Mai così tanti casi di influenza in Italia (16 milioni), colpa di un mix di virus

Maggio 7, 2025 - 07:01
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Mai così tanti casi di influenza in Italia (16 milioni), colpa di un mix di virus

La stagione influenzale 2024/2025 sarà ricordata come una delle più violente degli ultimi anni. In Italia, secondo il più recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il numero complessivo dei casi ha toccato quota 16.129.000, un record storico mai raggiunto prima. Questo dato supera di oltre un milione e mezzo il picco registrato nella stagione precedente, già considerata eccezionalmente intensa. Le previsioni iniziali indicavano un impatto minore, soprattutto dopo la risalita dell’anno scorso, ma sono state smentite in modo clamoroso. Dopo il biennio di restrizioni per il COVID-19, che aveva ridotto drasticamente la circolazione dei virus respiratori, ci si aspettava un naturale rallentamento. Tuttavia, l’influenza è tornata a colpire con una virulenza imprevista e diffusa.

Una crisi globale

Non solo in Italia: anche a livello internazionale la stagione influenzale è stata particolarmente grave. Negli Stati Uniti, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), si stimano tra i 47 e gli 82 milioni di casi, con fino a 1,3 milioni di ricoveri e un numero di decessi compreso tra 26.000 e 130.000, inclusi almeno 216 minori. Un bilancio allarmante che ha spinto diversi esperti a parlare della peggior influenza degli ultimi decenni. Anche il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) ha confermato l’entità dell’impatto, definendo la stagione “intensa” in tutta l’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo. Il virus ha sorpreso le autorità sanitarie per aggressività e diffusione, imponendo una riflessione su prevenzione e strategie future.

Un’influenza da record

Secondo Gianni Rezza, professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, alla base del fenomeno c’è stata la compresenza di più ceppi virali: “Lo scorso anno dominava l’influenza A/H1. Quest’anno invece i casi si sono divisi equamente tra A/H1, A/H3 e virus di tipo B, rendendo la popolazione più vulnerabile”. A complicare il quadro, aggiunge Rezza, “sono intervenuti anche altri virus respiratori, come rhinovirus e virus respiratorio sinciziale, che hanno aggravato l’impatto complessivo”.

Prevenzione carente e stagioni sempre più lunghe

Matteo Bassetti, infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, sottolinea come il dato dei 16 milioni di casi non sia affatto sorprendente. “Avevamo previsto che sarebbe andata peggio rispetto all’anno scorso. La stagione si sta allungando: parte a novembre e arriva fino ad aprile”. Ma il vero problema, avverte, è la scarsa adesione agli strumenti di prevenzione: “Solo 1 italiano su 2 a rischio si vaccina, e nella popolazione generale si scende a 1 su 5”. Bassetti evidenzia la necessità di intervenire già nei mesi estivi per una comunicazione efficace in vista della campagna vaccinale autunnale. “Dobbiamo prepararci meglio: il Servizio sanitario nazionale non può reggere questo impatto ogni anno”.

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