A Milano un sindaco salvato, a Roma un ministro seviziato, in mezzo i morti di Gaza e Kiev

Era già scritto da qualche giorno quel che sarebbe successo ieri a Palazzo Marino a Milano: Giuseppe Sala va avanti: “Ho le mani pulite”, dice guardando negli occhi gli avversari.
Giancarlo Tancredi, l’assessore, si dimette. Non poteva finire diversamente: il Pd aveva troppa paura di nuove elezioni che, con tutta probabilità, avrebbero dato il ben servito a chi, al contrario, è voluto rimanere primo cittadino di una metropoli che si interroga e non sa quale sarà il suo futuro.
Non si cambia nulla, quindi, ma a quale prezzo? Bisognerebbe chiederlo proprio a lui, all’indagato, che cosa ha dovuto pattuire con il partito che lo appoggia. Ha avuto il via libera da Eddy Schlein e dai vertici di Via del Nazareno.
Quella è una poltrona che per il momento non si tocca. Fino a quando? La tregua durerà, ma non a lungo secondo i commentatori più autorevoli. Si parla di ostaggio, di diktat, cioè di bocconi che Giuseppe Sala dovrà ingoiare se vorrà rimanere al suo posto.
A che condizioni sindaco di Milano?

Insomma un declino ben visibile: da eroe, da uomo di punta di un Pd claudicante che lo voleva addirittura al posto della segretaria (sempre più nell’occhio del ciclone) a personaggio che deve accettare tutto pur di continuare a governare Milano.
È un patto che ha premiato entrambi: da una parte i dem che non sapevano più a che santo appellarsi nel caso in cui Palazzo Marino sarebbe rimasto senza amministratore; dall’altra, un sindaco che, accerchiato, ha dovuto dire si se voleva portare avanti il suo disegno politico.
Quale, di grazia, se non avrà più tanta voce in capitolo? Lo stadio di San Siro rimarrà in vendita, tutto il resto si vedrà: è nelle mani di Dio o, meglio, della magistratura che, dopo le accuse, dovrà dimostrare che quanto ha accertato è la pura e sacrosanta verità.
È triste dover constatare che la capitale economica italiana, l’unica città davvero europea (lo sostengono in tanti) sia finita nel tritacarne dei giudici. Fino ad ora solo l’assessore Giancarlo Tancredi ha dovuto pagare lo scotto della tempesta. Sarà l’unico o, insieme con lui, molti altri saranno travolti dalla bufera?
Interrogativi senza risposta, perchè spesso e volentieri inchieste che avevano fatto tremare una quantità di persone sono poi finite nel nulla.
Non entriamo nel merito, per carità: questo è un compito che spetta solo alla magistratura e dobbiamo rispettarlo, a meno che i vuoti dell’indagine saranno talmente evidenti che non si potrà tacere.
In via del Nazareno, la sede romana del Pd, sono tutti soddisfatti. In fondo sono riusciti alla bell’e meglio ad uscire indenni dalla bufera. Ma il fuoco cova sotto la cenere perché le divisioni nel partito sono ancora tante ed i riformisti non hanno smesso di sedere sulla riva del fiume.
Elly Schlein rimane nel mirino: il risultato della partita è rimandato a settembre quando sei regioni dovranno andare alle urne. Una cartina di tornasole per la maggioranza e l’opposizione.
Ecco la ragione per la quale la campagna elettorale è cominciata ancor prima delle ferie estive. In Campania come in Toscana. nelle Marche come nel Veneto la guerra è aperta e non lascerà soltanto feriti sul campo.
Conte sulle barricate
i 5Stelle sono ringalluzziti: la botta che ha preso il Pd con Milano non si assorbirà tanto facilmente. Giuseppe Conte era per le dimissioni del sindaco, le ha sostenute e ne farà tesoro quando si rivolgerà alla gente che deve andare a votare.
Anche a destra, la situazione non è facile, non si sa chi sono i papabili che dovrebbero essere giudicati alle elezioni. “Non ci sono novità”, ripetono come un ritornello quei dirigenti a cui si rivolgono i i giornalisti.
La realtà è che non è stato trovato ancora un nome di spicco che potrebbe far respirare la destra. “Perchè non ce ne sono”, ribattono ironicamente gli avversari di sinistra. Così’, la battaglia continua e la dovremo sopportare ancora a lungo.
Come se non ci fossero le grandi paure che stanno sconvolgendo il mondo. La guerra non ha fine, è perpetua. A Tel Aviv come a Gaza le armi non tacciono, Sulla striscia di Gaza, la gente, le donne, i bambini continuano a morire sotto il fuoco dell’esercito israerliano. Un disastro che non conosce il sostantivo umanità.
Ecco il motivo per cui 27 paesi si ribellano e lanciano un ultimatum a Netanyahu: “Smettila, questo terrore deve finire”. Isarele risponde che quelle Nazioni si debbono rivolgere ad Hamas perchè sono loro ad aver giustiziato molte persone quel fatidico 7 ottobre. Insomma, ogni discorso sulla pace cade nel vuoto e nemmeno le parole del Papa servono a riportare la tranquillità che invocano tutti.
Smettiamola per un momento di leggere tante atrocità e curiosiamo sul caso di Maria Rosaria Boccia. La ricordate? Era quella gentile signorina che con le sue accuse costrinse alle dimissioni il ministro Gennaro Sangiuliano.
L’inchiesta è agli sgoccioli: il tanto invocato personaggio che certa stampa ha inseguito per mesi per ottenere una intervista andrà a processo: interferì nelle attività dello Stato, si legge.
In poche parole fu lei a “seviziare” il ministro costringendolo addirittura a fare i suoi bisogni lei presente. Vogliamo aggiungere altro?
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