suo fratello sono "la stessa persona". Qui, in "The Path", è Gail ha tracciare una nuova sottolineatura di questa equazione, con un "They were walking side by side from the very first start" che, nel ricordarci la fine di Joel, sembra porre su un percorso di predeterminazione quella, probabile e funesta, di Ellie. [caption id="attachment_1094109" align="aligncenter" width="1200"]
Addio
La location della scena della tomba è forse la più bella finora. Ellie tende la mano al terreno, come per provare un ultimo contatto. Joel è sotto quei metri di terra... ma non lo è davvero. Se ne è andato, e non tornerà. [caption id="attachment_1094110" align="aligncenter" width="1200"]
On the road
Ci sono due ultime scene importanti, in questo "The Path". Uno è lungo la strada: i Serafiti che abbiamo incrociato poco fa sono tutti morti, compresa la bambina che, ancora nuova alle regole della fede della Profetessa, tempestava suo padre di domande. C'è una violenza esplicita, nel mostrare il cadavere di un ragazzino, qualcosa che, come ad Ellie e Dina, parla ad un senso di ingiustizia al quale non possiamo rimanere immuni. Ed ecco quindi che si fa l'occhiolino al conflitto israelo-palestinese (dichiarata ispirazione di The Last of Us Part II), e chi osa togliere la vita a bambini e ragazzini è feccia, e va estirpata. Dopo una scena di notte in tenda nella quale vediamo un momento più leggero fra Ellie e Dina, quasi volessero rimandare la realizzazione di quanta morte si sono promesse - e hanno promesso - si arriva a Seattle. È tranquilla, troppo tranquilla. [caption id="attachment_1094111" align="aligncenter" width="1200"]
Conclusioni
"The Path" prende un bel respiro, interrotto da qualche necessario pianto, prima del rollercoaster che rappresenterà il resto della stagione e la prossima. Se da un lato diamo pace a Joel e a tentoni ci adattiamo al vuoto che la sua assenza ci lascia dentro, dall'altro la miccia di vendetta di Ellie è accesa e ben frizzante, complice un'arroganza perfetta per il personaggio ma al contempo emblematica per il percorso di morte e altalene morali che aspetta le nostre "eroine". La seconda stagione di The Last of Us continua senza lasciar andare l'asticella di qualità, alta in modo definitivo e tracciante per le future produzioni seriali, HBO e, in particolare, di trasposizione videoludica.“The Path”, il mio momento preferito
Sicuramente la scena al cimitero e il posizionamento dei chicchi di caffè sul terreno sopra la tomba di Joel. Ho però particolarmente apprezzato il momento di diluzione perfetta fra la Ellie dei Ramsey e la Ellie del videogioco, negli ultimi momenti, a cavallo al limite del ponte rotto. C'è una serietà acuta, in Ellie, una micidialità che qui finge di fingere, ma che è lì sotto, e aspetta solo di uscire.Applauso a…
Ksenia Sereda, la direttrice della fotografia. Ottimo lavoro su tutto l'episodio, in particolare la scena della giacca in casa di Joel e la scena al cimitero.Citazione dell’episodio
“Nurture can only do so much...” A lunedì prossimo. [caption id="attachment_1094112" align="aligncenter" width="1200"]
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