BPCO: mepolizumab porta a una riduzione delle riacutizzazioni clinicamente e statisticamente significative

Maggio 5, 2025 - 20:00
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BPCO: mepolizumab porta a una riduzione delle riacutizzazioni clinicamente e statisticamente significative

Lo studio MATINEE pubblicato sul New England Journal of Medicine conferma i risultati positivi. Riduzione del 21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe in un’ampia popolazione di pazienti con BPCO. Riduzione del 31% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe nel sottogruppo di pazienti con sola bronchite cronica nell’analisi post-hoc. Riduzione del 35% del tasso annuale di riacutizzazioni severe che portano al pronto soccorso e/o all’ospedalizzazione, endpoint secondario.

 

 

GSK ha annunciato oggi i risultati positivi di mepolizumab nel trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), con i risultati completi dello studio di fase III MATINEE pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina-5 (IL-5), in un ampio spettro di pazienti con BPCO, compresi i più gravi e difficili da trattare, secondo le raccomandazioni GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease).

Mepolizumab è un anticorpo monoclonale che si lega e neutralizza l’interleuchina-5 (IL-5), una proteina messaggera chiave (citochina) nell’infiammazione di tipo 2.

Mepolizumab è stato sviluppato per il trattamento di una serie di malattie mediate da IL-5 associate all’infiammazione di tipo 2.

Attualmente è approvato per l’uso negli Stati Uniti e in Europa in quattro patologie. Mepolizumab non è attualmente indicato per la BPCO in nessun paese.

I pazienti reclutati presentavano segni di infiammazione di tipo 2, con alti livelli di eosinofili nel sangue, e includevano quelli con bronchite cronica, o con enfisema o entrambi.

La BPCO è una malattia polmonare infiammatoria progressiva ed eterogenea che comprende bronchite cronica e/o enfisema.3 Colpisce più di 390 milioni di persone in tutto il mondo ed è la terza causa di morte.

I pazienti con BPCO manifestano sintomi respiratori persistenti come mancanza di respiro, tosse ed espettorato insieme a una progressiva ostruzione del flusso d’aria a causa dell’infiammazione cronica, che impattano sulla vita quotidiana.

L’infiammazione di tipo 2 è presente in una varietà di condizioni immuno-infiammatorie ed è uno dei principali fattori che contribuiscono ai sintomi e alle riacutizzazioni fino al 40% delle persone con BPCO.

Nonostante la triplice terapia inalatoria, molti pazienti manifestano sintomi persistenti e riacutizzazioni.

Le riacutizzazioni sono episodi acuti di peggioramento dei sintomi della BPCO, che possono portare al ricovero in ospedale e al danno polmonare irreversibile.

Intervenire precocemente è importante per prevenire le riacutizzazioni e il danno polmonare cumulativo. 

La somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato un miglioramento in tutti gli endpoint di riacutizzazione, mantenuti per l’intera durata dello studio di 2 anni (fino a 104 settimane). 

Nell’intera popolazione studiata, mepolizumab ha mostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa del 21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo, raggiungendo l’endpoint primario dello studio MATINEE (AER mepolizumab = 0,80 riacutizzazioni all’anno rispetto al placebo = 1,01) n= 804; mepolizumab = 403, placebo = 401).

Inoltre, mepolizumab ha mostrato una riduzione del 31% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo in un’analisi post-hoc di pazienti con bronchite cronica. 

È stata osservata una riduzione del 35% con mepolizumab rispetto al placebo del tasso annuale di riacutizzazioni severe che hanno portato al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero, un endpoint secondario dello studio MATINEE (AER mepolizumab = 0,13 riacutizzazioni all’anno rispetto al placebo = 0,20)).

Mepolizumab è il farmaco biologico con dati che mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso e/o del ricovero in ospedale in uno studio di fase III.

Ridurre le ospedalizzazioni è un obiettivo chiave della gestione della BPCO.

I ricoveri ospedalieri correlati alla BPCO rappresentano una sfida importante per l’assistenza sanitaria e si prevede che diventeranno la prima causa di ricoveri medici.  In caso di ospedalizzazioni per BPCO, un paziente su dieci muore durante la degenza, fino a uno su quattro entro un anno e la metà entro cinque anni.

Kaivan Khavandi, SVP, Global Head, Respiratory, Immunology & Inflammation R&D, GSK, ha dichiarato: “I risultati dello studio MATINEE mostrano che mepolizumab può aiutare a prevenire le riacutizzazioni, comprese quelle che portano al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero. Queste riacutizzazioni sono devastanti per i pazienti, accelerano la progressione della malattia e causano danni polmonari irreversibili, peggioramento dei sintomi e aumento della mortalità. Per decenni abbiamo lavorato per espandere i confini dell’innovazione e continuiamo a farlo per prevenire la progressione della malattia e avere un impatto significativo sulla vita delle persone affette da BPCO”.

Frank Sciurba, Professore di Pneumologia, Allergologia e Terapia Intensiva e autore principale dello studio MATINEE, ha dichiarato: “Ogni medico conosce la sensazione di vedere un paziente ricoverato in ospedale a causa di una riacutizzazione che forse si sarebbe potuta prevenire. Lo studio MATINEE apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2, mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti affetti da BPCO”.

Alti tassi di risposta sono stati osservati nei Patient Reported Outcomes (PROs) nel gruppo con mepolizumab, tuttavia non è stata osservata alcuna differenza per il St George’s Respiratory Questionnaire (SGRQ), il COPD Assessment Test (CAT) e il Evaluating Respiratory Symptoms (E-RS) nell’intera popolazione dello studio rispetto al placebo.

L’incidenza di eventi avversi è stata simile tra mepolizumab e placebo (mepolizumab vs placebo: 74% vs 77%), con i più frequenti casi di riacutizzazione o peggioramento della BPCO (mepolizumab vs placebo: 12% vs 15%) e dell’infezione da COVID-19 (12% vs 12%).

Mepolizumab non è registrato in alcun paese per il trattamento della BPCO, ma sono in corso pratiche regolatorie in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e UE. La FDA statunitense ha fornito una data PDUFA di risposta per il 7 maggio 2025.

MATINEE è uno studio di fase III, randomizzato (1:1), in doppio cieco, a gruppi paralleli, che valuta l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab 100 mg come terapia aggiuntiva, somministrato per via sottocutanea ogni 4 settimane per 52-104 settimane, rispetto al placebo in aggiunta alla triplice terapia per via inalatoria ottimale (doppi broncodilatatori a lunga durata d’azione più corticosteroidi per via inalatoria).

Risultati positivi sono stati raggiunti in un’ampia popolazione di pazienti con BPCO.

L’efficacia e la sicurezza di mepolizumab sono state valutate in pazienti con BPCO con evidenza di infiammazione di tipo 2 (conteggio eosinofili nel sangue ≥300 cellule/μL), con presentazioni cliniche variabili tra cui bronchite cronica, solo enfisema o entrambi.

Le condizioni dei pazienti variavano in gravità da moderata a molto grave, stadi 2-4, come valutato dalla scala riconosciuta dal punto di vista medico della Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease (GOLD).

L’analisi completa di MATINEE ha incluso 403 pazienti arruolati nel braccio mepolizumab e 401 in placebo, tutti con riacutizzazioni nell’anno precedente nonostante la terapia di mantenimento per via inalatoria ottimizzata. 

 

 

 

 

 

 

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Redazione Redazione Eventi e News