Buoni pasto nella scuola, l'Aran gela i sindacati: "servono più risorse"

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I buoni pasto nella scuola continuano a muoversi tra promesse e ostacoli: il nodo al centro del rinnovo contrattuale viene per il momento sciolto dall’Aran, la quale precisa che occorrono maggiori risorse per cambiare qualcosa.
La trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del lavoro nel comparto Istruzione, Università e Ricerca per il triennio 2022-2024 continua a tenere alta l’attenzione, soprattutto per una questione rimasta finora irrisolta: il riconoscimento dei buoni pasto al personale scolastico. Il tema è destinato a tornare sul tavolo il 28 maggio, quando è previsto un nuovo incontro tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nei negoziati sul pubblico impiego.
Le richieste dei sindacati
A guidare in queste ultime settimane le richieste sindacali è Marcello Pacifico, presidente dell’organizzazione Anief, che insiste sulla necessità di superare le disparità tra chi lavora nella scuola e gli altri dipendenti pubblici. A preoccupare non è solo il ritardo negli adeguamenti salariali, ma anche l’assenza di benefici accessori fondamentali, come appunto i ticket restaurant, ormai diffusi in gran parte del pubblico impiego e persino riconosciuti a chi opera da remoto.
“Perché continuare a escludere insegnanti e personale ATA da un diritto che altrove è già realtà?“, si domanda Pacifico. Secondo Anief, l’introduzione dei buoni pasto sarebbe non solo un atto di giustizia nei confronti di chi ogni giorno si dedica alla formazione, spesso ben oltre l’orario di servizio, ma anche un intervento utile a contenere gli effetti del rincaro dei prezzi.
Uno sguardo al contesto europeo mette in evidenza un ulteriore squilibrio. I dati Eurostat riferiti al 2023 mostrano che il reddito netto medio di un lavoratore single senza figli in Italia si ferma a 24.000 PPS (standard di potere d’acquisto), a fronte di una media europea di 27.500 PPS. Una differenza del 15% che fotografa una situazione in cui i salari, già modesti, vengono ulteriormente penalizzati da un sistema fiscale che tende ad assorbire buona parte degli aumenti lordi.
La prima bocciatura dalla Commissione Cultura e Istruzione del Senato
Nonostante la spinta delle sigle sindacali, l’introduzione dei buoni pasto nel contratto del comparto scuola incontra ostacoli significativi. La proposta di inserire i ticket nel decreto attuativo Scuola-PNRR, tramite un emendamento mirato, è stata bocciata dalla Commissione Cultura e Istruzione del Senato. La motivazione principale riguarda l’assenza di fondi certi per coprire una misura che, potenzialmente, coinvolgerebbe una platea molto ampia di dipendenti pubblici.
Il mancato via libera parlamentare ha evidenziato un problema strutturale: senza risorse vincolate e approvate per legge, ogni tentativo di estendere benefici economici accessori rischia di restare sulla carta. A rendere la situazione ancora più complessa è la competenza limitata della contrattazione collettiva su questioni che implicano spesa pubblica aggiuntiva.
Buoni pasto nella scuola, l’Aran gela i sindacati: “servono più risorse”
A chiarire ulteriormente i limiti operativi è intervenuto l’Aran. L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni ha ribadito che il riconoscimento dei buoni pasto non può essere previsto nel contratto collettivo senza una disposizione legislativa che ne autorizzi esplicitamente la copertura economica.
“Non possiamo illudere un milione di dipendenti pubblici“, ha dichiarato Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, ricordando che una misura del genere, per essere sostenibile, necessita di uno stanziamento preciso nel bilancio dello Stato. La richiesta dei sindacati, pur legittima dal punto di vista politico e sociale, si scontra dunque con la realtà dei vincoli finanziari e della normativa vigente.
Un’apertura condizionata: il requisito dell’orario giornaliero
Nonostante il freno posto, Naddeo ha lasciato aperta una possibilità per una parte del personale scolastico. L’Aran, infatti, non esclude del tutto l’applicazione dei buoni pasto, ma la vincola al rispetto di una soglia oraria giornaliera precisa: 7 ore e 12 minuti. Questo limite, già utilizzato in altri settori della pubblica amministrazione per riconoscere il diritto al ticket, potrebbe essere applicato anche alla scuola in determinati casi.
A beneficiarne sarebbero soprattutto i dirigenti scolastici e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), la cui settimana lavorativa è stata recentemente rimodulata su cinque giorni. Questa nuova articolazione ha portato a un aumento dell’impegno quotidiano, avvicinando i requisiti previsti per l’assegnazione del buono pasto. Più incerta, invece, la situazione per i docenti, il cui orario di lavoro è organizzato secondo logiche differenti, legate alle ore di lezione frontale e ad attività funzionali spesso difficili da quantificare rigidamente.
Docenti ancora esclusi: una questione irrisolta
Se per una parte del personale scolastico si intravede un possibile riconoscimento dei ticket, per gli insegnanti il futuro resta incerto. La natura flessibile e variegata del loro impiego — tra ore in aula, riunioni, preparazione delle lezioni e attività extrascolastiche — rende complicato stabilire criteri univoci per l’accesso al beneficio.
È dunque ancora tutto da definire se e come i buoni pasto potranno entrare a far parte del pacchetto contrattuale per questa categoria. Il prossimo incontro con l’Aran sarà cruciale per capire se le rivendicazioni sindacali troveranno uno sbocco normativo o se, come già accaduto in passato, la questione verrà rimandata a data da destinarsi.
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